Savoca, Bartolotta prova a difendere il "suo" Consiglio ma resta la violazione della legge
di Andrea Rifatto | 22/09/2020 | ATTUALITÀ
di Andrea Rifatto | 22/09/2020 | ATTUALITÀ
1507 Lettori unici
Il sindaco uscente Nino Bartolotta
Il sindaco di Savoca Nino Bartolotta prende le difese del Consiglio comunale (organo dove siede come ospite senza alcun potere decisionale né competenza in merito ai lavori d’aula) e replica al nostro articolo di sabato scorso in merito alla violazione della normativa che vieta ai Consigli di adottare atti che non siano urgenti e improrogabili nei 45 giorni precedenti alle elezioni amministrative. Bartolotta, che ha ritenuto evidentemente di dover affrontare la questione in prima persona sostituendosi alla Presidenza del Consiglio, nonostante non sia stato lui a redigere l’ordine del giorno, esordisce parlando di “articolo in base al quale il Consiglio comunale di Savoca avrebbe, nella seduta del 2 settembre 2020, adottato atti di natura cosiddetta ‘propagandistica’, tali da alterare la par condicio tra le forze politiche che partecipano alle elezioni”. “Accusa” che non abbiamo mai mosso nei confronti del Consiglio savocese. La notizia evidenziava come secondo l’art. 31, comma 3, della Legge 142/1990, introdotto in Sicilia con l’art. 1 della Lr. 48/1991, dal 45esimo giorno precedente quello della votazione i Consigli devono limitarsi ad adottare gli atti urgenti ed improrogabili e si spiegava come questa norma tragga la propria “ratio ispiratrice” dalla necessità di evitare che il Consiglio possa condizionare la formazione della volontà degli elettori adottando atti aventi natura cosiddetta “propagandistica”, tali da alterare la par condicio tra le forze politiche che partecipano alle elezioni amministrative. Dunque cosa ben diversa dal dire che ciò sia avvenuto a Savoca. Il sindaco Bartolotta precisa poi che “per le elezioni comunali trova applicazione l’articolo 29, comma 6, della legge 81/1993, ai sensi del quale ‘è fatto divieto a tutte le Pubbliche Amministrazioni di svolgere attività di propaganda di qualsiasi genere, ancorché inerente alla loro attività istituzionale, nei 30 giorni antecedenti l’inizio della campagna elettorale e per tutta la durata della stessa’, evidenziando come non sia ricandidato e tale scelta sia stata ufficializzata, anche a mezzo stampa, già a giugno: “Anche ammesso che gli atti adottati siano stati valutati nell'articolo quale attività di propaganda (dove lo abbia letto rimane un mistero), corre l'obbligo di precisare che il Consiglio comunale si è tenuto in data 2 settembre e quindi in data ben antecedente il divieto dei 30 giorni precedenti l’inizio della campagna elettorale di cui alla Legge 81/1993”. E infatti nessuno ha mai contestato a Savoca la questione dei 30 giorni, che come è ben evidente nell’articolo si riferiva a Limina, tanto da essere stata inserita in coda al secondo paragrafo. La violazione avvenuta a Savoca riguarda infatti l’adozione di atti non urgenti e improrogabili dopo il 20 agosto (45esimo giorno prima delle elezioni), ossia la discussione della relazione di fine mandato del sindaco, l’individuazione di uno spazio in municipio da intitolare agli ex amministratori e la consegna di riconoscimenti ai dipendenti andati in pensione nel quinquennio 2015-2020. Bartolotta sostiene come “la relazione del sindaco non è un atto amministrativo e non prevede alcuna adozione e/o votazione, ma attiene ad un preciso adempimento di legge previsto dall'art. 17 comma 1 della L.R. 7/92, come modificato dall’art. 127, comma 22 della Lr. 7/2004, che testualmente dispone ‘ogni anno il sindaco presenta una relazione scritta al Consiglio comunale sullo stato di attuazione del programma e sull’attività svolta nonché su fatti particolarmente rilevanti’; essendo, pertanto, un adempimento previsto dalla legge risulta non sussumibile nella fattispecie della comunicazione politica (vietata) di cui all’art. 9 della Legge 28/2000”. Il sindaco Bartolotta, che svolge la professione di segretario comunale, sa bene che la relazione annuale prevista dalla normativa siciliana (a proposito, tra le delibere consiliari pubblicate non troviamo traccia delle relazioni annuali degli anni 2017, 2018 e 2019, l’ultima pubblicata è quella del 2016 discussa in Consiglio il 30 gennaio 2017, eppure è obbligatoria per legge ci ricorda il sindaco) è cosa ben diversa dalla relazione di fine mandato prevista dal D. Lgs. 149/2011 (che non va portata in Consiglio), ossia il documento che in questo caso è stato invece letto in Aula, come specificato nell’introduzione e riportato nella delibera consiliare n. 38 (QUI ALLEGATA). Sugli altri due punti trattati dal Consiglio il sindaco replica che “l’individuazione di uno spazio interno al Palazzo municipale da dedicare a tutti gli ex amministratori, nonché di una targa in ricordo di due dipendenti comunali scomparsi prematuramente, è un mero atto di indirizzo che come tale non produce effetti, ma necessita di ulteriori atti di attuazione”: l’atto di indirizzo, come è risaputo, è invece un atto di chiara natura politica. “La consegna delle pergamene ai dipendenti comunali collocati in quiescenza - continua il sindaco - prassi peraltro consolidata da decenni, è consistita in una mera attività materiale non oggetto di proposta, né di conseguente deliberazione”. Non è così, in quanto la consegna delle pergamene è stata messa nero su bianco con la delibera consiliare n. 36 del 2 settembre (QUI ALLEGATA) di cui è proponente proprio il sindaco Nino Bartolotta. “In ogni caso non sono ricandidato e mi sono limitato ad effettuare un riconoscimento, al termine del mandato elettorale, ai dipendenti collocati in quiescenza durante tale arco di tempo e ad accomiatarmi dalla cittadinanza che mi ha democraticamente eletto, per cui non si comprende quale fondamento possa trovare la presunta violazione della par condicio nell’attuale campagna elettorale”: riconoscimento più che legittimo ma che non andava consegnato in Consiglio comunale con un atto deliberativo. “Non si comprende la riferita ‘stoccata agli avversari’ - conclude Bartolotta - atteso che i lavori consiliari si sono tenuti in data antecedente il primo giorno utile per la presentazione delle liste e conseguentemente per l’individuazione dei candidati a sindaco e consigliere nelle consultazioni amministrative del 4 e 5 ottobre 2020”. E qui il sindaco, con quasi 30 anni di carriera politica alle spalle, ci stupisce, come se avesse necessità di attendere la presentazione delle liste per conoscere chi fossero gli avversari della sua Amministrazione, che già da mesi sono usciti allo scoperto ufficialmente. Il passaggio in cui parliamo di ‘stoccata agli avversari’ si riferisce a quanto da lui riportato nella relazione di fine mandato, letta in Consiglio e diramata alla stampa, quando scrive che “mi piace ricordare a me stesso e a chi oggi, in maniera poco dignitosa per se e per i savocesi tutti, millanta altro…” vantando poi alcuni risultati raggiunti in ambito turistico. A millantare altro non saranno sicuramente i suoi supporter, è più che evidente. In ogni caso queste ultime due delibere citate sono prive dei presupposti di urgenza ed improrogabilità richiesti dalla legge.