Piani di protezione civile, alcuni Comuni all'anno zero: come affronteranno le calamità?
di Andrea Rifatto | 13/11/2022 | ATTUALITÀ
di Andrea Rifatto | 13/11/2022 | ATTUALITÀ
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Un documento fondamentale in caso di emergenza
Cosa fare in caso di calamità, dove andare nei minuti successivi, a chi rivolgersi per avere aiuto? Sono le prime domande che ogni cittadino si porrebbe qualora dovesse verificarsi una catastrofe o un evento avverso, che sia un terremoto, un’alluvione, un vasto incendio. Tutte indicazioni che di norma sono contenute nel Piano comunale di Protezione civile per il rischio idrogeologico e idraulico, sismico e incendio di interfaccia, strumento che riporta le procedure operative di intervento per fronteggiare qualsiasi emergenza attesa nel territorio. Ma quanti Comuni li hanno redatti in questi anni, procedendo poi ad aggiornarli? Ma soprattutto: i cittadini li conoscono? Da un’analisi dello stato della pianificazione dei Piani comunali, aggiornata a luglio dal Dipartimento regionale di Protezione civile e illustrata anche alla vigilia della recente esercitazione “Sisma dello Stretto”, emergono luci e ombre nel comprensorio jonico, con Comuni più o meno virtuosi e almeno quattro privi di pianificazione di emergenza. Partiamo da Scaletta Zanclea, centro colorato di rosso sulla mappa perchè manca una pianificazione aggiornata e completa; a Itala il documento è stato approvato nel 2016 e in parte è presente nell’archivio regionale; in arancione Alì Terme e Alì, dove i Piani di protezione civile sono piuttosto datati in quanto risalgono al 2009 e non sono presenti in archivio; non vi è una pianificazione aggiornata e completa a Nizza di Sicilia e Fiumedinisi, Comuni dove alla Regione non risulta approvato il Piano; territorio arancione a Mandanici, dove lo strumento risale al 2012, mentre sono in verde (condizione migliore) i comuni di Roccalumera, Furci Siculo, Pagliara e Santa Teresa di Riva, tutti dotati di Piano di protezione civile redatto e aggiornato negli ultimi dieci anni, anche se i documenti degli ultimi due paesi non risultano in archivio. Non vi è traccia del Piano, invece, a Casalvecchio Siculo, mentre tra gli aggiornati più recentemente vi sono quelli di Antillo e Sant’Alessio Siculo. In regola anche Limina e Roccafiorita. Molto spesso, però, i Piani comunali di protezione civile rimangono nei cassetti e la popolazione non è a conoscenza di dove siano state previste le aree di attesa, luoghi di prima accoglienza (piazze, slarghi, parcheggi, spazi pubblici o privati non soggetti a rischio) dove si ricevono le prime informazioni sull'evento e i primi generi di conforto, così come le aree di accoglienza o di ricovero, in cui vengono installati i primi insediamenti abitativi per alloggiare la popolazione colpita, né tantomeno sono note a tutti le vie di fuga o le strade sicure da percorrere e quelle invece da evitare. La Protezione civile regionale sta lavorando a nuovi strumenti, come la piattaforma Gecos dove ogni Comune potrà inserire il proprio Piano in modo semplice e intuitivo, ed eliminare la presenza dei comuni segnati in rosso rappresenta la sfida dei prossimi anni, come ribadito dal dirigente generale Salvo Cocina anche nei giorni scorsi, per dare provocare uno scossone a quelle amministrazioni che restano ancora le ultime della classifica.