Roccalumera, risplende l'antico fercolo della Madonna: "Storia e devozione del popolo"
di Andrea Rifatto | 31/08/2023 | ATTUALITÀ
di Andrea Rifatto | 31/08/2023 | ATTUALITÀ
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Gerace, Arcoraci, Romeo e Catania Cucchiara
Era il 1893 quando la statua arrivava nella chiesa, nell’anno della sua fondazione, ed esattamente dopo 130 anni è tornato a risplendere il fercolo che la sorregge. La parrocchia Madonna della Catena di Roccalumera, nel corso di un convegno organizzato nell’ambito dei festeggiamenti per la Vergine, ha presentato alla comunità la struttura linea del XVIII secolo appena restaurata, grazie ad un intervento sostenuto dal Lions Club Roccalumera-Quasimodo, presieduto da Angela Patti. “Un momento importante per la nostra comunità ma anche per il paese - ha evidenziato il parroco, don Salvatore Arcoraci - perché abbiamo restaurato un’opera d’arte che costituisce un gioiello della pietà popolare di Roccalumera. Questa antica vara rappresenta un pezzo importante di storia e custodisce la tradizione e la devozione di un popolo che si tramanda di generazione in generazione. Valorizzare quest’opera vuol dire esaltare il culto della bellezza intesa come spazio di fede - ha aggiunto ringraziando i Lions per il contributo - in questa vara c’è la devozione di tanta gente che continua ad accostarsi alla Madonna della Catena e guardare questo fercolo significa guardare ai nostri avi, a coloro che lo hanno pensato, realizzato e tramandato”. L’apertura e la chiusura del convegno sono state affidate al coro parrocchiale, che ha eseguito due canti mariani. Al convegno, moderato dalla giornalista Rachele Gerace, è intervenuto anche padre Roberto Romeo, docente di Teologia orientale alla Facoltà teologica di Sicilia e direttore dell’Ufficio diocesano per l’Ecumenismo e il dialogo interreligioso, che nel suo intervento è partito dall’opera “Totius Latinitatis Lexicon” del sacerdote padovano Egidio Forcellini, sul grande lessico della lingua latina, per passare in rassegna le diverse tipologie di “vara”, parola che inizialmente indicava la portantina su cui venivano trasportate le immagini delle divinità e degli imperatori. “Con l’avvento del Cristianesimo l’utilizzo si estende all’ambito esclusivamente religioso - ha spiegato don Romeo - e le vare diventano dunque le basi su cui trasportare le statue o le icone dei santi. Linguisticamente, ‘vara’ è il metagramma di ‘bara’, in quanto le prime forme del genere avevano le sembianze di tombe processionali nelle quali venivano trasportate le reliquie dei santi”. Dalla vara si passa poi al “fercolo” (la cui etimologia è legata ai termini latini fero cultum, “portare per il culto”) e inoltre esistono i reliquiari, i gruppi santi e le candelore. I piedi che sorreggono le vare indicano il senso della fatica del cammino e del riposo durante la sosta (un appoggio); quelli tortili simboleggiano la tensione verso l’alto, a Dio. La restauratrice Rosaria Catania Cucchiara ha invece passato in rassegna le varie fasi del restauro dell’opera, che versava in condizioni precarie, finalizzato al recupero e alla rivalorizzazione della stessa. Presenti al convegno nella chiesa parrocchiale anche il sindaco Giuseppe Lombardo, il presidente della Croce Rossa Messina di Antonio Chimicata, la presidente del Comitato provinciale Unicef Angela Rizzo Faranda e il direttore dell’Ufficio diocesano per il turismo, sport e tempo libero padre Francesco Broccio.