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Rapporto Ispra: la Sicilia all'ultimo posto
di Aldo Lenzo | 25/07/2014 | ATTUALITÀ
di Aldo Lenzo | 25/07/2014 | ATTUALITÀ
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Non è confortante, soprattutto per la Sicilia, il quadro dipinto dall’Istituto superiore per la protezione e la ricerca ambientale (Ispra) nell’Annuario dei dati ambientali e nel Rapporto rifiuti urbani, entrambi presentati ieri a Roma. Tra i tanti dati forniti dai due report si evidenziano in particolare quelli legati al rumore e quelli relativi alla raccolta differenziata dei rifiuti, dove l’Isola si posiziona all’ultimo posto. L’Italia è un paese rumoroso, dove l’inquinamento acustico rappresenta ormai un problema ambientale. Una delle possibili risposte è la classificazione acustica del territorio, che secondo quanto prescritto dalle norme deve essere approvata dai Comuni. Solo il 51% delle amministrazioni locali, però, ha provveduto a zonizzare il proprio territorio. In testa tra le regioni italiane con la maggiore percentuale di comuni che hanno effettuato tale classificazione permangono Marche e Toscana (97%) seguite da Valle d’Aosta (96%), Liguria (84%) e Lombardia (83%), mentre quelle che registrano percentuali inferiori al 10% sono Abruzzo (7%), Sardegna (3%) e Sicilia (1%). Sul versante della produzione di rifiuti urbani si conferma il trend in calo degli ultimi anni, dovuto essenzialmente alla crisi economica. Nel 2013 l’Italia ha prodotto 29,6 milioni di tonnellate di rifiuti urbani, quasi 400 mila tonnellate in meno rispetto al 2012 (-1,3%). La raccolta differenziata cresce di due punti e raggiunge quota 42,3% a livello nazionale. Tuttavia la Sicilia, dove l’Ispra definisce il quadro degli impianti legati al ciclo dei rifiuti “carente e del tutto inadeguato”, si piazza all’ultimo posto con un tasso di raccolta del 13,4%, peraltro non riscontrando significativi progressi rispetto al 2012, anno in cui il tasso di raccolta differenziata si collocava al 13,2%. In cattivo stato la salute dei nostri mari: su 35 siti analizzati dagli studiosi dell'Ispra in tutta la Sicilia, 31 sono risultati contaminati dall' l'Ostreopsis ovata, alga tossica di origine tropicale che ha fatto la sua comparsa nel 2007 nelle acque italiane. Unica nota positiva riscontrata dall’Istituto superiore per la protezione e la ricerca ambientale (Ispra) è l’estensione dei terreni destinati a coltivazioni biologiche: la Sicilia si piazza in testa a livello nazionale per numero di produttori (9mila circa) e per superficie (oltre 200mila ettari), seguita da Calabria, Puglia ed Emilia Romagna.