S. Teresa, chiusi dopo 20 anni i conti per Villa Ragno: ecco quanto è costata ai cittadini
di Andrea Rifatto | 30/01/2023 | ATTUALITÀ
di Andrea Rifatto | 30/01/2023 | ATTUALITÀ
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L'edificio è stato costruito a fine '800
L’ultima rata è stata pagata nei mesi scorsi e dicembre si è concluso l’ammortamento. Vent’anni dopo la sua contrazione, si è estinto il mutuo per l’acquisto di Villa Crisafulli-Ragno a Santa Teresa di Riva, edificio al centro del paese che il Comune decise di comprare nel 2002 dalla famiglia Ragno, stipulando un mutuo di 2 milioni 582mila 284 euro (5 miliardi di lire), con un’operazione che al termine è costata complessivamente quasi 4,2 milioni di euro, dunque 8 miliardi del vecchio conio, visti gli interessi per 1,6 milioni di euro maturati nei due decenni al tasso del 5,1%. Un acquisto che allora scatenò forti polemiche per un esborso a carico dei cittadini ritenuto eccessivo da più parti, ma che l’Amministrazione comunale allora guidata dal sindaco Nino Bartolotta, oggi capogruppo di minoranza, giustificò con l’intenzione di voler evitare una speculazione edilizia, visto che nel Programma di Fabbricazione quell’area è classificata come zona B per edilizia residenziale e dunque sarebbe stata possibile la demolizione dell’immobile e l’edificazione di palazzine per appartamenti, sia sulla via Francesco Crispi che nel giardino che si affaccia lungomare. Ma fu davvero un’operazione utile alla città? Negli anni successivi il Comune è intervenuto con lavori di sistemazione e adeguamento dell’edificio, risalente a fine ‘800 e utilizzato come abitazione ma senza alcun particolare pregio, riuscendo nella non facile operazione di ricavare alcuni spazi utili al piano terra, in particolare la sala conferenze sorta coprendo il “giardino d’inverno”, vista che molte altre stanze erano di piccole dimensioni. Nel 2008 Villa Crisafulli-Ragno è stata ribattezzata Palazzo della Cultura, con al suo interno la biblioteca, la sede di alcune associazioni, nel 2011 al giardino è stata data la denominazione di Parco pubblico “Unità d’Italia” e nel 2013 anche è stata trasferita l’aula consiliare, allestita nella sala del caminetto. Un immobile che rappresenta l’unico spazio pubblico in grado di ospitare conferenze e convegni e spettacoli all’esterno, ma che non è ancora divenuto quella “fabbrica” di cultura e scambi sociali che dovrebbe invece essere. Nel 2012 l’appena insediato sindaco Cateno De Luca definì la villa “da demolire” perchè non funzionale a scopi istituzionali e sociali, tanto da proporre la vendita del giardino per fare cassa. Eppure di tentativi per riconvertire il complesso edilizio, nei limiti del possibile, ne sono stati avviati diversi. Nel 2010 l’architetto Paolo Costa, allora progettista del Piano regolatore, ha presentato un progetto da 650mila euro per la riqualificazione del giardino con la creazione di uno spazio per manifestazioni, che inizialmente è stato ammesso a finanziamento dal Cipe a valere sui fondi Fas ma che poi non si è concretizzato; negli anni successivi è stato redatto un altro elaborato da 880mila euro la realizzazione di un teatro tenda, ma anche questa idea è rimasta nel cassetto; in mezzo un intervento di riqualificazione energetica della villa andato a buon fine grazie a 700mila euro del Ministero dell’Ambiente. Di recente, sempre per l’area esterna, sono sfumate le speranze di ottenere 740mila euro del Pnrr e 325mila euro da un bando regionale. Il giardino, seppur negli ultimi dieci anni ha perso parte della vegetazione (soprattutto le palme a causa del punteruolo rosso), è uno degli ultimi lembi di territorio nel quale si può ritrovare la memoria della fascia di verde di circa 50 metri (con piante di agrumi, ulivi ed altre piante autoctone) protetta dal mare da murature in pietrame locale, che caratterizzava lo spazio tra l’edificato e l’arenile sino alla realizzazione dell’attuale lungomare. Un’area che con l’acquisto è stata sì preservata, ma a caro prezzo per la comunità santateresina: ne valeva davvero la pena?