Santa Teresa: i 100 anni di Giovanni Settimo, ultimo reduce di guerra internato nei lager
di Andrea Rifatto | 05/03/2024 | ATTUALITÀ
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Settimo con sindaco e vicesindaca
La guerra, la prigionia, le difficoltà e poi una lunga esistenza, fatta di lavoro e sacrificio. Taglia il traguardo dei cento anni il cittadino Giovanni Settimo, l’ultimo reduce di guerra di Santa Teresa di Riva. L’importante ricorrenza è stata festeggiata domenica sera nella sua abitazione, nella borgata Giardino Inferiore, dove è giunto anche il sindaco Danilo Lo Giudice per porgere gli auguri dell’Amministrazione comunale e di tutta la comunità. Nato il 3 marzo 1924 a Furci Siculo, Settimo partì per combattere la Seconda Guerra mondiale tra le file dell’esercito italiano e a 17 anni, dopo l’armistizio dell'8 settembre, si ritrovò prima internato e poi prigioniero nei campi di concentramento, fin quando ottenne la liberazione. Un’esperienza di forte sofferenza, durante la quale assistette anche allo sterminio nelle camere a gas e nei forni crematori di tanti bambini e madri che improvvisamente scomparivano in quelle strutture di barbarie e morte. Il presidente della Repubblica gli ha concesso la Medaglia d'onore ai cittadini italiani deportati e internati nei lager nazisti 1943-1945, riservata a tutti i cittadini italiani - civili e militari che dopo l'8 settembre 1943 furono catturati e detenuti dai tedeschi e non accettarono l'adesione alla Repubblica sociale italiana e alle formazioni delle SS. Il primo cittadino di Santa Teresa di Riva gli ha donato una targa, che ricorda come sia un “esempio di lealtà e memoria della nostra comunità” e un quadro con alcune fotografie delle cerimonie pubbliche del 4 novembre, Festa dell’unità nazionale e Giornata delle Forze armate, alle quali ha partecipato fino ad un paio di anni fa insieme alle autorità civili e militari. A festeggiare con Giovanni Settimo, che per l’occasione ha indossato la fascia tricolore, i familiari e gli amici, i tre figli, i nipoti tra cui la vicesindaca Annalisa Miano e i pronipoti. “Una persona generosa e di grande cuore - ha detto Lo Giudice durante la festa - ho chiesto a lui qual è il segreto per arrivare a questo straordinario traguardo. La risposta? Lavorare e avere tanta pazienza. Non possiamo che dirgli grazie per aver difeso con impegno e dedizione la nostra patria”.