Savoca, palazzetto e strada su aree mai espropriate: condannati Provincia e Comune
di Andrea Rifatto | 11/07/2024 | ATTUALITÀ
di Andrea Rifatto | 11/07/2024 | ATTUALITÀ
1206 Lettori unici
La struttura incompleta da 30 anni
Non solo lasciato incompleto e abbandonato da 30 anni, ma pure costruito su terreni occupati illegittimamente. Quello che sarebbe dovuto essere il palazzetto dello sport di Savoca, costruito dall’ex Provincia di Messina nella frazione Romissa e rimasto dal 1994 allo stato rustico, riserva nuove sorprese. I proprietari dei terreni sui quali sorge, nove appartenenti alla famiglia Trimarchi, hanno infatti vinto due ricorsi al Tar di Catania presentati contro la Città metropolitana e il Comune per l’occupazione dei loro fondi destinati all’edificazione della struttura sportiva mai ultimata e della limitrofa Strada provinciale 21 di Romissa, visto che non sono mai stati emessi i decreti di esproprio, cessione bonaria e acquisizione sanante. Assistititi dall’avvocato Antonio Saitta, i proprietari hanno chiesto ai giudici amministrativi l’accertamento dell'illegittimità dell'occupazione delle aree e la condanna dei due enti alla restituzione dei terreni illegittimamente occupati e al pagamento di quanto dovuto a titolo di risarcimento per tutti i danni derivanti dall'illecita occupazione, con interessi e rivalutazione monetaria, oppure l'acquisizione dei terreni e il risarcimento del danno. Relativamente alla strada, il Comune ha sostenuto in giudizio come l’occupazione sia stata disposta dalla Provincia, ma i giudici hanno sottolinea come l’ente locale proprio “per la realizzazione dei lavori di costruzione della strada di allacciamento del centro urbano con la frazione Romissa del comune di Savoca” è stato autorizzato “ad occupare in via temporanea e d’urgenza per la durata di anni cinque”, tra gli altri, anche i terreni dei signori Trimarchi, dimostrando il coinvolgimento del Comune allegando anche una nota del 7 febbraio 1983 con la quale il sindaco del tempo invitava i proprietari “alla stipula dell’accordo amichevole sulla indennità e all’atto di trasferimento dello immobile nella misura occorsa per la realizzazione dell’opera”. Il Tar, dove il Comune di Savoca si è costituito con l’avvocato Rosario Giommarresi, a differenza dell’ex Provincia che non si è presentata, ha accolto i due ricorsi e ordinato agli enti di restituire alla famiglia Trimarchi i beni occupati, previo loro ripristino e corrispondendo il risarcimento per il periodo di occupazione illegittima; in alternativa acquisire le aree completando l’esproprio, secondo quanto previsto dalle norme in materia nel caso di utilizzazione senza titolo di un bene per scopi di interesse pubblico. Una decisione che dovrà essere assunta entro 120 giorni. La Città metropolitana è stata inoltre condannata al pagamento delle spese di lite dei due ricorsi per un totale di 4mila euro. Per costruire il palazzetto l’ex Provincia occupò quattro particelle per 7.650 metri quadrati “impedendo tanto la prosecuzione del proficuo impiego a fini agricoli (vigneto e uliveto) - ha evidenziato l’avvocato Saitta nel ricorso - quanto un possibile utilizzo a scopi edificatori, con lo stravolgimento della morfologia del terreno”, mentre per la realizzazione di un tratto della Sp 21 l’occupazione risale agli Anni ’60 da parte della Provincia (sei particelle) e negli Anni ‘70 anche del Comune (tre).