Articoli correlati
Metanizzazione, lo Stato chiede l'Iva (mai pagata) anche per il 2016 e bussa a S. Teresa
di Andrea Rifatto | 31/07/2020 | ATTUALITÀ
di Andrea Rifatto | 31/07/2020 | ATTUALITÀ
1700 Lettori unici | Commenti 3
I lavori di metanizzazione a S. Teresa
Finisce anche il Comune di Santa Teresa nella “rete” dell’Agenzia delle Entrate per il mancato pagamento dell’Iva sui lavori di metanizzazione realizzati in 12 paesi della riviera jonica del Bacino Sicilia Jonico-Peloritano. Già nei mesi scorsi erano stati notificati gli avvisi di accertamento per l’anno 2015 ai Comuni di Alì Terme, Casalvecchio, Fiumedinisi, Furci, Itala, Nizza, Pagliara, Roccalumera, Sant’Alessio, Savoca e Scaletta, e personalmente ai sindaci in carica in quell’anno, con la richiesta di pagare l’imposta che né Fin Consorzio, società che ha svolto progettazione, realizzazione e ha in carico la gestione dell’impianto, né le amministrazioni locali hanno versato allo Stato. Adesso è giunta analoga richiesta anche per l’anno 2016, inviata questa volta anche al Comune di Santa Teresa: l’Ufficio Controlli dell’Agenzia delle Entrate di Messina ha infatti notificato l’invito a comparire per l’instaurazione del contraddittorio per l’accertamento con adesione, che consente di usufruire di una riduzione delle sanzioni amministrative nella misura di 1/3 del minimo previsto, e l’Amministrazione comunale ha quindi conferito incarico all’avv. Emiliano Covino di Roma, stanziando 2mila 188 euro per l’incarico, affinché rappresenti il Comune all’invito a comparire, ma molto probabilmente si arriverà al contenzioso come già avvenuto negli altri centri, visto che le tesi dei Comuni e dell’Agenzia delle Entrate sono opposte e gli avvisi di accertamento sono stati tutti contestati con ricorsi alla Commissione tributaria provinciale di cui si attende l’esito. Tre sono i professionisti incaricati dai 12 Comuni, ossia gli avvocati Gianfilippo Ceccio di Messina (Furci, Casalvecchio, Nizza, Pagliara, Savoca, Sant’Alessio e Scaletta), Emiliano Covino di Roma (Alì Terme, Fiumedinisi, Roccalumera e adesso Santa Teresa) e Concetta Di Bella di Messina (Itala). La questione non è di poco conto: l’Iva da versare sulle opere, pari al 10% sul totale di 54 milioni di euro (5,4 milioni), rappresenta una spesa non ammissibile dalla comunità europea e costituisce per molte amministrazioni un importo considerevole. La vicenda nasce perché Fin Consorzio ha sempre riportato nelle fatture emesse ai Comuni la dicitura “operazione esclusa dal campo di applicazione dell’Iva” ritenendo di non ricevere un corrispettivo per una prestazione di servizi e che i 54 milioni di contributo europeo, trattandosi di somme riconducibili a contributi a fondo perduto, consentivano di rientrare nel campo di esclusione dell’Iva. L’Agenzia delle Entrate del Lazio, invece, ha evidenziato come il beneficiario delle risorse siano i Comuni del Bacino mentre Fin Consorzio rappresenta il soggetto cui viene rimessa la realizzazione, e successiva gestione, dell’opera e quindi, non essendo beneficiario, riceve non contributi bensì un corrispettivo per la realizzazione dell'opera. Ne consegue che sulle somme in esame corrisposte a Fin Consorzio, benché derivanti da finanziamenti pubblici, deve applicarsi l’Iva. Tra 2015 e 2016 Fin Consorzio ha quindi inviato ai Comuni le note di variazione per l’addebito dell’Iva sulle fatture, che però tutti hanno rifiutato. Ed è esploso il caso.