Savoca, crolla il tetto di una chiesa del '500: un pezzo di storia rischia di andare perso
di Andrea Rifatto | 23/12/2020 | ATTUALITÀ
di Andrea Rifatto | 23/12/2020 | ATTUALITÀ
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Il tetto della chiesa ormai crollato
Un pezzo di storia che si rischia di perdere per sempre, in uno dei borghi classificato tra più belli d’Italia dove però molte zone rimangono ancora abbandonate. C’è tanta tristezza e amarezza a Savoca, ma anche nei centri vicini, dopo il crollo del tetto della chiesetta di Santa Domenica, situata nell’omonima frazione poco più a monte del centro storico savocese, risalente al XVI secolo ma da molti lustri lasciata nell’incuria dai proprietari, nell’indifferenza generale delle istituzioni pubbliche e della società. La struttura di copertura in legno e tegole, esposta alle intemperie e dunque ormai marcia, ha ceduto crollando su se stessa e adesso l’edificio sacro appartenente a privati, al cui interno vi sono anche i resti di un piccolo altare, da anni trasformato in deposito, è totalmente scoperchiato. Un tempo il borgo di Santa Domenica pullulava di vita, vi erano un frantoio e un palmento utilizzato da tanti cittadini e per le novene di Natale la chiesetta era piena e la gente arrivava anche da lontano. “Sotto quelle travi ormai marce rimangono seppelliti i ricordi miei e dei tantissimi savocesi delle frazioni limitrofe - ricorda una residente, Melina Lombardo, che ha denunciato il crollo del tetto - oltre alla dignità e alla memoria di tante generazioni che in quella chiesetta e in quel borgo hanno lavorato, gioito, pianto e vissuto. Anche il Crocifisso, ormai esposto alle intemperie, sembra guardare attonito e impotente l’immane disastro”. Come ricorda Santo Lombardo, cultore di storia locale ed ex responsabile del museo comunale di Savoca, il piccolo edificio sacro nella frazione esiste fin dal 1574, quando a fianco fu fondato il primo convento dei Cappuccini, ed era dedicato alla Madonna di Loreto; fino al 1791 la chiesa apparteneva all'Archimandrita di Savoca e poi fu ceduta all’abate Francesco Trimarchi, sottoposta a vincolo di tutela anche dalla Soprintendenza. “Speriamo che come la fenice, insieme all'ambiente circostante, risorga dalle proprie ceneri, crediamoci” commenta amaramente Lombardo. In tempi in cui si parla di far rivivere degli antichi borghi, turismo lento ed esperienziale, l’abitato di Santa Domenica dovrebbe dunque essere preso in considerazione per un’iniziativa di recupero delle strutture esistenti, sia a testimonianza del nostro passato ma anche come attrattiva per i visitatori alla ricerca di posti unici che spesso dimentichiamo per sempre.