Giovedì 21 Novembre 2024
L'area a fianco del Ccr, costata 230mila euro, viene utilizzata per depositate di tutto


Santa Teresa, terreno comunale ridotto a discarica: affidata la bonifica e la chiusura

di Andrea Rifatto | 12/09/2024 | ATTUALITÀ

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Un terreno adibito da anni a sito di stoccaggio

Da sei anni viene utilizzato come deposito e discarica a cielo aperto, adesso il Comune si è deciso a ripulirlo e recintarlo. Il terreno accanto al Centro di raccolta rifiuti di Santa Teresa di Riva è costato ai cittadini circa 230mila euro, con un acquisto frutto di uno scambio che ha fatto non poco discutere, ma non ha mai avuto una destinazione specifica e di fatto è usato come area di stoccaggio di materiali e immondizia indifferenziata, con modalità che non appaiono affatto consone. Su sollecitazione dell’assessore all’Ambiente, Gianmarco Lombardo, l’Ufficio tecnico ha redatto con l’ing. Onofrio Crisafulli un progetto per l’esecuzione dei lavori di recinzione e pulizia dell’area, per un importo di 25mila euro di cui 18mila 745 euro per lavori e 6mila 254 euro per somme a disposizione. Interventi di bonifica e chiusura affidati alla ditta “Santoro Mario Maurizio” di Casalvecchio Siculo per l’importo di 16mila 915 euro, al netto del ribasso del 10,17%, per una spesa complessiva di 22mila 767 euro. L’area, che si estende su una superficie di 1.890 metri quadri, è stata comprata nel 2017 dal Comune al prezzo di 190.530 euro (oltre Iva al 22% e spese notarili fino ad oltre 230mila euro) dalla società “Ing. Paolo Arcovito Costruzioni Srl”, che nel 2007 ha realizzato la lottizzazione dando vita al “Polo artigianale Val d’Agrò”. Un’operazione formalizzata in base a un accordo che ha portato la società, in cambio dell’acquisto del terreno, a non proseguire il ricorso al Tar di Catania contro il Comune per una controversia legata all’utilizzo dell’area del Ccr, che secondo i proprietari era vincolata a parcheggio a servizio dei lotti artigianali realizzati più a monte e dunque non poteva ospitare il centro rifiuti. 


Oggi una parte del terreno viene utilizzata per scaricare rifiuti di ogni genere, spazzatura indifferenziata, resti di potature, legname, beni durevoli, materiale ferroso, il tutto a contatto con il terreno senza alcuna protezione o pavimentazione. Di conseguenza durante le piogge potrebbero verificarsi perdite di sostanze inquinanti nel suolo e nel sottosuolo e quel sito si trasformerebbe in una bomba ecologica. Intorno all’ammasso di rifiuti sono presenti anche cassonetti carrellati, il rimorchio di un autocompattatore di notevoli dimensioni, che viene utilizzato dalla ditta che gestisce la raccolta rifiuti nella cittadina jonica, la “Onofaro Antonino” di Naso, per conferire i rifiuti all’interno del camion scaricandoli con i mezzi più piccoli. L’acquisto del 2017 venne giustificato con l’intenzione di realizzare una zona per il compostaggio dell’umido (mai sorta), mentre nel 2018 il Comune ha chiesto alla Regione un finanziamento da 448.954 euro per ampliare Centro comunale di raccolta, ma l’istanza non è stata ammessa e mai più ripresentata. Poi era stato previsto di costruire una tensostruttura per i carri allegorici, ma finora dalle parole non si è passati ai fatti e quel terreno pubblico è ridotto a discarica. Resta da capire, inoltre, come sia possibile che il Polo artigianale “Val d’Agrò” sia rimasto senza aree per parcheggi, almeno nella parte a valle, considerato che la zona destinata a tale scopo, secondo quanto sostenuto nel ricorso, era proprio quella dove sorge il Ccr.


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