Giovedì 21 Novembre 2024
Si punta ad incrementare la valorizzazione della memoria storica delle singole comunità


Sicilia, ecco la legge per gli ecomusei

di Andrea Rifatto | 11/07/2014 | ATTUALITÀ

4942 Lettori unici | Commenti 1

Potranno essere gestiti da enti pubblici e privati

Con la legge 2 luglio 2014 n. 16, approvata dall’Assemblea regionale siciliane e promulgata dal Presidente Rosario Crocetta, vengono finalmente regolati gli ecomusei in Sicilia. Una nuova forma museale che mira a conservare, comunicare e rinnovare l’identità culturale delle comunità, allo scopo di recuperare, testimoniare e valorizzare la memoria storica, la vita, le figure, le tradizioni, la cultura materiale e immateriale, le attività di lavoro artigianali. Il raggio di azione degli ecomusei sarà molto vasto: le finalità prioritarie consistono nel rafforzare il senso di appartenenza e la consapevolezza delle identità locali, attraverso il recupero e la riproposizione in chiave dinamico-evolutiva delle radici storiche, attivando e rendendo direttamente partecipi le comunità, le istituzioni culturali e scolastiche e le associazioni locali nei processi di valorizzazione, ricerca, fruizione attiva e promozione del patrimonio culturale-materiale, immateriale-sociale e ambientale, compresi i saperi tramandati e le tradizioni. La valorizzazione e la diffusione del patrimonio culturale è fondamentale, secondo lo spirito della norma, per conservare, ripristinare, restaurare e valorizzare ambienti di vita e di lavoro tradizionali, utili per tramandare le testimonianze della cultura materiale e ricostruire le abitudini delle popolazioni locali, le relazioni con l’ambiente circostante, le tradizioni religiose, culturali e ricreative, l’utilizzo delle risorse naturali, delle tecnologie, delle fonti energetiche e delle materie impiegate nella produzione agricola, silvicola, artigianale e industriale. Di notevole importanza per la costituzione degli ecomusei sono le attività di documentazione, catalogazione e ricerca scientifica relative all’ambiente, al paesaggio, alla storia e alle tradizioni locali del territorio: dati che devono ovviamente essere resi fruibili al pubblico.

L’ecomuseo non va però considerato esclusivamente come un luogo statico di mera raccolta e catalogazione di beni, ma dovrà servire anche a promuovere e realizzare percorsi e itinerari di visita volti alla conoscenza e alla comprensione degli ambienti naturali, del patrimonio territoriale nelle sue componenti ambientali, storico-culturali, produttive e demoetno-antropologiche: un museo diffuso che favorisca quindi il mantenimento o il recupero di attività tradizionali locali, di antichi mestieri e l’avvio di botteghe-scuola, nell’ottica della conservazione della memoria, dello sviluppo della coesione sociale e della riscoperta degli antichi saperi e mestieri è uno degli obiettivi principali che la Regione Siciliana ha individuato nella stesura della legge. 
Una nuova forma che consenta dunque di orientare lo sviluppo futuro del territorio in una logica di sostenibilità ambientale, economica e sociale, di responsabilità e di partecipazione dei soggetti pubblici e privati e dell’intera comunità locale. Una sorta di patto con il quale una comunità si impegna a prendersi cura del territorio, attraverso un progetto condiviso e integrato di tutela, valorizzazione, manutenzione e produzione di cultura esaltando le peculiarità storiche, culturali, materiali ed immateriali, paesistiche ed ambientali, spesso trascurate da parte di enti ed istituzioni.

Gli ecomusei potranno essere promossi e gestiti da enti locali, in forma singola o associata, o da associazioni e fondazioni culturali o ambientaliste, senza scopo di lucro. I gestori dovranno individuare gli ambiti e le sedi degli interventi, di dimensioni e caratteristiche adeguate, provvedendo ad attrezzarli, restaurarli, valorizzarli, a recuperare i manufatti tradizionali, raccogliendo e recuperando attrezzature e documentazione, svolgendo attività di catalogazione, documentazione, informazione, gestione, promozione culturale e sostegno alle attività didattico-educative e di ricerca scientifica, in collaborazione con le Soprintendenze dei beni culturali e ambientali, le università, gli istituti specializzati, gli enti di promozione turistica e i musei.
La legge 16/2014 stabilisce l’obbligo di predisporre un programma di attività contenente gli obiettivi perseguiti, le attività previste, le risorse del territorio e le strategie per la loro valorizzazione, con un piano economico e i costi relativi, con la ricognizione delle risorse finanziarie disponibili.
Entro novanta giorni dalla data di entrata della legge, pubblicata oggi sulla Gazzetta Ufficiale della Regione Siciliana, saranno definiti i criteri e i requisiti minimi per il riconoscimento della qualifica di ecomuseo, tenendo conto dei criteri di omogeneità culturale, geografica e paesaggistica del territorio in cui si propone l’Ecomuseo; la partecipazione attiva della comunità locale nel progetto di animazione culturale; la partecipazione di enti locali singoli o associati; la presenza di beni di comunità, ovvero di elementi patrimoniali, materiali e immateriali, naturalistici e ambientali di riconosciuto valore in primo luogo per le stesse comunità; l’allestimento di un luogo aperto al pubblico per lo svolgimento di attività di interpretazione, documentazione e informazione; l’esistenza di itinerari di visita e luoghi di interpretazione; la marginalità dell’area e la presenza attiva e documentata dell’ecomuseo, da almeno tre anni, sul territorio. Ogni struttura avrà diritto alla denominazione esclusiva ed originale ed ad un proprio emblema esclusivo, e potrà ricevere contributi dalla Regione per il raggiungimento dei livelli minimi di qualità e per la realizzazione e lo sviluppo, compresi gli interventi per opere edilizie, acquisto di beni ed attrezzature, fino al limite del 50 per cento della spesa sostenuta dall’ente proprietario o gestore.
In Sicilia gli ecomusei riconosciuti sono attualmente tre: il Museo del Sale a Trapani, la Casa Antonino Uccello a Palazzolo Acreide (Sr) e l'Itinerario i luoghi del lavoro contadino, tra Buscemi e Palazzolo Acreide.

Più informazioni: ecomusei  


COMMENTI

Giuseppe Ronsisvalle | il 11/10/2014 alle 12:54:33

Stiamo lavorando alle realizzazione di un open museum nella Valle dell'Alcantara. Desideriamo aderire alle finalità dell'ecomuseo poichè condividiamo le stesse finalità.

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