S. Teresa, primo round al Comune nella battaglia con Telecom per le antenne
di Andrea Rifatto | 25/09/2018 | ATTUALITÀ
di Andrea Rifatto | 25/09/2018 | ATTUALITÀ
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Le antenne sul lungomare angolo via Agrumaria
Va al Comune di S. Teresa il primo round del nuovo scontro con un colosso della telefonia. Il Tribunale Amministrativo Regionale di Catania ha infatti respinto l’istanza cautelare presentata da Telecom Italia per ottenere l’annullamento, previa sospensione dell’efficacia, degli atti con cui l’Ufficio tecnico comunale ha negato l’autorizzazione (Scia) ad eseguire l’adeguamento tecnologico dell’impianto di telefonia mobile esistente dal 2005 su un edificio del lungomare Borsellino all’angolo di via Agrumaria, nel quartiere Sacra Famiglia. I giudici della Prima Sezione (Pancrazio Maria Savasta presidente, Maria Stella Boscarino consigliere e Giuseppina Alessandra Sidoti primo referendario estensore) con un’ordinanza depositata ieri hanno ritenuto che non sussistono i presupposti per l’accoglimento dell’istanza, compensando le spese. Il ricorso è stato esaminato nella camera di consiglio del 20 settembre: ad un primo esame della fase cautelare, l’impugnazione della nota di diniego del Comune del 5 giugno è parsa inammissibile per mancata impugnazione degli atti inibitori precedenti (19 dicembre e 30 gennaio) confermati dal provvedimento impugnato, che esplicitavano le ragioni per cui la Scia non poteva essere istruita positivamente, diffidando dal darne seguito; per i giudici amministrativi, poi, la nota del 5 giugno pare assumere valenza interlocutoria, limitandosi a rammentare che con le note del 7 maggio e del 22 maggio, l’Ufficio tecnico aveva provveduto a notificare il nuovo Regolamento comunale sull'impianti di telefonia con invito ad attenersi allo stesso, dando altresì atto che "non rientra nei parametri che consentono la localizzazione nel lungomare Paolo Borsellino n.70 l’adeguamento previsto della Scia in oggetto" e che "Questo ufficio resta in attesa delle dovute deliberazioni dell’Ufficio competente Arpa". La vicenda verrà probabilmente adesso discussa nel merito su richiesta della parte ricorrente, difesa dall'avvocato Giovanni Zucchi di Salerno; il Comune di S. Teresa è stato invece rappresentato dall’avvocato Carmelo Moschella di S. Teresa, che ha ricevuto l’incarico per una spesa di 2mila 674 euro. “Un'altra vittoria contro un colosso delle telecomunicazioni e per la tutela salute dei cittadini - ha commentato il sindaco Danilo Lo Giudice, un importante risultato che dimostra ancora una volta come l’azione amministrativa volta prima di tutto alla salvaguardia della salute dei cittadini, sia stata eseguita in modo corretto, ovviamente nessuno di noi vuole fermare la tecnologia, ma per i sindaci e le comunità locali non è possibile subire supinamente le scelte delle grandi compagnie telefoniche, che espongono i cittadini ad inquinamento elettromagnetico senza che sia possibile avere informazioni esatte sulle conseguenze. Proprio per questo motivo abbiamo deciso di mettere un freno a tutto ciò, anche grazie al valido supporto ed alla preparazione del nostro esperto in materia ambientale, il prof. Pippo Sturiale, che ringrazio per aver dedicato le proprie competenze a supportarci in questa importante battaglia”. Telecom Italia si era rivolta al Tar contro il Comune di S. Teresa e l’Assessorato Territorio e Ambiente chiedendo l’annullamento, previa sospensione, della nota del 5 giugno con cui il dirigente dell’Ufficio tecnico ha respinto la Scia; della nota con cui ha invitato la società ad attenersi al Regolamento; degli articoli 1, 2, 3, 5 e 7 del Regolamento; della delibera di Consiglio comunale con cui è stato approvato; della proposta di delibera del sindaco e del decreto dello scorso aprile dell’Assessorato Territorio e Ambiente che ha dato parere favorevole al Regolamento, inserito nelle Norme di attuazione del vigente Piano di Fabbricazione del 1978. Tutti documenti che la società ha dichiarato di non conoscere al momento della presentazione dell’istanza per adeguare le antenne, condivise con Vodafone Omnitel. Nel ricorso evidenziava come il Comune avesse dichiarato l’incompatibilità della Scia presentata il 4 dicembre 2017 solo il 5 giugno scorso e dunque ben oltre i 30 giorni stabiliti per il diniego; la mancata comunicazione dei motivi di diniego; la mancata specifica delle norme del Regolamento che sarebbero state violate; l’impossibilità di applicare le nuove regole agli impianti esistenti ma solo a quelli nuovi; che a voler seguire le regole del Comune dovrebbe rimuovere l’impianto per poi installarne uno nuovo con un palo autonomo portante in altro luogo, con gravissimi disservizi e costi economici elevatissimi; l’illegittimità della norma che prevede l’adeguamento entro 36 mesi degli impianti esistenti e l’illegittimità di distanze e altezze specificate e dell’obbligo di installare scatole nere per registrare i livelli di emissione. Il colosso della telefonia sosteneva di subire un gravissimo pregiudizio perché il Comune impediva di eseguire il programmato adeguamento tecnologico dell’impianto e che i lavori avevano carattere di necessità e urgenza, poiché indispensabili per garantire l’adeguamento della rete comunale e consentire l’erogazione capillare ed efficiente del servizio di telefonia e internet. Secondo la compagnia era pregiudicato anche l’interesse pubblico perché il servizio di telefonia e internet costituisce un servizio pubblico essenziale che supporta milioni di utenti e molteplici attività, comprese quelle fondamentali di pubblica sicurezza, protezione civile e soccorso sanitario.