S. Teresa, torri abbandonate e pericolo di crollo: un patrimonio che si rischia di perdere
di Andrea Rifatto | 21/08/2021 | ATTUALITÀ
di Andrea Rifatto | 21/08/2021 | ATTUALITÀ
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La profonda lesione sulla torre del Baglio
Città di mare, antiche torri e moderne sculture. Viene identificata così Santa Teresa di Riva, con tre “caratteri” salienti che meglio la descrivono. Ma se il mare e le sculture godono di “buona salute”, lo stesso non può dirsi delle torri di avvistamento, che fanno parte del patrimonio architettonico-monumentale di rilievo ancora esistente. Delle almeno otto edificate nei secoli scorsi, oggi rimangono in piedi tre torri, Catalmo, Baglio e Saraceni, mentre della Torre Bolina sono visibili solo dei ruderi. Tutte di proprietà privata, in alcuni casi versano però in cattive condizioni e con il passare del tempo si rischia vadano perse per sempre. L’attuale Amministrazione comunale, sin dal programma elettorale del 2017, aveva annunciato azioni di valorizzazione, recupero e fruizione sia delle torri che dei pozzi, ma finora l’obiettivo non è stato raggiunto per varie motivazioni. La situazione più grave è quella che attanaglia la Torre del Baglio di via Sparagonà, edificata nel 1506 dal savocese Pietro Trimarchi per difendere le sue proprietà e il quartiere, un tempo formata da due piani, un sotterraneo e un terrazzo: il livello superiore è ormai crollato e oggi la struttura versa in uno stato di forte degrado e di deplorevole abbandono. Sul muro laterale lato ovest, in particolare, è presente una profonda lesione che continua ad allargarsi e dalla quale ad ogni pioggia scivolano in strada detriti. Il rischio che quella parte di torre crolli sembra sempre più alto, ma finora non è stato attuato alcun intervento di messa in sicurezza. I proprietari della Torre del Baglio, già negli anni scorsi, avevano dato la disponibilità a donarla al Comune, ci sono state delle interlocuzioni ma poi tutto si è bloccato in quanto uno degli attuali titolari ha chiesto di poter mantenere il diritto di accesso al pozzo irriguo esistente sul perimetro esterno, in modo da poter intervenire per effettuarne la manutenzione: l’Ente locale, però, non ha ritenuto fosse possibile stipulare un atto di donazione con questa clausola e dunque non se n’è fatto più nulla. Una torre, quella di Sparagonà, che ha rivestito un ruolo determinante anche nell’ambito delle lotte per l’autonomia santateresina, perchè da qui, nel 1820, sono partiti gli abitanti della Marina per chiedere a Savoca l’indipendenza ed è qui che nel 1849 è stato costituito il Comune autonomo di Bucalo. Poi subito dopo è stata pesantemente danneggiata da un bombardamento navale per punire i fautori dell’indipendenza. Per la Torre Catalmo, importante in quanto la più vicina al castello savocese di Pentefur per la segnalazioni delle navi barbare che passavano da Capo Sant’Alessio, il Comune ha valutato la strada dell’acquisto chiedendo al Catasto di fissane il prezzo, ma finora l’operazione non si è conclusa, mentre la Torre Saracena che sorge accanto alla chiesa Madonna del Carmelo, è quella in condizioni migliori ed è adibita in buona parte ad abitazione privata. Recuperarle, tutelarle e valorizzarle, creando un percorso delle torri, deve quindi essere un obiettivo a breve termine che le istituzioni pubbliche devono cercare di raggiungere, per consentire di tenere in vita il patrimonio storico che altrimenti rischia di andare irrimediabilmente perduto.