Michela, Luca e i giovani di Sant’Alessio: grande cuore e la scelta di fare la cosa giusta
di Andrea Rifatto | 09/09/2022 | ATTUALITÀ
di Andrea Rifatto | 09/09/2022 | ATTUALITÀ
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Luca Profenna rassicura una delle ragazze che salgono sul bus
Attimi in cui non ci si rende conto di cosa si ha davanti agli occhi, incredulità che rischia di sfociare in panico, senso di impotenza dinanzi qualcosa di inaspettato. Sensazioni e sentimenti che mercoledì sera hanno sconvolto la comunità di Sant’Alessio Siculo, che per la prima volta ha assistito dal vivo a ciò che da anni è abituata a vedere solo in televisione e sui giornali, mai immaginando di poter divenire scenario di un evento dove l’esistenza umana è appesa ad un filo sottilissimo e pochi secondi di differenza possono significare vita o morte. Il paese ha dato una grande prova di coraggio e umanità, riuscendo a superare ogni forma di sconcerto che rischiava di far perdere tempo prezioso per salvare quei fratelli arrivati da lontano. Alla fine se ne conteranno 58, tutti giovanissimi, per lo più uomini con una decina di donne, tra cui 30 minori non accompagnati. I gesti più belli li hanno compiuti soprattutto i giovani, che con grande cuore hanno speso tutte le loro forze per far sentire a casa chi ha lasciato la famiglia e la terra di origine per cercare un futuro migliore. Un lavoro straordinario lo hanno svolto Michela Muscolino e Luca Profenna, che vivono a Padova ma si trovano in vacanza a Sant’Alessio, paese di origine della ragazza: sono stati loro a notare per primi la barca incagliata sulla barriera soffolta e i migranti che si tuffavano per raggiungere a nuoto la spiaggia, decidendo di avvicinarsi immediatamente per aiutarli, portando dell’acqua e dialogando in inglese con una ragazza del gruppo, cercando di tranquillizzare tutti e spiegare che ormai erano al sicuro. Mentre i lampeggianti e le sirene circondavano il lungomare alessese, impaurendo i giovanissimi afghani stravolti che cercavano di asciugare vestiti e cellulari per mettersi in contatto con le famiglie, le loro parole e i loro gesti sono stati determinanti anche dinanzi allo smarrimento iniziale dei soccorritori, non abituati a fronteggiare situazioni del genere. Gli sguardi di Michela e Luca si sono incrociati a lungo con quelli dei fratelli stranieri e la coppia è divenuta anche punto di riferimento per le Forze dell’ordine, che hanno chiesto ai due giovani di fare da interpreti per spiegare a ragazzi e ragazze cosa sarebbe successo da lì in avanti. Nel frattempo è scattata una gara di solidarietà e i cittadini si sono attivati per dare il loro contributo, consegnando cibo e indumenti. Quattro ragazzi nel frattempo galleggiavano su una piccola imbarcazione ancorata in mare, in attesa che qualcuno li recuperasse da tre ore, mentre le motovedette della Guardia costiera prelevavano altri migranti dalla barca a vela, che ieri mattina è stata sequestrata e condotta in sicurezza al porto di Riposto da Guardia costiera e Lega Navale Italiana, che ha collaborato alle operazioni con il presidente della locale sezione, Santi Costa, dirigente provinciale della Guardia nazionale ambientale. E così il cuore di Sant’Alessio è uscito ancora una volta fuori e in pochissimo tempo è stato recuperato da uno stabilimento balneare un pattino di salvataggio, sul quale sono saliti l’assessore Gianluca Lo Cascio, il consigliere comunale Giovanni Saccà e Carmelo Muscolino, fratello di Michela, che hanno raggiunto a remi i quattro stranieri, solcando il mare mosso, riportandoli ad uno ad uno a riva sani e salvi. Michela e Luca hanno accompagnato e rassicurato i migranti fin quando sono saliti sul pullman che li ha portati a Messina e gli sguardi di quei ragazzi che li ringraziavano non verranno dimenticati presto. “Abbiamo fatto tutto il possibile? - si è chiesto Luca Profenna con un post sul suo profilo Facebook - E adesso questi ragazzi, queste ragazze dove sono? Saranno libere di poter scegliere la loro vita? Potranno andare dove vogliono e come vogliono? E i loro diritti? Chi si prenderà cura di loro? Ed è giusto pensare queste cose? È giusto pensare o chiedersi chi sarà a prendersi cura di loro? E se avessimo sbagliato? E se forse non avremmo dovuto agire così? E abbiamo fatto bene a dare i nostri numeri di telefono? Non lo so, continuo a farmi tante domande. Non ho certezze”. Una certezza c’è di sicuro: avete fatto la cosa giusta.