"Mio padre ricoverato dal Comune ma nessuno paga la retta: noi non possiamo farcela"
di Andrea Rifatto | 05/06/2020 | ATTUALITÀ
di Andrea Rifatto | 05/06/2020 | ATTUALITÀ
7025 Lettori unici
La casa di riposo "Enrico Trimarchi"
“Chiedo che il Comune di Sant’Alessio aiuti mio papà, affinché abbia garantita un’esistenza serena e possa ricevere tutte le cure di cui ha bisogno”. A manifestare preoccupazioni per il futuro del proprio familiare è un giovane di Santa Teresa di Riva, il cui anziano padre è attualmente ospitato all’interno della casa di riposo “Enrico Trimarchi” di Savoca. L’uomo, separato dalla moglie, viveva in un alloggio preso in affitto a Sant’Alessio, cittadina dove è residente, ma a fine febbraio è stato sfrattato perchè non versava più il canone pattuito: per qualche giorno si è quindi trasferito in un tugurio in campagna nella frazione Lacco, fin quando è rimasto vittima di una caduta ed è stato soccorso dall’ambulanza. In quell’occasione è dunque intervenuto il Comune, che conosceva già la situazione dell’anziano ultrasettantenne e che vista l’impossibilità di trovare un altro immobile in affitto, e delle sue difficoltà a vivere da solo, ha deciso di far alloggiare il proprio cittadino nella struttura savocese. Da allora, però, nessuno ha versato alla Congregazione delle Suore Serve dei Poveri, che gestisce la casa di riposo, la retta mensile prevista, pari a circa 1.110-1-200 euro. “Io percepisco una piccola pensione di invalidità che serve per le mie esigenze e non posso certo fare fronte alle spese per il ricovero di mio padre - ci dice il figlio - e mi risulta che in casi come questo spetti al Comune sostenere l’intero costo, visto che è stato l’Ente a disporre il ricovero”. Abbiamo quindi chiesto spiegazioni all’Amministrazione di Sant’Alessio: “Seguiamo questa vicenda da tempo - afferma Natale Ferlito, assessore ai Servizi sociali - dopo lo sfratto siamo intervenuti con la nostra assistente sociale convincendo l’uomo a spostarsi nella casa di riposo di Savoca, con la quale abbiamo stabilito che per 6 mesi sarebbe stato ospitato gratuitamente, successivamente la retta sarebbe stata pagata per metà da noi e per metà con la pensione da 600 euro che l’anziano percepisce, così da coprire l’intero costo. Ci metteremo comunque in contatto al più presto con la struttura per formalizzare nero su bianco l’accordo. Da parte nostra - aggiunge - non manca certo la volontà di assistere il concittadino”. Secondo il figlio, invece, il periodo di soggiorno gratuito era di tre mesi e non sei e dunque sarebbe già scaduto. Abbiamo contattato anche la casa di riposo “Enrico Trimarchi”, che ci ha detto di non aver ricevuto finora comunicazioni dal Comune né tantomeno pagamenti della retta da parte di nessuno, ma che è necessario versare quanto dovuto. L’auspicio è che le parti trovino al più presto un’intesa per consentire all’anziano di continuare a vivere dignitosamente e senza patemi.