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Scavi archeologici di Scifì, esperti da tutta Italia per studiare i resti romani - FOTO
di Filippo Brianni | 22/09/2016 | ATTUALITÀ
di Filippo Brianni | 22/09/2016 | ATTUALITÀ
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Foto di gruppo con studiosi, docenti e amministratori
Il sito archeologico di Scifì è stato oggetto in questi giorni di un’esercitazione pratica della Scuola Nazionale di “Scienza e Beni Culturali: dall’analisi non invasiva alla ricostruzione 3D” dell’Università degli Studi di Messina, di cui sono responsabilila prof.ssa Vincenza Crupi, il prof. Domenico Majolino e la prof.ssa Valentina Venuti del Dipartimento di Scienze matematiche e informatiche, Scienze fisiche e Scienze della Terra, che ha organizzato l'iniziativa in convenzione con l'Ordine dei Geologi di Sicilia. In un affascinante contesto di scavo ancora pressoché inesplorato da un punto di vista archeometrico, studiosi ed esperti giunti da tutta Italia hanno iniziato a lavorare da martedì e hanno concluso ieri le analisi in situ. Lo scopo è stato quello di scandagliare con l’utilizzo di un georadar la zona a sud rispetto all’area già emersa nei precedenti scavi, per tentare di scoprire la direzione del fabbricato romano, ancora in buona parte interrato. Tra gli esperti in campo anche la prof.ssa Grazia Venera Spagnolo, che a Scifì curò l’ultimo scavo, nel lontano 2002, insieme a Gabriella Tigano della Soprintendenza ai Beni culturali e ambientali. Entrambe fanno parte anche del comitato scientifico dell’esercitazione, che coinvolge docenti delle Università di Malta, Roma Tre, Reggio Calabria e Napoli, tecnici del Centro nazionale richerche di Lecce, dell’Istituto di Geofisica e Vulcanologia di Roma e di una società di Trieste. La presentazione del programma si è svolta lunedì all’Università. Da martedì gli studenti sono giunti a Scifì per le sessioni di esercitazioni in programma fino a ieri. Dopo l’introduzione della prof.ssa Spagnolo sul tema “Indagini archeologiche nel sito di Scifì”, i partecipanti alla Scuola hanno seguito le lezioni su “Le strumentazioni portatili per l’analisi in situ”, “Misure Geofisiche in aree archeologia e siti di interesse culturale” e “La microzonazione sismica”. Le esercitazioni pratiche a Scifì hanno invece riguardato “Misure in situ tramite strumentazione XRF e Raman protatile-raccolta ed elaborazione dati” (Vincenza Crupi, Valentina Venuti e Francesca Longo dell’Università di Messina) e “Misure Geofisiche” (Sebastiano D’Amico dell’Università di Malta e Raffaele Persico del Cnr). Ieri pomeriggio, invece, il gruppo si è spostato all’abbazia dei Santi Pietro e Paolo d’Agrò di Casalvecchio Siculo, dove sono stati analizzati i reperti rinvenuti a Scifì e custoditi nel Museo di Naxos, prima dell’esercitazione su “Acquisizione digitale e rilievo 3D: raccolta dati” (Mauro Saccone dell’Università degli Studi Roma Tre e Sebastiano D’Amico). Al gruppo di lavoro hanno fatto visita anche il vicesindaco di Forza d'Agrò, Massimo Cacopardo e i consiglieri comunali Stefano Speramza e Fabiola Smiroldo. Venerdì, all’ateneo peloritano, si tireranno le somme sui risultati ottenuti e, più in generale, sulle tecniche di acquisizione digitale e ricostruzione dati, soprattutto in ambito archeologico, di questi strumenti. Come si ricorderà, il sito di Scifì venne segnalato nel 1987 dal prof. Giuseppe Lombardo, che lo collegò all’originario monastero bizantino dei Santi Pietro e Paolo d’Agrò. I brevi scavi non hanno ancora consentito di accertare la natura. La Soprintendenza ipotizza la presenza di una villa tardo imperiale o di una sorta di “stazione di sosta” lungo la strada che in epoca romana conduceva a Taormina. L’Osservatorio per i Beni culturali dell’Unione dei Comuni e Archeoclub Area Jonica stanno valutando di organizzare a dicembre una conferenza in occasione del 15° anniversario dalla morte di Lombardo.
Oggi, all’Università di Messina, si procederà con “Elaborazioni dei dati geofisici acquisiti presso il sito archeologico di Scifì” (Sebastiano D’Amico e Raffaele Persico) e “Processamento dati e ricostruzione di un modello digitale 3D foto-realistico del manufatto in esame” (Mauro Saccone e Sebastiano D’Amico).