Ricerche archeologiche negative a Santa Teresa: in mare solo cemento e... lo zatterone
di Andrea Rifatto | 11/03/2024 | ATTUALITÀ
di Andrea Rifatto | 11/03/2024 | ATTUALITÀ
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Massi e corpi morti in calcestruzzo trovati sul fondale
Esito negativo riguardo alla presenza di ritrovamenti archeologici sui fondali di Santa Teresa di Riva. È quanto emerso dalla verifica preventiva dell’interesse archeologico redatta dall’archeologa Daniela D’Alto, incaricata dal Commissario di Governo per il contrasto del dissesto idrogeologico dopo la richiesta della Soprintendenza del Mare per poter dare il via libera alle opere di protezione della costa in erosione, con la realizzazione dei pennelli in mare e il ripascimento artificiale della spiaggia. Dal 13 al 23 dicembre scorsi è stata realizzata una prospezione archeologica strumentale e diretta con lo studio del contesto sottomarino, dopo uno studio geomorfologico del territorio e di dettaglio dell’area di intervento tramite una sintesi storico-archeologica con ricerca bibliografica, documentale e raccolta dei dati d’archivio, lettura aereotopografica attraverso l’analisi della fotografia aerea, della cartografia e delle fotografie storiche, conclusa con un sopralluogo e una prospezione subacquea strumentale e diretta. I rilevamenti si sono svolti in un’area di 3.500 x 120 metri a partire dalla linea di riva e ogni settore è stato indagato da due operatori (archeologa subacquea e operatore tecnico-subacqueo), muniti di scooter subacquei per la vastità dell’area e le difficoltà dovute alle correnti, con l’impiego di side scan sonar e magnetometro. “Dall’indagine archeologica non si è riscontrata la presenza di evidenze di natura archeologica - scrive la professionista nella sua relazione finale - il grado di rischio archeologico è di valore basso in considerazione del tipo di lavorazioni previste che interesseranno un'area dove non si è riscontrata la presenza di evidenze archeologiche e il grado di potenziale archeologico è basso in quanto l’analisi bibliografica e documentale e la ricerca sul campo hanno dato esito negativo riguardo alla presenza di rinvenimenti subacquei”. I target rilevati con la prospezione consistono essenzialmente in massi di grandi dimensioni e corpi morti in calcestruzzo, comprese le vecchie scogliere in massi artificiali degradate nella zona nord (Bucalo), mentre le anomalie individuate con il magnetometro, riscontrate in superficie, sono costituite da materiale in ferro di età contemporanea, come tubi o elementi metallici, spesso incorporati in blocchi di calcestruzzo utilizzati come ormeggi per le imbarcazioni. Il magnetometro ha captato anche un’anomalia di forma semicircolare nella zona di via Del Gambero, “che verosimilmente potrebbe corrispondere allo ‘zatterone’ in ferro affondato in mare in questa zona - scrive l’archeologa D’Alto - del quale si è appresa notizia dalla gente del posto”. Posizionamento e batimetria (-8 metri) trovano infatti riscontro con l’imbarcazione delle truppe alleate affondata nel 1944 durante la Seconda Guerra mondiale. Santa Teresa di Riva venne scelta dalle truppe canadesi come uno dei porti di imbarco verso la Calabria, insieme a Catania e a Mili, e dalla cittadina jonica il 3 settembre del 1943 salparono alla volta di Reggio Calabria i mezzi navali medi, i Landing Craft Mechanized (LCM): uno di questi, che pare fosse adibito al trasporto di legname, fu abbandonato non molto distante dalla costa, forse per un guasto ai motori, e successivamente affondò. Non si conosce nè la data nè le cause esatte che portarono all'affondamento, ma è certo che avvenne sicuramente intorno al 1944. Negli anni a seguire diverse parti di ferro della chiatta giunsero a riva a causa delle mareggiate che danneggiarono lo scafo e vennero recuperato dai residenti per essere poi riutilizzate. Un relitto oggi invisibile ma localizzato all’esterno dell’area di intervento.