Premio Zappalà al procuratore Maurizio De Lucia: "Fare memoria serve a trovare la verità"
di Andrea Rifatto | 04/08/2021 | ATTUALITÀ
di Andrea Rifatto | 04/08/2021 | ATTUALITÀ
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Caminiti, Aiello, De Luca e D'Arrigo alla serata
“Il nostro cammino è sempre volto alla riflessione per ottenere verità e giustizia e dare voce ai troppi silenzi e questo è il modo migliore per onorare Onofrio e tutte le vittime di mafia e terrorismo”. Il presidente dell’associazione “Amici di Onofrio Zappalà”, Antonello D’Arrigo, ha aperto così la 16esima edizione del Premio intitolato al giovane alessese, morto nella strage di Bologna del 2 agosto 1980, ospitata nel parco Unità d’Italia di Santa Teresa di Riva e organizzata anche quest’anno insieme al vicepresidente Natale Caminiti e ai soci del sodalizio. Ospiti della manifestazione, nel 41esimo dell’eccidio, il procuratore capo di Messina, Maurizio De Lucia, e Piera Aiello, testimone di giustizia, deputata alla Camera e componente della Commissione Giustizia e della Commissione parlamentare antimafia, che dopo 28 anni di vita sotto copertura ha deciso di riappropriarsi del proprio nome e proprio in questi giorni ha completato l’iter per riavere i documenti. La parlamentare ha raccontato la sua storia iniziata a Partanna, nel regno di Matteo Messina Denaro, dopo essersi sposata con un mafioso poi ucciso dai clan: “Non ho accettato di fare la vedova di mafia e ho denunciato tutto - ha detto - sono fiera di quello che ho fatto perchè bisogna avere il coraggio di cambiare le cose”. Il procuratore De Lucia ha ricevuto il Premio Zappalà 2021 “come esempio nel perseguire verità e giustizia” e nel suo intervento, dopo aver ringraziato l’associazione “per l’invito e perchè fate memoria di una cosa avvenuta 41 anni fa in una cornice e con un contenuto meritevoli”, ha evidenziato come “tenere viva la memoria serva anche a pretendere l’accertamento della verità e ci sono ancora spiragli di verità processuale, diversa da quella sostanziale, per dare pace alle vittime e ai familiari. Quella di Bologna è stata una strage concatenata alle altre tragedie italiane e ci porta a ricordare le stragi siciliane - ha detto il procuratore - e il periodo in cui io arrivai in Sicilia, nel 1991, con quei giudici ‘ragazzini’ che andarono a riempire le sedi più disagiate, pochi giorni dopo la morte di Rosario Livatino”. De Luca ha ricordato come dopo le stragi terroristiche degli Anni ’70 e ’80 lo Stato non abbia reagito incisivamente mentre dal 1992 le cose cono cambiate: “I boss sono al carcere duro e i loro patrimoni illeciti confiscati, le mafie sono in oggettiva difficoltà e non si possono fare favori, un percorso che non si può e deve arrestare. La mafia non spara più perchè è costretta a farlo dalla pressante azione investigativa ma non significa che sia quasi scomparsa, anzi il modello è quello della Messina babba - ha aggiunto - dipingere così un territorio è un vantaggio per chi voleva che di mafia non si parlasse sapendo bene che c’era e agiva”. Tra i presenti anche il sindaco Danilo Lo Giudice e il comandante della Compagnia Carabinieri di Taormina, capitano Giovanni Riacà. La manifestazione ha ottenuto per il 13esimo anno consecutivo la Medaglia di rappresentanza della Presidenza della Repubblica Italiana e ha ottenuto la collaborazione dell’Istituto “Caminiti-Trimarchi”, dell’Istituto Comprensivo, di Libera presidio “Nino e Ida Agostino” e del Gruppo “Agende Rossa Graziella Campagna” di Messina, oltre al patrocinio del Comune di Santa Teresa. Prima della manifestazione, si è tenuta la visita al cimitero di Sant’Alessio sulla tomba di Onofrio Zappalà seguita dalla messa.