Roccafiorita, la vara di San Filippo risplende grazie al contributo di una famiglia
di Redazione | 07/03/2022 | ATTUALITÀ
di Redazione | 07/03/2022 | ATTUALITÀ
1354 Lettori unici
La vara del santo tornata in chiesa
Risplende di luce nuova la vara di San Filippo della parrocchia Santa Maria Immacolata di Roccafiorita. Il fercolo è infatti tornato nella chiesa del più piccolo comune siciliano, in cima alla valle d’Agrò, dopo un intervento di restauro eseguito da Rosario Schillaci, restauratore di Aci Catena, su progetto dell’ingegnere Stefano Brianni. Una riconsegna avvenuta in un clima di entusiasmo, durante la messa solenne celebrata da don Paolino Malambo e trasmessa anche in diretta per consentire la partecipazione agli emigranti. Alcuni di loro, infatti, sono stati i protagonisti di questo restauro, realizzato con il contributo della famiglia Brianni che vive in Australia (Carolina, Raffaele, Carmelo e Alfio) oltre che in Italia (Giuseppe, Maria, Angelo, Nunzia e Letterio), in sinergia con l’Amministrazione comunale e la Parrocchia. Dopo la benedizione della vara di San Filippo, si è tenuta l’intronizzazione della statua. “Malgrado l’Australia sia tanto lontana, il legame con i nostri emigranti resta sempre forte e di questo non posso che dire grazie a tutta la comunità” ha detto il sindaco Concetto Orlando, prima dell’intervento dalla città di Adelaide di Raffaele Brianni, che ha definito il frutto del restauro “un gioiello”. “Un intervento minuzioso del prof. Schillaci - secondo il progettista Brianni - che ha dato risalto all’antico fercolo ligneo e al suo rivestimento con foglia d’argento e d’oro”. Don Malambo ha auspicato che il “gesto posto in essere dalla nostra comunità per il glorioso San Filippo, sacerdote esorcista, sia un modo di esorcizzare ogni cattiveria nel mondo, attraverso la preghiera e nella speranza di poter celebrare la festa in estate”. Un culto, quello per il santo, molto radicato a Roccafiorita come nella vicina Limina e a Mongiuffi Melia. Il suo percorso umano è molto legato ai monasteri greco bizantini del Valdemone. Fu proprio in quel contesto storico e religioso che questo sacerdote siriano giunse in Sicilia, evangelizzando, guarendo e scacciando i demoni nei luoghi che da Messina lo condussero (attraverso la Val d’Agrò, Taormina, Calatabiano, Aci San Filippo e Aidone) fino ad Agira, dove poi morì il 12 maggio di un anno che gli studiosi non sono riusciti ancora a ben collocare. È ritenuto il santo che scaccia i demoni e viene generalmente rappresentato col volto scuro ed i riti a lui collegati sono ovunque molto particolari. A Roccafiorita e Limina, durante la festa, il pesante fercolo viene condotto a spalla e di corsa ai punti terminali del paese e poi viene fatto “girare” in piazza, simbolo dell’inseguimento ai demoni e della vittoria sul male; a Calatabiano viene celebrato soprattutto con la “Calata”, una discesa, anche qui di corsa, dalla chiesa posta presso il castello medievale fino al centro del paese. Un santo certamente speciale nei riti che lo riguardano e che spesso in passato hanno fatto storcere più di un muso porporato, per via del confine, non sempre chiaramente percepibile, tra sentimento popolare e rito religioso. Basti pensare che nella vicina Limina i momenti salienti, come i “giretti nto Chianu”, vengono accompagnati dal suono della Bersagliera, non esattamente un inno religioso... Secondo alcuni studi però, le modalità della festa (orario, giri attorno alle croci, particolari culti) richiamano antiche formule di esorcismo. Ma, al di là degli studi, è nel rapporto coi suoi fedeli che San Filippo dà il meglio di sé. Poesie, racconti e varie forme espressive lo rappresentano come una sorta amico vivente e costante, severo protettivo, una vera e propria àncora per gli emigranti.