Rifiuti, i sindaci battono i pugni con l’Ato Me4: le richieste dopo l'assemblea di fuoco
di Andrea Rifatto | 20/04/2018 | ATTUALITÀ
di Andrea Rifatto | 20/04/2018 | ATTUALITÀ
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Sindaci riuniti per discutere della questione
Lo avevano preannunciato la settimana scorsa durante l'incontro di Letojanni: "Dobbiamo far sentire la nostra voce di azionisti e tornare a far valere le nostre ragioni di soci dell'Ato Me4". E così hanno fatto i sindaci dei comuni della zona jonica e della valle dell'Alcantara durante l'assemblea della società che gestisce i servizi di raccolta e smaltimento dei rifiuti, da diversi anni in liquidazione e attualmente gestita da una struttura commissariale con a capo Ettore Ragusa. Un’assemblea infuocata quella che si è tenuta nella sede dell’Ato Me4 a Trappitello, a cui hanno preso parte quasi tutti i sindaci o loro delegati dei 32 Comuni soci: Alì, Alì Terme, Antillo, Casalvecchio, Castelmola, Fiumedinisi, Forza d’agRò, francavilla, Furci, Gaggi, Gallodoro, Giardini, Graniti, Itala, Letojanni, Limina, Malvagna, Mandanici, Mojo Alcantara, Mongiuffi Melia, Motta Camastra, Nizza, Pagliara, Roccafiorita, Roccalumera, Roccella Valdemone, S. Domenica Vittoria. S. Teresa, S. Alessio, Savoca, Scaletta Zanclea e Taormina. Al duro faccia a faccia, nel corso del quale il commissario Ragusa è stato bersaglio di numerose lamentele, hanno partecipato anche i soggetti liquidatori dell’Ato, Leonardo Racco, Alessandro Di Tommaso e Francesco Bondì. Gli amministratori hanno rilevato innanzitutto come al momento la Srr Messina Area Metropolitana, di cui è commissario lo stesso Ragusa, riconfermato nei giorni scorsi dal presidente della Regione siciliana, non ha dato i risultati per cui era nata e l’Ato Me4, seppure in liquidazione, continua a svolgere il servizio per conto dei Comuni con carenze e disservizi che seppure segnalati da lungo tempo dai soci, non hanno mai trovato adeguata risposta e soluzione. Inoltre la coesistenza di due società, l’Ato e la Srr, quest’ultima mai realmente avviata, ha generato secondo i sindaci un ulteriore e drammatico aumento dei costi del servizio a danno degli utenti. A ciò si aggiunge il fatto che i comuni che hanno già avviato e messo a regime l’Aro continuano ad essere destinatari di richieste di consistenti somme di denaro imputati a generici servizi amministrativi, come ad esempio S. Teresa, che ha una quota del 9,87% nell’Ato Me4 e si è vista chiedere quasi 64mila euro. Le numerose segnalazioni in ordine a carenze o al mancato espletamento di servizi imputati e fatti pagare agli utenti sono state uno dei punti focali della discussione, nel corso della quale i sindaci hanno sottolineato ancora una volta, anche con toni duri, come non abbiano mai trovato, nonostante specifiche richieste, una quantificazione economica né tantomeno valide giustificazioni a supporto, con l’unico risultato di lasciare immutati i costi imputati ai soci. Ogni anno il piano economico-finanziari e specificatamente quello del 2018, nonostante i continui solleciti, non è stato inviato in tempo congruo tale da consentire ai Comuni di soddisfare le scadenze di legge (31 marzo) in ordina all’approvazione del Piano Tari, atto propedeutico alla stesura del bilancio di previsione. Il Pef 2018, redatto sulla base dei costi sostenuti nel 2017, viene contestato in quanto manca un’ampia relazione e vede un notevole aumento rispetto a quello del 2017, a fronte di una attesa diminuzione dei costi di gestione della raccolta indifferenziata e differenziata, disconoscendo di fatto il rispetto dei principi di efficacia, efficienza ed economicità del servizio integrato dei rifiuti. “I costi che portano a tale aumenti non sono in alcun modo documentati né tantomeno condivisi con i soci ma sono il frutto di arbitrarie scelte di un soggetto in liquidazione – scrivono i 32 Comuni - e dalle fatture inviate relative ai costi del servizio non si riesce a individuare la corretta e specifica genesi dei costi, in quanto la riduzione in macrovoci ha avuto l’unica finalità di mascherare la reale entità dei singoli costi, contravvenendo al principio di chiarezza e trasparenza”. I Comuni soci dell’Ato Me4 hanno quindi ribadito di essere disposti a pagare solo ed esclusivamente i costi realmente sostenuti per il servizio ricevuto, evidenziando anche come nonostante i ripetuti solleciti non si sono mai avute risposte circa il personale realmente impiegato nell’espletamento del servizio. Le richieste messe nere su bianco. Alla gestione commissariale dell’Ato Me 4 è stato chiesto, relativamente al Pef 2018, di fornire una dettagliata ed analitica indicazione dei costi (attivi e passivi) che concorrono alla stesura del bilancio; la natura, la corretta allocazione, il dettaglio e li riparto di tutti i costi riguardanti le spese generali di amministrazione; l’esatta entità con indicazione voce per voce di tutti i debiti ad oggi esistenti sia per quanto riguarda la gestione in liquidazione sia per quanto riguarda la gestione commissariale; l’esatta entità dei crediti maturati e riconducibili allo smaltimento dei rifiuti differenziata ripartiti per singola annualità, la loro imputazione in bilancio e il criterio di riparto dei benefici Comune per Comune.