S. Teresa, vanno al cimitero e non trovano la cappella: l’ha demolita il Comune
di Andrea Rifatto | 14/04/2018 | ATTUALITÀ
di Andrea Rifatto | 14/04/2018 | ATTUALITÀ
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L'area dovo sorgeva la cappella
Andare al cimitero per fare visita ai propri cari e non trovare più la cappella funeraria in cui sono custoditi. È accaduto a una famiglia di S. Teresa di Riva, che nei giorni scorsi ha fatto l’amara scoperta tra lo smarrimento generale. Giunti al camposanto centrale, i parenti dei defunti si sono infatti trovati davanti a una gettata in cemento con sopra soltanto il cancello in ferro che chiudeva la loro cappella privata, con indicato il nome della famiglia di appartenenza. Chiesti lumi al Comune, amministratori e funzionari dell’Ufficio tecnico hanno spiegato come la struttura fosse stata demolita qualche mese prima nel corso delle programmate operazioni di estumulazione, in quanto era sopraggiunta la dichiarazione di decadenza della concessione poiché nessuno aveva ripristinato le condizioni di decoro igienico-sanitario ed eliminato il pericolo per la pubblica incolumità. Così le salme, insieme ad altre che hanno subito l'estumulazione, sono state rimosse dopo l’intervento di un’impresa funebre del posto e collocate nell’ossuario, con la successiva demolizione del manufatto, di cui non ne è rimasta alcuna traccia se si esclude il cancello in ferro. Il Comune ritiene di aver operato correttamente in quanto si è basato su un elenco stilato nel novembre 2012 dall’Ufficio tecnico, in cui sono state inserite le aree cimiteriali da sottoporre a procedimento di decadenza delle concessioni per la sepoltura privata. In quel provvedimento l’allora dirigente dell’Ufficio, il geometra Francesco Cisto, inserì due elenchi, denominati allegati A e B. Il primo relativo alle aree nella piena disponibilità del Comune, in quanto risultava scaduta la concessione, che ha durata di 99 anni, e dunque su di essere era possibile intervenire immediatamente con le estumulazioni ordinarie e le demolizioni; il secondo con le aree per le quali era possibile avviare il procedimento di decadenza della concessione perche giudicate in stato di abbandono e incuria, senza lapidi, portafiori, parti decorative: circostanze ritenute una conferma dell’assenza di soggetti interessati, ossia familiari ed eredi. Così quegli elenchi, allegati al provvedimento n. 1057 del 16 novembre 2012 denominato “Avviso di dichiarazione di immediata disponibilità delle aree e di diffida ad intervenire per il ripristino delle sepolture in abbandono”, vennero pubblicati all’albo on-line e sul sito internet istituzionale per 30 giorni, nonché all’albo cimiteriale per un anno. Il Regolamento di Polizia mortuaria prevede infatti che in caso di sepoltura privata abbandonata per incuria il Comune può provvedere alla rimozione previa diffida ai componenti della famiglia del concessionario, da farsi anche per pubbliche affissioni. Così lo scorso 17 novembre il sindaco Danilo Lo Giudice ha firmato l’ordinanza n. 126 richiamando il provvedimento del 2012 e scrivendo come “l’avviso di dichiarazione di immediata disponibilità delle aree e di diffida ad intervenire per il ripristino delle sepolture in stato di degrado ed abbandono è stato pubblicato nei tempi e nei modi previsti ed è stata data inoltre ampia ed adeguata pubblicità anche a mezzo comunicato stampa” e che a seguito di tale avviso non sono pervenute osservazioni in merito alle tombe in oggetto, né è stato possibile, da parte dell’Ufficio, identificare le salme tumulate e gli eventuali eredi ancora viventi per la mancanza di registri delle sepolture relativi all’epoca”, aggiungendo come “trascorso inutilmente il termine assegnato per il ripristino delle condizioni di decoro della tomba si può procedere alle operazioni di estumulazione ordinaria delle salme tumulate nelle tombe di cui all’allegato elenco B”. Ma di quella cappella situata nella parte vecchia del cimitero non vi è traccia nell’allegato B del 2012 con il nome riportato sul cancello, che poteva essere scritto nel provvedimento dell’Ufficio tecnico in quanto facilmente leggibile. Dunque gli eredi, che sembrerebbe come già da tempo avessero pensato di intervenire per restaurare il manufatto, non potevano sapere che correvano il rischio di vederselo demolito. “I loculi erano aperti, in pessime condizioni, e abbiamo proceduto secondo quanto previsto dalle regole – dice il sindaco Lo Giudice – e dovrebbero esserci elenchi successivi a quello del 2012”. All’albo pretorio, però, non risultano pubblicati altri documenti dopo quello citato. La famiglia, certa anche del fatto che la cappella fosse stata edificata nel 1925 e non avesse ancora 99 anni, ritiene di aver subito un torto in quanto non è stata mai avvisata del rischio di demolizione per motivi di pericolo e sta valutando se agire a tutela dei propri interessi.