Mensa scolastica a S. Teresa, arriva la prima segnalazione di illegittimità della gara
di Andrea Rifatto | 06/11/2019 | ATTUALITÀ
di Andrea Rifatto | 06/11/2019 | ATTUALITÀ
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Il centro cottura alla "Felice Muscolino"
La gara d’appalto triennale per il servizio mensa nelle scuole di S. Teresa di Riva, operazione da 545mila euro, non è ancora partita e già arrivano le prime contestazioni ai requisiti chiesti dal Comune. In municipio, infatti, è giunta una segnalazione di illegittimità degli atti della procedura negoziata, indirizzata alla responsabile del procedimento Rosa Chillemi dell’Ufficio Pubblica Istruzione da parte di un avvocato incaricato da una ditta catanese. Nella nota, inviata per “evitare impugnazioni altrimenti inevitabili dai partecipanti alla procedura, con conseguente ritardo nell’avvio del servizio pubblico e inutile dispendio di tempo e risorse finanziarie pubbliche”, si contesta il passaggio in cui il Comune chiede, in caso di aggiudicazione, “la piena disponibilità giuridica di un centro cottura proprio, munito di ogni autorizzazione per la preparazione, confezionamento e distribuzione di circa 37.000 pasti necessari per ogni anno scolastico e ubicato ad una distanza di non oltre 20 km da S. Teresa”, clausola inserita dall’Ente in quanto il centro cottura comunale nel plesso “Felice Muscolino” non sarà disponibile quando inizieranno i lavori di ristrutturazione dell’edificio. Secondo il legale, però, “tale condizione, qualora prevista dall’emanando bando di gara come requisito per la partecipazione alla procedura negoziata, anziché come mero elemento in base al quale attribuire un punteggio aggiuntivo, sarebbe illegittima, come ribadito dall’Autorità Nazionale Anticorruzione” in una delibera del 2017 che parla di illegittimità del bando qualora preveda, ai fini della partecipazione alla gara e non esclusivamente come condizione di esecuzione, l’obbligo di possedere un centro cottura nell’ambito del territorio comunale o entro un prestabilito limite chilometrico. Inoltre si cita una sentenza del Consiglio di Stato secondo la quale “si configurerebbe una violazione sia del principio di non discriminazione che di parità di trattamento, producendo un iniquo vantaggio agli operatori già operanti sul territorio di riferimento e determinando, a causa della richiesta capacità organizzativa aggiuntiva per l’impresa, un elemento di distorsione dei costi del partecipante alla procedura di gara”. Dunque secondo le tesi della ditta catanese la richiesta di un centro cottura può essere fatta solo ai fini dell'attribuzione del punteggio all'offerta qualitativa e non come requisito di partecipazione alla gara. Al Comune sono adesso al lavoro da per rispondere alla segnalazione di illegittimità.