S. Teresa, tomba di famiglia contesa tra due parenti: dopo il Tar il caso finisce al Cga
di Andrea Rifatto | 28/03/2021 | ATTUALITÀ
di Andrea Rifatto | 28/03/2021 | ATTUALITÀ
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Nel frattempo è sorta una moderna cappella
Ci sarà un altro round giudiziario nella vicenda sulla vecchia tomba nel cimitero di Santa Teresa di Riva contesa tra due parenti, divenuta poi una moderna cappella, uno dei quali ha deciso di rivolgersi alla magistratura per denunciare la congiunta e tirare in ballo anche il Comune per aver autorizzato la costruzione del nuovo edificio funerario. Dopo la sentenza di gennaio del Tar di Catania che ha respinto il ricorso presentato nel 2013 contro il Comune e nei confronti di una parente, adesso il cittadino, un 77enne, ha deciso di presentare appello al Cga di Palermo e ha depositato un altro ricorso, tramite l’avvocato Nicola Degaetano di Partinico (in primo grado era difeso dall’avvocato Alessandro Billè di Messina), chiedendo l’annullamento della sentenza e del contestato provvedimento comunale del 2012. Atto, quello emanato dall’Ufficio tecnico, con con cui è stata rigettata la sua istanza di revoca della concessione cimiteriale rilasciata alla parente, per la costruzione di una cappella gentilizia nel cimitero centro, nella stessa porzione di terreno dove si trovava la tomba di famiglia del 77enne e nella quale erano sepolti il bisnonno e il padre, oltre a due zii dello stesso (fratelli del padre) e tre fratelli del nonno. La Giunta comunale ha quindi stanziato 3mila euro per costituirsi al Cga con il proprio difensore, l’avvocato Cecilia Nicita. Secondo il cittadino, le autorizzazioni sono state rilasciate sulla scorta di una dichiarazione di atto notorio non veritiera presentata dalla parente, che per ottenere i titoli avrebbe dichiarato falsamente che due suoi nonni erano sepolti nella tomba, come risulterebbe da una sentenza penale di condanna per falsità ideologica in atto pubblico del Tribunale di Taormina a carico della familiare, secondo la quale sarebbe inoltre emerso che nella vecchia tomba erano sepolti gli ascendenti del ricorrente. In appello la donna è stata prosciolta per prescrizione ma sono state confermate le decisioni in materia civile del primo grado, compresa la condanna al risarcimento del danno. Pertanto, sulla scorta di quanto accertato in sede penale, l’uomo chiede al Comune di revocare in autotutela le concessioni, cimiteriale ed edilizia, ma l’Ente ha rigettato la richiesta ritenendo che siano state rilasciate nel “rispetto di quanto statuito dal regolamento sull'occupazione delle aree e spazi pubblici”, come confermato anche dal Tar. Adesso l’ultima parola spetta al Cga.