Sant'Alessio, inaugurato il nuovo monumento per tutti i caduti donato al Comune - FOTO
di Andrea Rifatto | 24/05/2022 | ATTUALITÀ
di Andrea Rifatto | 24/05/2022 | ATTUALITÀ
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La cerimonia di inaugurazione
È stato inaugurato a Sant’Alessio Siculo il nuovo monumento per i caduti di tutte le guerre, donato al Comune dalla famiglia Moschella, in particolare dai fratelli Carmelo Gaetano e Carmelo Antonino, emigrati tra gli Anni ’50 e ’60 in Venezuela dove sono divenuti affermati imprenditori nel settore petrolifero, estendendo poi le loro attività in altre parti del mondo. L’opera, realizzata in acciaio inox dall’artista Nino Ucchino, alta 3,20 metri e posata su un basamento rivestito in pietra lavica, è stata installata in piazza Onofrio Zappalà, rivolta verso la strada. Alla base è apposta una stele che elenca i 21 caduti alessesi, 9 nella Prima Guerra mondiale a 13 nella Seconda, tra i quali anche alcuni antenati dei Moschella. Alla cerimonia hanno preso parte l’Amministrazione comunale con in testa il sindaco Giovanni Foti, i quattro fratelli Moschella (presenti anche Gaetano e Giovanna), l’associazione Combattenti e Reduci di Sant’Alessio con il presidente Concetto Fleres, il deputato nazionale Francesco D’Uva e l’Arma dei Carabinieri. A benedire il nuovo monumento per i caduti il parroco don Luciano Zampetti affiancato dal vice Oscar Zoungrana. “L’opera raffigura una rupe con un incavo alla base con militari morti o morenti, anche in trincea, con due elmetti della Prima e della Seconda guerra - ha spiegato Ucchino - dietro spunta un timido sole che simboleggia la pace attesa in tempo di guerra. Poi vi un’ala piena di croci che simboleggia i cimiteri pieni di soldati caduti giovanissimi, l’altra ala seppur offesa riesce invece a vibrare e a volare, simbolo di pace e libertà”. Il sindaco Foti ha ringraziato i fratelli Moschella, che hanno letto un messaggio affidato a Gaetano, per il gesto di vicinanza, generosità, sensibilità verso la comunità di Sant’Alessio, con la quale hanno tenuto sempre saldo il legame e si sentono ancora parte del tessuto sociale e culturale del paese, con un’appartenenza adesso ancora più forte.