Savoca, Comune e "Sicobit" lavorano per spostare la fabbrica: chiesto Consiglio urgente
di Andrea Rifatto | 15/01/2024 | ATTUALITÀ
di Andrea Rifatto | 15/01/2024 | ATTUALITÀ
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L'area individuata per lo stabilimento
Trovare un accordo che metta la parola fine ai contenziosi, eliminando il problema alla radice con la delocalizzazione dello stabilimento. È l’ipotesi alla quale stanno lavorando il Comune di Savoca e la società “Sicobit”, che produce conglomerati bituminosi in contrada Fontanelle, ai piedi del centro storico. Da ottobre a dicembre si cono tenuti quattro incontri per analizzare le soluzioni sullo spostamento, alla presenza di amministratori, funzionari, tecnici e legali del Comune e della società del gruppo Musumeci: l’ipotesi che ha preso piede è quella di trasferire l’insediamento nella frazione Contura, nell’area individuata nel Prg in fase di approvazione come zona D artigianale-industriale, con una soluzione che allontani l’insediamento dalle abitazioni e lo avvicini all’area demaniale, con la possibilità di creare una nuova strada. Le parti hanno quindi stabilito di avviare una conferenza di servizi con Città metropolitana, Autorità di bacino, Soprintendenza ai Beni culturali e ambientali, Rfi e Consorzio Catania-Messina (raddoppio ferroviario), al fine di definire le condizioni di fattibilità dell’opera e il cronoprogramma. La vicenda è giunta all’orecchio della minoranza e i consiglieri Giuseppe Muscolino, Giuseppe Meesa e Adele Trimarchi hanno chiesto la convocazione di una seduta di Consiglio comunale urgente per aprire il dibattito e avere notizie su questi incontri propedeutici allo spostamento della fabbrica “Sicobit” a Contura, soprattutto per capirne l’impatto ambientale sulla frazione. L’intesa dovrebbe permettere di chiudere i ricorsi amministrativi ancora pendenti, in particolare quello al Cga di Palermo sull’assenza delle autorizzazioni, dopo che nel 2021 Comune e Città metropolitana non hanno riconosciuto la compatibilità urbanistica e ambientale dell’area dove sorge l’attuale insediamento, in quanto in zona E (agricola) dove sono vietate attività industriali e di cava. In un altro ricorso, invece, il Tar di Catania, ha negato alla Sicobit la richiesta di risarcimento da 2,4 milioni di euro legata all’annullamento nel 2008 dell’autorizzazione all’attività nella cava di gneiss, in quanto lo stabilimento sorge a 221 metri dal centro abitato rispetto alla distanza minima di 500 metri prevista per le cave.