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Perché è crollato il lungomare a Santa Teresa: cosa è successo e come si potrà intervenire
di Andrea Rifatto | ieri | ATTUALITÀ
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La frattura longitudinale sul muro di contenimento
Cosa è successo sul lungomare di Santa Teresa di Riva? Come mai durante la mareggiata è crollato quel tratto all’estremità sud? Dopo le prime valutazioni effettuate dai tecnici, proviamo a spiegarvi perchè l’evento calamitoso abbia generato questo danno sulla costa e anche quali potrebbero essere i primi interventi per evitare ulteriori collassamenti dell’infrastruttura stradale. Partiamo dal tipo di opera sulla quale si sono scontrate con violenza le onde del mare, in un tratto di costa soggetta da decenni all’erosione costiera che interessa buona parte del litorale messinese: nel 2004 il primo tratto da 820 metri lato sud del lungomare di Santa Teresa di Riva viene interessato da un intervento di ampliamento, con la costruzione di una mensola a sbalzo su un muro realizzato con la sagomatura inferiore tondeggiante verso l’incastro, allo scopo di garantire un maggiore contrasto alle ondate marine secondo un’idea che prevede il loro “accompagnamento” per evitare che si infrangano con forza. Muro realizzato dopo la parziale demolizione del vecchio bastione edificato all’epoca della costruzione del lungomare (1974-1976) e appoggiato sulla base dello stesso, che raggiunge una profondità di circa un metro al di sotto del livello del mare, dove all’epoca vennero gettate le fondazioni. Le condizioni della spiaggia nel periodo in cui è stato realizzato l’ampliamento del lungomare, con la creazione della pista ciclabile e la traslazione del marciapiede a sbalzo senza aver spostato di un solo centimetro verso il mare il muro di contenimento, rimasto sulla vecchia linea degli anni ’70, sono però cambiate negli ultimi vent’anni e oltre all’arretramento della linea di costa si è verificato un notevole abbassamento del livello della spiaggia, che ha “scoperto” il vecchio bastione esponendolo all’azione dei marosi. Onde che probabilmente già negli ultimi anni hanno indebolito il muro, infrangendosi direttamente sullo stesso senza essere accompagnate sulla parte tondeggiante, fin quando venerdì lo hanno lesionato definitivamente in senso longitudinale, consentendo al mare di penetrare nella sottostruttura stadale, provocando la rottura della trave posata su pali discontinui che reggeva il marciapiede e la conseguente inclinazione dello sbalzo verso la spiaggia. A quel punto si è innescato il sifonamento, fenomeno disastroso provocato dalla risalita verticale di un fluido in un suolo che non è in grado di opporsi alla spinta: il risultato è stato quello della rottura degli strati superficiali e profondi del terreno e del rilevato stradale, con il cedimento di 140 metri lungo la pista ciclabile e l’area di parcheggio. Le piazzette crollate, invece, risalgono agli Anni ’80 e anche il loro cedimento è dovuto al sifonamento, in corso probabilmente già da tempo, che ha portato allo svuotamento del terrapieno che le sosteneva e al cedimento dei solai che costituivano il piano di calpestio. Cosa può accadere adesso? Il rischio di nuovi crolli e cedimenti è concreto, soprattutto sul rilevato stradale considerato che al momento è privo di opere di contenimento sulla corsia lato mare, così come non va sottovalutato il rischio di ribaltamento del muro sulla spiaggia. A protezione del lungomare un primo intervento di emergenza potrebbe essere quello di posare dei massi a sostegno del terrapieno, per evitare cedimenti e garantire la sicurezza della circolazione, cercando allo stesso tempo di alleggerire la struttura a sbalzo rimasta inclinata in modo da evitare che si trascini dietro ulteriori porzioni di litoranea. Le ipotesi avanzate in questi giorni sono diverse e l’Amministrazione comunale si sta confrontando con i tecnici per stabilire come agire e quali proposte avanzare in prima istanza alle istituzioni regionali per avere i primi aiuti. Si poteva intervenire prima? L’erosione costiera è in atto da almeno un trentennio e a Santa Teresa di Riva il percorso per contrastarla è iniziato negli ultimi 15 anni, prima con un progetto per creare una barriera soffolta parallela alla costa (come quella esistente a Sant’Alessio Siculo, che ha funzionato anche nell’ultima mareggiata) e poi dal 2015 con l’idea dei pennelli, barriere che invece si distendono perpendicolarmente alla linea di costa. Da allora l’iter è ancora in corso, con il finanziamento da 10 milioni di euro assegnato dalla Regione e l’appalto integrato già affidato nel marzo 2021 al “Consorzio Ciro Menotti” di Ravenna, nell’ambito di una procedura gestita dalla Struttura per il contrasto al dissesto idrogeologico. Oggi si attende ancora il rilascio dei pareri ambientali da parte della Regione, con il via libera dalla Commissione tecnico-specialistica, che proprio negli ultimi giorni ha chiesto l’attivazione di una ulteriore procedura per autorizzare il riversamento della sabbia in mare nell’ambito del ripascimento previsto. Una burocrazia che frena un intervento atteso da anni, mentre l'erosione continua ad avanzare e il mare non fa sconti.