S. Teresa, "Pasti immangiabili alla mensa scolastica": protesta corale delle famiglie
di Andrea Rifatto | 04/04/2021 | ATTUALITÀ
di Andrea Rifatto | 04/04/2021 | ATTUALITÀ
3248 Lettori unici | Commenti 2
La consegna dei pasti alla "Petri"
Continuano ad emergere lamentele da parte delle famiglie per la qualità del servizio di mensa scolastica a Santa Teresa di Riva. Ne avevamo dato notizia già nei mesi scorsi ma da allora, a quanto pare, la situazione non è migliorata. “Una assoluta inadeguatezza del servizio, sia sotto il profilo qualitativo che di varietà di cibo, lamentata coralmente sin dall’inizio dell’anno scolastico dagli alunni che usufruiscono della mensa” - hanno messo adesso nero su bianco i rappresentanti delle 13 classi della scuola media “Lionello Petri”, in una lettera al sindaco Danilo Lo Giudice, all’assessore alla Pubblica Istruzione Annalisa Miano e alla dirigente dell’Istituto comprensivo Enza Interdonato. “Tali criticità, rappresentate verbalmente all’assessore Miano, oggi permangono - scrivono i genitori - con il risultato che molti alunni preferiscono rientrare a casa per il pranzo e ciò con i comprensibili e prevedibili disagi organizzativi per le famiglie nei giorni di rientro. Le pietanze, secondo quanto riferito dei ragazzi, non rispondono ai gusti della maggioranza, sarebbero proposte troppo o poco cotte, senza alcuna logica turnazione e il pranzo risulterebbe organizzato senza alcun rispetto dei basilari criteri nutrizionali - evidenziano nella lettera - e la segnalazione ha il fine di risolvere quello che oggi rappresenta un problema per i ragazzi e per le famiglie e un disservizio della Pubblica Amministrazione”. L’obiettivo che intendono raggiungere i rappresentanti di classe della “Petri” è quello di garantire il diritto dei ragazzi a una completa crescita sotto il profilo nutrizionale ed è stata anticipata agli amministratori comunali e alla dirigente scolastica la disponibilità a qualsiasi chiarimento o collaborazione, in attesa ovviamente di un fattivo riscontro aspettato con fiducia. Un problema che abbiamo affrontato già a novembre, facendo presente all’assessore Annalisa Miano le lamentele sollevare dai genitori, anche di altri plessi scolastici: in quell’occasione la titolare della delega alla Pubblica Istruzione ci aveva risposto di non aver ricevuto alcuna segnalazione sulla cattiva qualità dei pasti serviti nelle mense e di aver evitato di pranzare a scuola per testare le pietanze vista l'emergenza sanitaria in corso. C’è chi ricorda, però, che l’assessore Miano si è poi recata successivamente alla mensa e quel giorno il menu è stato cambiato, servendo le lasagne. La ditta che svolge il servizio di refezione è la “Catering” di Bronte e i pasti vengono preparati nel centro cottura privato di Santa Teresa della “Ristorseve”: già il 28 settembre l’amministratore della società, Gionatan Cascino, in una lettera inviata al Comune aveva fatto presente che “la specifica e ferma richiesta dell’Amministrazione che ha imposto il sistema di invaschettamento (monoporzione), rispetto al multiporzione che garantisce la salubrità del cibo assicurando il mantenimento delle caratteristiche organolettiche", avrebbe portato a “perdita di qualità, sapori e proprietà organolettiche del cibo”. Dopo le lamentele di novembre, il direttore tecnico della “Catering”, Nuccio Gatto, aveva replicato che “i nostri pasti riscontrano il 99% del gradimento”, sostenendo come fossimo stati bravi a scovare quell’1% che è solito lamentarsi (ma a quanto pare queste percentuali sono invertite…), spiegando poi come la ditta avesse proposto per migliorare il servizio “l'utilizzo del sistema multiporzione invece del confezionato, di ampliare la tabella dietetica aggiungendo altri menù redatti dal Sian e utilizzare una piattaforma digitale al posto del cartaceo per smaterializzare i buoni pasto. L'Amministrazione - aveva aggiunto il direttore tecnico della società catanese - si è riservata di decidere appena cesserà l'allarme Covid”. Di certo c’è che ad oggi le lamentele continuano e considerato che si tratta da un appalto da ben 540mila euro il Comune ha l'obbligo di attivarsi per effettuare le dovute verifiche, creando magari una commissione mensa come avvenuto in paesi vicini, in modo da dare la possibilità anche ai genitori di verificare la qualità dei pasti.