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"Parco Divina Misericordia", don Broccio non demolisce e presenta ricorso al Cga
di Andrea Rifatto | 21/11/2019 | ATTUALITÀ
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Il complesso in contrada Ligoria
È deciso ad arrivare fino in fondo padre Francesco Broccio, il sacerdote che ha costruito abusivamente un complesso religioso e ricettivo in contrada Ligoria a Santa Teresa di Riva per un totale di 3.000 metri cubi. Dopo lo stop arrivato il 10 ottobre dal Tribunale amministrativo regionale di Catania, che ha respinto il ricorso cautelare contro l’ordinanza di demolizione delle opere emanata dal Comune il 24 maggio e contro il diniego del permesso di costruire in sanatoria emesso dall’Ufficio tecnico il 9 agosto, il sacerdote ha presentato adesso ricorso al Consiglio di giustizia amministrativa di Palermo chiedendo l’annullamento e/o la riforma del provvedimento dei giudici amministrativi etnei, che hanno confermato la validità dell’ordinanza di demolizione in quanto allo stato non vi erano i presupposti per sospenderla visto che “l’ordine di demolizione, a dispetto della formulazione letterale dell’art. 31, terzo comma, del Dpr 380/2001, non determina ‘ipso iure’ - se ineseguito - la perdita della proprietà, risultando necessaria l’emanazione di un provvedimento amministrativo che definisca l’oggetto dell’acquisizione”. Il Comune aveva concesso 90 giorni di tempo a Broccio per abbattere quattro corpi di fabbrica realizzati in assenza di titoli abilitativi e un corpo in difformità all’autorizzazione edilizia, tra cui una chiesa, ma il sacerdote, difeso nel giudizio dall’avvocato Francesca Ferro, non ha adempiuto. Dunque il procedimento va avanti e il verbale di inottemperanza costituirà atto valido per dare seguito all’ordine di demolizione con l’acquisizione automatica al patrimonio comunale delle opere abusive. La Giunta comunale di S. Teresa, visto il nuovo ricorso, ha stanziato alti 7mila 734 euro per affidare l’incarico legale dinanzi per difendersi al Cga e quasi certamente sarà nominato nuovamente l’avvocato Giuseppe Freni, che ha seguito già la vicenda dinanzi al Tar. In primo grado i giudici avevano specificato che don Francesco Broccio avrebbe potuto riproporre l’istanza cautelare “nel caso in cui l’Amministrazione dia seguito all’ordine di demolizione attraverso l’emanazione del provvedimento di acquisizione o di altri atti che possano comunque integrare il prescritto requisito del periculum in mora” e adesso punta quindi a bloccare l’iter rivolgendosi al Cga.