Giovedì 21 Novembre 2024
Con l’Ottava conclusa la festa: dal paese a Murazzo tra simboli e progetti futuri


San Filippo a Limina, storia di fede e tradizione che coinvolge due continenti

di Filippo Brianni | 21/05/2018 | ATTUALITÀ

4933 Lettori unici

La salita al Calvario (foto Ketty Tamà)

Con l’Ottava di sabato si è conclusa l’edizione 2018 della festa di San Filippo d’Agira di Limina. Una tradizione che non sbiadisce e che, anzi, col tempo coinvolge con sempre maggiore forza le nuove generazioni. Un rito uguale tutti gli anni, dal forte valore simbolico, che fa di questa festa uno degli appuntamenti più caratteristici della Val D’Agrò.

L’Ottava, tra simboli e tradizione
E proprio l’Ottava ne costituisce il momento principale. Anche quest’anno, la piazza della chiesa Madre si è ritrovata colma di gente e di ragazzi con le magliette rosse di San Filippo che iniziavano a dare spallate al portale. È il popolo che, in prossimità delle 17, l’ora che nella tradizione cristiana coincide con l’inizio delle tenebre, chiama l’aiuto di Filippo il sacerdote venuto dall’est nel IV secolo per evangelizzare la Sicilia e creare presidi bizantini da Messina ad Agira, dove poi morì. Un sacerdote che soprattutto era esorcista e che viene raffigurato scuro proprio per via della sua lotta contro il diavolo. Una lotta che l’Ottava liminese la rappresenta. Una volta in piazza, San Filippo ha raggiunto i punti terminali del paese, quello più alto, a Calvario, e il più basso, a Durbi, facendo tre giri in senso antiorario attorno ad una croce, antico retaggio cristiano con cui si ricacciava il diavolo fuori dalla dimensione umana. Poi, il ritorno in paese, con le “corse”, che rappresentano l’inseguimento al demonio di San Filippo, e i “giretti”, il roteare negli slarghi centrali, per celebrare la vittoria di Cristo sul demonio attraverso il suo sacerdote. Infine, il “passaggio”, attraverso le vie del paese a raccogliere il ringraziamento dei fedeli, fino a notte. L’Ottava è stata preceduta da altri due riti tradizionali a Limina, la processione solenne del 12 maggio e quella del giorno prima al santuario di Passo Murazzo.

Murazzo, una storia proiettata nel futuro
Passo Murazzo si trova nel cuore del torrente Agrò, a sette chilometri dall’abitato di Limina, nei pressi dell’area di Scifì in cui si trovano i reperti archeologici romano-bizantini ed in cui si trovava certamente un presidio bizantino almeno fino al V secolo. La tradizione narra che il sacerdote Filippo lasciò traccia del suo passaggio da Messina (monastero di San Filippo il Grande) ad Agira, con luoghi che ancora oggi ne perpetuano il nome. Come a Passo Murazzo (declinazione siciliana di “passo del grande moro”, non di “muro”, come potrebbe sembrare) dove esiste un Santuario che la parrocchia guidata dal prete congolese (anche lui… “murazzo”) don Paolino Malambo, in collaborazione coi fedeli, sta rivalutando. Accanto all’accogliente chiesetta è in corso di realizzazione un altro edificio, riservato a servizi per i pellegrini e per il culto. Lo ha progettato, gratuitamente, l’ingegnere Carmelo Trimarchi, e viene finanziato interamente con offerte dei fedeli, anche di quelli emigranti. Lo scorso aprile, in Lombardia, ha avuto luogo una cena per la raccolta fondi che ha visto coinvolti tutti i liminesi che vivono da Firenze in su.

San Filippo all’estero, storia di fede e solidarietà
Del resto, il culto di San Filippo accompagna il liminese ovunque si trovi. Non a caso a New York e Caracas la comunità liminese lo celebra come se fosse in patria. E nel nome di San Filippo si susseguono i gesti di solidarietà. Quest’anno gli emigranti liminesi degli Usa stanno contribuendo per realizzare la struttura di Passo Murazzo ed i liminesi stanno contribuendo per aiutare gli emigranti in Venezuela dov’è in corso una crisi economica senza precedenti. Proprio nel giorno dell’Ottava, un gruppetto di liminesi ha allestito una raccolta farmaci, visto che sia a Caracas che nelle zone rurali scarseggiano anche i farmaci salvavita, chemioterapici e oltre a quelli più in uso.

Esordio della Pro Loco
L’edizione 2018 della festa ha coinciso con l’esordio delle attività della Pro Loco fondata da qualche mese e guidata da Claudio Siligato, che nella settimana di San Filippo si è persino sposato. La Pro Loco si è occupata di tutte le attività collaterali alla festa, dai gruppi folk al tradizionale “sciccareddu” del venerdì notte, per passare ai giochi per bambini.

Appuntamento ad agosto
San Filippo tornerà ora per le vie del paese il 16 agosto, in quella che è una celebrazione “dedicata” agli emigranti e che è proceduta, nei giorni precedenti, dalle processioni del patrono, San Sebastiano, e della Madonna delle Preci, cui è dedicata la chiesa del 1392, realizzata a ridosso del quartiere ebraico e che aveva proprio una funzione di evangelizzazione della comunità ebraica liminese, “cacciata” poi a seguito delle disposizioni spagnole nel secolo successivo.


COMMENTI

Non ci sono ancora commenti, puoi essere il primo.

Lascia il tuo commento

Dichiaro di aver preso visione dell'informativa privacy ai sensi del D.Lgs. n. 196/2003.