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Lacrimazione Portosalvo. Padre Romeo ai fedeli: "La questione è chiusa"
di Andrea Rifatto | 17/05/2014 | ATTUALITÀ
di Andrea Rifatto | 17/05/2014 | ATTUALITÀ
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Il responso è stato letto al termine della messa vespertina
Messa la parola fine sulla misteriosa lacrimazione della statua del Bambin Gesù in braccio alla Madonna di Portosalvo, custodita nell’edicola votiva realizzata alcuni mesi addietro sul sagrato della chiesa del popoloso quartiere Barracca. Al termine della messa di questa sera il parroco, padre Roberto Romeo, ha comunicato l’esito delle analisi effettuate presso il Centro Interdipartimentale di Tossicologia Sperimentale, Ambientale e del Lavoro dell’Università di Messina. L’esame tossicologico, eseguito dal prof. Domenico Trombetta, ha rivelato come il liquido scuro fuoriuscito dall’occhio sinistro del Bambinello sia resina adesiva, utilizzata per incollare l’occhio di vetro nell’orbita della statua. Il fenomeno della lacrimazione, ha spiegato padre Romeo, si è verificato a causa dell’alta temperatura registratasi all’interno della cappelletta, esposta al sole per molte ore durante il giorno e non sufficientemente aerata: l’effetto serra venutosi a creare all’interno del manufatto ha fatto così sciogliere la sostanza, che ha poi solcato il volto della statua. Esclusa inoltre la presenza di tracce di mirra, sostanza resinosa che avrebbe potuto sollevare altri dubbi sulla natura “miracolosa” della lacrimazione. Ecco il testo letto da padre Roberto Romeo al termine della messa di questa sera, contenente il responso consegnatogli dal Centro Interdipartimentale di Tossicologia Sperimentale, Ambientale e del Lavoro dell’Università di Messina:
“Il caso può ritenersi chiuso - ha ribadito ai fedeli presenti in chiesa padre Roberto Romeo -: queste ulteriori analisi sono state commissionate per dare un segnale di serietà e chiarire definitamente la natura dell’evento”.
Lo scorso 29 aprile erano stato reso noto l’esito delle indagini eseguite dalll’Istituto di Ricerca Medica e Ambientale di Acireale, in seguito al prelievo di un campione ad opera del dott. Elio Insirello, ricercatore presso l’istituto catanese. In quel caso gli esami avevano accertato come non vi fosse la presenza di alcuna traccia di emoglobina, escludendo quindi che la sostanza fuoriuscita dall’occhio del Bambin Gesù fosse sangue. Ma per fugare ogni dubbio erano stato dato incarico all'Università degli Studi di Messina di risalire alla natura chimica della sostanza.
Cinquanta giorni dopo la prima misteriosa lacrimazione cala dunque il sipario su un fenomeno che aveva richiamato centinaia di curiosi provenienti anche da altri paesi del circondario. La prima lacrima scura era apparsa lunedì 31 marzo, ma in quell’occasione padre Romeo era subito intervenuto ripulendo il volto della statua. Venerdì 4 aprile una seconda lacrimazione, che aveva suscitato la curiosità dei fedeli anche grazie alla divulgazione delle foto tramite i social network. Nei giorni successivi il fenomeno si era ripetuto per altre due volte, e non tutti volevano credere alla spiegazione tecnica data sin dal primo giorno dal parroco di Portosalvo, ovvero che si trattava di vernice sciolta.
Padre Romeo in queste settimane aveva invitato i fedeli, divisi tra chi credeva al miracolo e chi invece era stato scettico sin dal primo momento, a non affidarsi ai segni per mantenere viva le fede, ribadendo come la vera fede cristiana non avesse bisogno di alcuna manifestazione eccezionale per rimanere insita nell'animo.
Oggi ciò che molti avevano ipotizzato è divenuto certezza, chiudendo così una vicenda che ha coinvolto un'intera comunità.
“[...] In relazione alle differenti tipologie di indagini chimiche, si può affermare senza ombra di dubbio che la sostanza presente sul volto dell’Incarnato (il Bambinello) non è riconducibile a mirra (come da qualcuno ipotizzato). La determinazione GC-MS del campione ha mostrato, inoltre, la presenza di sostanze riconducibili a resine-colori del tipo alchitico, normalmente utilizzate come pitture o fissativi nelle statue votive. Si può concludere che le indagini chimiche fin qui svolte hanno permesso di ricondurre il campione in esame ad una resina-colore, probabilmente impiegata nella manifattura della statua, ma non consentono di individuare con precisione marca e produttore del materiale, esistendo in commercio una infinità di prodotti aventi una composizione chimica simile, né d’altra parte tale richiesta rientrava nelle finalità dell’incarico ricevuto. In merito alla presenza della sostanza sul volto dell’Incarnato, è ipotizzabile che la sostanza in esame sia stata utilizzata come resina adesiva per fissare l’occhio alla struttura, e dato l’aumento della temperatura esterna, si sia sciolta sgorgando fuori all’altezza dell’occhio sinistro”.