Morte di Roberto Saccà a Letojanni, chieste due condanne per sindaco e dirigente comunale
di Andrea Rifatto | oggi | CRONACA
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Le ricerche di quei giorni e nel riquadro la vittima
Due richieste di condanna per la morte di Roberto Saccà, il commerciante messinese di 74 anni deceduto a Letojanni nell’alluvione del 25 novembre 2016. Il processo iniziato nel 2020, che vede imputati il sindaco Alessandro Costa e il dirigente dell’Ufficio tecnico Carmelo Campailla, è alle battute finali e nell’ultima udienza è intervenuta per l’accusa la sostituta procuratrice Anna Maria Arena, che al termine della requisitoria ha chiesto la condanna di entrambi a tre anni di reclusione ciascuno per i reati di rifiuto di atti d’ufficio (un anno) e morte in conseguenza di altro reato (due anni). Il collegio del Tribunale di Messina, presieduto dalla giudice Rita Sergi con a latere Maria Luisa Gullino e Giovanni Albanese, tornerà in aula il 26 marzo per l’intervento delle parti civili e per pronunciare la sentenza. Il sindaco Costa e l’architetto Campailla sono stati rinviati a giudizio il 30 gennaio 2020 dalla gup Valeria Curatolo e a processo sono difesi dagli avvocati Fabio Di Cara e Salvatore Gentile, mentre la famiglia Saccà è rappresentata dall’avv. Orazio Carbone; nel procedimento si è costituito anche il Comune di Letojanni, con l’avvocato Corrado Rizzo, citato dal legale di parte civile per rispondere dell’eventuale risarcimento dei danni patiti dai suoi assistiti. La sentenza stabilirà se vi siano responsabilità degli organi politici e tecnici del Comune per quanto accaduto quel pomeriggio, quando Saccà, in sella alla sua moto, stava percorrendo la strada nell’alveo del Sillemi (unica via per accedere ai complessi abitativi a monte) per raggiungere il centro del paese, quando arrivato sotto il ponte della Statale 114 è stato sorpreso dall’ondata di acqua e fango, travolto e trascinato in mare. Il suo corpo è stato ritrovato tre giorni dopo al largo dell’Isola Bella di Taormina. Costa (imputato anche come ufficiale di Governo per la protezione civile) e Campailla, al culmine dell’inchiesta coordinata dalla sostituta procuratrice Arena e condotta dai Carabinieri della Compagnia di Taormina, sono finiti imputati con l’accusa di rifiuto di atti d’ufficio perché “nella qualità di pubblici funzionari operanti all’interno del Comune di Letojanni rifiutavano di adottare provvedimenti necessari per prevenire il rischio di esondazione del torrente Silemi, pericolo aggravato dalla deviazione degli alvei del torrenti Vallone Serro Ercia e Galeri, omettendo di disporre l’interdizione della strada torrente al traffico di pedoni e veicoli, provvedimento necessario e indifferibile al fine di assicurare pubblica incolumità in caso di precipitazioni intense”; l’accusa di morte in conseguenza di altro reato è stata contestata perché “omettendo di precludere la strada determinavano il decesso di Roberto Saccà, che stava transitando nella strada insediata nell’alvei del torrente Silemi e veniva investito dalla colata di acqua che proveniva dalla montagna, morendo annegato”. Tesi respinte dai difensori Di Cara e Gentile, che hanno sempre ribadito come sindaco e tecnico quel pomeriggio avessero disposto la chiusura della strada nel torrente Sillemi, dove già dal 2012 vige un divieto di transito in caso di condizioni meteo avverse. Inoltre una sentenza del 2016 del Tribunale delle Acque ha escluso la responsabilità del Comune nel dover interdire quella strada.