Santa Teresa accoglie don Aphrodis: "Sopravvissuto al genocidio, sono pronto a tutto"
di Andrea Rifatto | 20/10/2023 | ATTUALITÀ
di Andrea Rifatto | 20/10/2023 | ATTUALITÀ
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Vescovo, parroco e altri presbiteri con le autorità civili
“Per me è un giorno speciale, per la prima volta in 20 anni da quando sono in Italia vengo presentato dal vescovo e vivo questo momento come una rinnovazione della mia ordinazione sacerdotale”. Padre Aphrodis Kaberuka, proveniente dalle parrocchie dei Santi Angeli Custodi e San Giuseppe a Fondachelli e Santa Maria della Provvidenza a Fantina, è stato accolto martedì sera da una chiesa gremita al suo insediamento nella parrocchia Sacra Famiglia di Santa Teresa di Riva, successore di don Alessandro De Gregorio. La comunità lo ha abbracciato con affetto nel corso delle celebrazione di immissione canonica presieduta dal vescovo ausiliare Cesare Di Pietro, dopo la liturgia della Parola e la lettura del decreto di nomina nella parrocchia San Vito Martire della frazione Misserio, che reggerà insieme alle chiese di Fautarì, San Carlo (Casalvecchio Siculo) e Artale (Furci Siculo). Alla funzione hanno partecipato parroci e sacerdoti del comprensorio e anche parecchi fedeli di Fondachelli Fantina. Padre Kaberuka, originario del Ruanda, ordinato presbitero nel 1992, compirà 60 anni il 5 novembre e la sua è una storia particolare: durante il genocidio del 1994 ha perso la mamma e il fratello ed è fuggito da rifugiato di guerra in Congo e poi in Italia, prima di tornare in Ruanda come viceparroco di un piccola comunità ed economo diocesano per sette anni. Al rientro nella penisola è stato un anno a Scilla e in piccoli centri di montagna, arrivando in Sicilia nel 2008 a Basicò e negli ultimi otto anni a Fondachelli Fantina. “C’è un pizzico di nostalgia per quello che lasciamo, ma la Chiesa è come una bella vite - ha detto il vescovo nell’omelia - ed è fatta anche di potature, che servono affinché la pianta cresca più rigogliosa e feconda di frutti spirituali. Per entrambe le comunità è stata una potatura, a Santa Teresa dopo quattro anni di presenza del brioso, vivace e intraprendente padre Alex, ma anche per Fondachelli Fantina che dopo otto anni cede padre Aphrodis”. E tra i fedeli c’è chi fa notare che otto anni non sono quattro: “È vero - ammette monsignor Di Pietro - ma mettiamo la matematica da parte, lasciamo allo Spirito Santo il protagonismo al di là dei fattori umani, è vero che ci si lega ad una persona ma ogni presbitero deve essere come Giovanni Battista, che indica non se stesso ma Gesù. Nella successione apostolica si esprime l’indole pastorale della Chiesa. Don Aphrodis è ricco di umanità e spiritualità sacerdotale”. “Sono pronto a migliorare quanto fatto da padre Alessandro in questi quattro anni - ha detto il nuovo parroco nel suo intervento - sono stato qui due volte di nascosto per parlare con lui e mi ha assicurato che siete una bella comunità, è andato via con amarezza per obbedienza e so che anche voi avete amarezza, come a Fondachelli Fantina, ma siamo chiamati all’obbedienza secondo le necessità della Diocesi e quando l’arcivescovo mi ha chiesto se volevo andare a Santa Teresa ho detto sì. Mi sono preoccupato perchè sono abituato alle comunità di montagna, sul mare sono stato solo un anno a Scilla, adesso vorrei che questa parrocchia sia una roccaforte del paese. In quattro anni si può fare più di otto, non conta il numero degli anni ma quello che il sacerdote riesce a fare assieme alla sua comunità. Sono sopravvissuto al genocidio, non lo dico per vantarmi o attirare compassione, mi ha salvato il Signore e come diceva San Paolo so vivere nel bene e nel male, nell’abbondanza e nella fame, sono pronto a tutto per lavorare con voi per migliorare dal punto di vista pastorale e culturale, anche insieme all’Amministrazione comunale”. A porgere il benvenuto il viceparroco don Marcellino Pane, presentando il nuovo parroco come “un uomo eccezionale che con voi lo diventerà ancora di più - ha detto alla comunità della Sacra Famiglia - raccoglierà con gratitudine i tanti frutti seminati da padre Alessandro e potrà seminare ancora di più”. Il saluto della comunità è stato porto da Sabrina Fleri (“Grazie di cuore per aver detto sì e aver accettato di diventare il nostro parroco, saremo con lei e garantiamo sostegno leale e collaborazione fattiva”), mentre il sindaco Danilo Lo Giudice ha portato il saluto dell’Amministrazione: “Trova una chiesa rinnovata strutturalmente e spiritualmente per il grande lavoro fatto da padre Alessandro, una comunità che è una macchina da Formula 1, nonostante negli anni abbia avuto un percorso tortuoso e difficile è stata sempre composta e ubbidiente. Lei raccoglie un’eredità importante ma non abbia mai il dubbio di non trovare la comunità al suo fianco. Anche l’Amministrazione lo sarà e siamo certi che farà bene”. Testimoni del verbale di immissione Gerardo Morabito e Francesca Puliatti.