Nuove colate di cemento su S. Teresa: previste 22 villette e la Regione chiede chiarimenti
di Andrea Rifatto | 21/09/2020 | ATTUALITÀ
di Andrea Rifatto | 21/09/2020 | ATTUALITÀ
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L'area di via Mons. Celona
Nuove colate di cemento incombono su Santa Teresa. Al Comune sono state presentate due proposte di lottizzazione per altrettanti insediamenti abitativi ed entrambe hanno ricevuto parere favorevole sotto l’aspetto urbanistico dall’Ufficio tecnico, che ha girato gli atti al Dipartimento regionale dell’Urbanistica ai fini della procedura di verifica di assoggettabilità alla Valutazione ambientale strategica. La Regione, esaminata la documentazione, ha ritenuto che le proposte siano da assoggettare a Vas in quanto potrebbero avere impatti significativi sull’ambiente e dunque l’iter proseguirà adesso all’Assessorato Territorio e Ambiente. Gli interventi ricadono in zona C2 del Programma di Fabbricazione (PdF) del 1979 e risultano conformi allo strumento urbanistico vigente. Il primo riguarda un piano di lottizzazione convenzionata per un insediamento residenziale nel quartiere Cantidati, tra il plesso scolastico e il campo da calcetto privato a ridosso di via Savoca, su terreni della ditta Pugliatti Loredana e Puzzolo Maria per un totale di 6.798 metri quadrati: il progetto prevede l’edificazione di 12 edifici unifamiliari con due piani e sottotetto, per un volume totale di 6.272 metri cubi; il secondo programma costruttivo, presentato dalla cooperativa “Massarenti”, punta alla realizzazione di 10 alloggi sociali unifamiliari con villette a tre piani (9 già ammessi a finanziamento) in un’area di via Monsignor Antonino Celona, tra l’istituto delle Ancelle Riparatrici e l’autostrada Messina-Catania, su un’area di 5.709 mq dove è prevista una volumetria complessiva di 3.955 mc. Sulle due proposte costruttive non mancano però le perplessità, come quelle manifestate dall’Arpa di Messina, che ha evidenziato come “pur essendo i programmi costruttivi coerenti con il PdF, quest’ultimo è estremamente datato e non sottoposto a Vas” e “sarebbe opportuno, in vista del redigendo Piano regolatore, riconsiderare tutta la pianificazione urbanistica in funzione degli obiettivi ambientali strategici. In questa occasione - evidenzia l’Arpa - l’Amministrazione comunale dovrebbe valutare le reali esigenze di nuove edificazioni, considerando che uno degli obiettivi ambientali fondamentali per i prossimi anni è la riduzione/azzeramento del consumo di suolo” e “allo stato attuale, pur trattandosi di piccole aree a livello locale, andrebbero considerati gli effetti cumulativi relativi a tutte le matrici ambientali (incremento di reflui, energia elettrica, risorse idriche, viabilità) con altri possibili piani/programmi tenendo conto delle caratteristiche e della vulnerabilità del territorio attraverso un processo valutativo e complessivo”. Secondo i proponenti, le lottizzazioni non aumentano le “pressioni” sul paese e non sono attesi “effetti rilevanti che possano alterare la percezione e la valenza dei luoghi, visto il carico urbanistico estremamente limitato”. La Regione ha ritenuto invece che a Cantidati “non vengono considerati gli aspetti ambientali relativi all’aumento di consumo di suolo, mancano elementi conoscitivi e studi volti a confermare l’attuale fabbisogno di aree destinate a scopi residenziali, nella considerazione che lo strumento urbanistico vigente e a cui fa riferimento il Piano di lottizzazione, approvato nel 1979, risulta ormai essere datato e non più coerente con le componenti sociali, ambientali ed economiche del territorio comunale”, non è stata effettuata “alcuna valutazione sull’eventuale carattere cumulativo degli impatti che potrebbero generarsi con l’attuazione del Piano di lottizzazione, in considerazione delle ulteriori proposte di Piani di lottizzazione presentate dal Comune” e “l’area di intervento è posta a meno di 25 metri da un sito di attenzione idraulica individuato dal Pai” (il torrente Portosalvo). Conclusioni analoghe sono state prodotte dalla Regione sull’intervento di via Celona. I proponenti, che hanno previsto anche di ampiare la strada comunale in quel tratto attualmente ristretta, hanno evidenziato come “l’impulso ad edificare non è dettato da interessi speculativi ma dalle esigenze reali dei soci di una cooperativa, che hanno determinate caratteristiche di reddito e non possiedono un’abitazione di proprietà”, ma l’Assessorato ha chiesto analisi più approfondite soprattutto in merito al rispetto dei limiti massimi di esposizione al rumore generato dal traffico autostradale, visto che l’A18 dista solo 40-50 metri. Secondo la cooperativa i valori sono al di sotto dei valori limite e non servono opere di risanamento acustico, secondo quanto accertato dopo le misurazioni effettuate l’11 marzo nell’arco di 24 ore, periodo di tempo che però il Dipartimento Urbanistica ha ritenuto troppo ristretto e in contrasto con la legge, che prevede almeno una settimana, così come i grafici forniti sono stati giudicati poco comprensibili. “Non è stata effettuata alcuna valutazione sull’eventuale carattere cumulativo degli impatti che potrebbero generarsi con l’attuazione del Piano di lottizzazione - conclude l’Assessorato - e non è stato verificato se il gestore dell’A18 abbia classificato il sito come area di criticità acustica e pertanto determinato, almeno per la fascia di 100 metri più vicina alle abitazioni, gli interventi necessari a riportare i recettori esposti al di sotto dei limiti”. Dunque anche qui serve la Vas.