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Santa Teresa, ombre sulla mensa scolastica: "Con noi costo più basso e negato l'aumento"
di Andrea Rifatto | 17/01/2023 | ATTUALITÀ
di Andrea Rifatto | 17/01/2023 | ATTUALITÀ
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Meno studenti in questi giorni a pranzo
L’aumento dei costi della mensa scolastica per le famiglie di Santa Teresa di Riva sta provocando malumori e disagi e dopo i giorni di attesa in fila in municipio per ottenere i nuovi buoni pasto il numero degli studenti che rimangono a pranzo nei plesso è sensibilmente diminuito. Il servizio da fine ottobre è in mano alla ditta “T.R Service di Raciti Andrea” di Furci Siculo, dopo la risoluzione del contratto con la “Catering” di Bronte che il 28 settembre ha scritto al Comune lamentando un significativo aumento sia del costo delle materie prime che dei costi di produzione e comunicando l’intenzione di interrompere il servizio, chiedendo la risoluzione, in quanto la prestazione era divenuta eccessivamente onerosa per il verificarsi di avvenimenti straordinari e imprevedibili e pertanto non riusciva ad effettuare il servizio nel rispetto degli accordi contrattuali presi. Con l’arrivo del nuovo gestore, incaricato con una determina di affidamento del 20 ottobre, il costo del pasto è passato da 5,69 a 7,49 euro (Iva compresa), tanto che il Comune ha dovuto impegnare altri 232mila 896 euro. E non mancano i dubbi sul nuovo affidamento. Secondo quanto previsto dal Codice civile il Comune poteva evitare la risoluzione offrendo di modificare equamente le condizioni del contratto, come previsto nei casi in cui la prestazione diventa eccessivamente onerosa per il verificarsi di avvenimenti straordinari e imprevedibili: “Noi avevamo chiesto un adeguamento dei prezzi delle materia prime in base alla tabella dietetica, che ci è stato accordato in altri comuni, e saremmo arrivati ad un costo del pasto tra 6,05 e 6,25 euro, ma a Santa Teresa non ci hanno fatto alcuna offerta - ci spiega Nuccio Gatto, direttore tecnico della ‘Catering’ - nella riunione che abbiamo chiesto il sindaco ci ha detto che l’aumento dei costi rientrava nell’alea di rischio dell’impresa e la discussione si è interrotta lì. Con un pasto a 7,20 euro saremmo rimasti di corsa - prosegue Gatto - è un prezzo esagerato, avrei garantito anche caviale e champagne nel pasto. Avevamo chiesto una settimana di sospensione per avere le scorte dei prodotti e la Scia per il nuovo centro cottura affittato a Giardini Naxos, oltre quello che abbiamo già a Castiglione entro i 50 km previsti dal bando, ma ci hanno detto no, che in caso di stop avremmo dovuto risolvere il contratto. Non abbiamo ricevuto proposte di aumento, quel prezzo a noi non è stato offerto e siamo stati costretti alla risoluzione. Ci hanno tratto male, sarebbe bastato chiamarci e discuterne”. Secondo il sindaco Lo Giudice, invece, “ci sono due note con cui ci comunicano di voler risolvere il contratto e poi di non essere interessati a proseguire con nuovi prezzi. Noi abbiamo inviato richieste a tutte le ditte, la terza ha detto di non essere disponibile, la seconda ha accettato specificando che agli stessi patti e condizioni non poteva svolgere il servizio”. L’assenza di centro cottura a Roccalumera, invece, non è mai stata fatta presente dalla ditta nelle lettere inviate al Comune. Secondo il Codice degli appalti “l'affidamento avviene alle medesime condizioni proposte dall'originario aggiudicatario”, (compreso in questo caso l'utilizzo di piatti, bicchieri e posate compostabili, all'insegna del plastic free come previsto dal bando di gara) e la prosecuzione del servizio fino alla individuazione di successivo operatore economico, come disposto dal Comune con la determina del 20 ottobre, secondo la normativa “è limitata al tempo strettamente necessario alla conclusione delle procedure necessarie per l'individuazione di un nuovo contraente”. Procedure che però in questo caso non sono state finora avviate. La refezione scolastica è finita anche nel mirino della minoranza consiliare, che attacca il primo cittadino: “Lui non sapeva niente, non c’era e se c’era dormiva - accusa il capogruppo Nino Bartolotta - non c’era quando hanno mandato via la ditta che aveva chiesto un aumento minimo di 60 centesimi a pasto per sostituirla con quella attuale alla quale hanno riconosciuto 1,80 euro di aumento, non c’era quando gli amministratori immeritatamente si sono aumentati gli stipendi anziché destinare quei soldi alla refezione, non c’era quando hanno massacrato le famiglie con l’aumento dei buoni pasto per dare contributi a pioggia agli amici e agli amici degli amici. E se i genitori vogliono andare a protestare sarà tempo perso - aggiunge - dirà che non ci sono soldi e quando andranno via, insieme ai suoi assessori, si fregherà le mani pensando ai soldi in più che incasseranno a fine mese sullo stipendio”.