Giovedì 26 Dicembre 2024
Il Tribunale ha condannato l'ente a pagare. La minoranza contesta l'Amministrazione


Sant'Alessio, il Comune soccombe in una causa di lavoro e risarcisce una ex dipendente

di Andrea Rifatto | 09/12/2024 | ATTUALITÀ

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Un contenzioso partito nel 2015

È costato quasi 100mila euro al Comune di Sant’Alessio Siculo il mancato inquadramento di una ex dipendente nella corretta categoria lavorativa. Il Tribunale di Messina ha infatti condannato l’ente a risarcire la somma complessiva di 96mila 357 euro all’ex impiegata Domenica Casablanca, che nel 2015 ha presentato ricorso chiedendo che le venisse riconosciuta la categoria D secondo il nuovo ordinamento professionale degli Enti Locali entrato in vigore a seguito della sua assunzione, avvenuta nel 1983 come segretaria economa. Il Comune l’aveva invece inquadrata nella categoria C ma dopo un lungo procedimento la giudice del lavoro Laura Romeo le ha dato ragione e ha stabilito il diritto dell’ex dipendente, difesa dall’avvocato Giuseppe Tribulato, ad essere inquadrata nella settima qualifica funzionale dall’1 luglio 1998 e nella categoria D dall’1 aprile 1999 e di beneficiare delle progressioni economiche orizzontali, condannando il Comune, difeso dall'avvocato Angelo Vitarelli, al pagamento di 61mila 611 euro a titolo di differenze retributive dal 1999 al 2015 oltre interessi legali e 13mila 395 euro per compensi professionali ed esborsi relativi alla consulenza tecnica d’ufficio. Importo poi lievitato con l’aggiunta di 14mila 201 euro di interessi legali, spese generali, iva e altri costi. L’ex impiegata non ha manifestato alcuna disponibilità ad aderire alle proposte transattive del Comune e ha notificato un atto di precetto chiedendo il pagamento della somma entro il 31 dicembre, con la promessa di rinunciare alle ulteriori spese della procedura esecutiva. 

Il Consiglio comunale ha dunque dovuto riconoscere il debito fuori bilancio scaturente dalla sentenza, con un delibera approvata all’unanimità (assenti Giovanni Saccà e Roberto Bartorilla in maggioranza, Tina Cannavò e Cristina Triolo in minoranza). “L’Ente non è nuovo a soccombenze a vario titolo che arrivano ormai a cascata - ha rilevato il consigliere di opposizione Giuseppe Riggio - in questo caso erano in ballo persino le spettanze che potevano e dovevano essere riconosciute pacificamente senza che fosse il giudice a stabilirlo. Purtroppo questo modus operandi non fa altro che creare danno all'ente e a tutta la cittadinanza, alla quale vengono sottratti numerosi servizi. L’Amministrazione - ha aggiunto Riggio - si dimostra costantemente avara nei riguardi dei propri dipendenti, ai quali nega ciò che di fatto e di diritto gli spetta, mentre si dimostra molto generosa con i propri colleghi amministratori. Chiedo se sia possibile che per vedersi riconoscere un diritto in questo Ente, si sia costretti costantemente a rivolgersi a un’autorità giudiziaria: i diritti dei dipendenti vanno sempre e comunque garantiti visto che sono proprio loro a tirare avanti la ‘carretta’ ormai da tempo, avendo, nel corso degli anni acquisito a pieno titolo quelle competenze e quelle professionalità che non possono che essergli puntualmente riconosciute. Si rimanda sempre con l'intento di far cadere tutto nel dimenticatoio, gli anni passano, il dare e l'avere si prescrivono e l'Amministrazione è imbattibile nel fare questo genere di conti - ha concluso il consigliere - così come quello di sperperare inutilmente denaro pubblico. Come può con tale clima funzionare la macchina amministrativa? O forse si vuole proprio che la macchina non funzioni”.


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