Sicilia, ecco la legge per gli ecomusei
di Andrea Rifatto | 11/07/2014 | ATTUALITÀ
di Andrea Rifatto | 11/07/2014 | ATTUALITÀ
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Potranno essere gestiti da enti pubblici e privati
Con la legge 2 luglio 2014 n. 16, approvata dall’Assemblea regionale siciliane e promulgata dal Presidente Rosario Crocetta, vengono finalmente regolati gli ecomusei in Sicilia. Una nuova forma museale che mira a conservare, comunicare e rinnovare l’identità culturale delle comunità, allo scopo di recuperare, testimoniare e valorizzare la memoria storica, la vita, le figure, le tradizioni, la cultura materiale e immateriale, le attività di lavoro artigianali. Il raggio di azione degli ecomusei sarà molto vasto: le finalità prioritarie consistono nel rafforzare il senso di appartenenza e la consapevolezza delle identità locali, attraverso il recupero e la riproposizione in chiave dinamico-evolutiva delle radici storiche, attivando e rendendo direttamente partecipi le comunità, le istituzioni culturali e scolastiche e le associazioni locali nei processi di valorizzazione, ricerca, fruizione attiva e promozione del patrimonio culturale-materiale, immateriale-sociale e ambientale, compresi i saperi tramandati e le tradizioni. La valorizzazione e la diffusione del patrimonio culturale è fondamentale, secondo lo spirito della norma, per conservare, ripristinare, restaurare e valorizzare ambienti di vita e di lavoro tradizionali, utili per tramandare le testimonianze della cultura materiale e ricostruire le abitudini delle popolazioni locali, le relazioni con l’ambiente circostante, le tradizioni religiose, culturali e ricreative, l’utilizzo delle risorse naturali, delle tecnologie, delle fonti energetiche e delle materie impiegate nella produzione agricola, silvicola, artigianale e industriale. Di notevole importanza per la costituzione degli ecomusei sono le attività di documentazione, catalogazione e ricerca scientifica relative all’ambiente, al paesaggio, alla storia e alle tradizioni locali del territorio: dati che devono ovviamente essere resi fruibili al pubblico. L’ecomuseo non va però considerato esclusivamente come un luogo statico di mera raccolta e catalogazione di beni, ma dovrà servire anche a promuovere e realizzare percorsi e itinerari di visita volti alla conoscenza e alla comprensione degli ambienti naturali, del patrimonio territoriale nelle sue componenti ambientali, storico-culturali, produttive e demoetno-antropologiche: un museo diffuso che favorisca quindi il mantenimento o il recupero di attività tradizionali locali, di antichi mestieri e l’avvio di botteghe-scuola, nell’ottica della conservazione della memoria, dello sviluppo della coesione sociale e della riscoperta degli antichi saperi e mestieri è uno degli obiettivi principali che la Regione Siciliana ha individuato nella stesura della legge. Gli ecomusei potranno essere promossi e gestiti da enti locali, in forma singola o associata, o da associazioni e fondazioni culturali o ambientaliste, senza scopo di lucro. I gestori dovranno individuare gli ambiti e le sedi degli interventi, di dimensioni e caratteristiche adeguate, provvedendo ad attrezzarli, restaurarli, valorizzarli, a recuperare i manufatti tradizionali, raccogliendo e recuperando attrezzature e documentazione, svolgendo attività di catalogazione, documentazione, informazione, gestione, promozione culturale e sostegno alle attività didattico-educative e di ricerca scientifica, in collaborazione con le Soprintendenze dei beni culturali e ambientali, le università, gli istituti specializzati, gli enti di promozione turistica e i musei.
Una nuova forma che consenta dunque di orientare lo sviluppo futuro del territorio in una logica di sostenibilità ambientale, economica e sociale, di responsabilità e di partecipazione dei soggetti pubblici e privati e dell’intera comunità locale. Una sorta di patto con il quale una comunità si impegna a prendersi cura del territorio, attraverso un progetto condiviso e integrato di tutela, valorizzazione, manutenzione e produzione di cultura esaltando le peculiarità storiche, culturali, materiali ed immateriali, paesistiche ed ambientali, spesso trascurate da parte di enti ed istituzioni.
La legge 16/2014 stabilisce l’obbligo di predisporre un programma di attività contenente gli obiettivi perseguiti, le attività previste, le risorse del territorio e le strategie per la loro valorizzazione, con un piano economico e i costi relativi, con la ricognizione delle risorse finanziarie disponibili.
Entro novanta giorni dalla data di entrata della legge, pubblicata oggi sulla Gazzetta Ufficiale della Regione Siciliana, saranno definiti i criteri e i requisiti minimi per il riconoscimento della qualifica di ecomuseo, tenendo conto dei criteri di omogeneità culturale, geografica e paesaggistica del territorio in cui si propone l’Ecomuseo; la partecipazione attiva della comunità locale nel progetto di animazione culturale; la partecipazione di enti locali singoli o associati; la presenza di beni di comunità, ovvero di elementi patrimoniali, materiali e immateriali, naturalistici e ambientali di riconosciuto valore in primo luogo per le stesse comunità; l’allestimento di un luogo aperto al pubblico per lo svolgimento di attività di interpretazione, documentazione e informazione; l’esistenza di itinerari di visita e luoghi di interpretazione; la marginalità dell’area e la presenza attiva e documentata dell’ecomuseo, da almeno tre anni, sul territorio. Ogni struttura avrà diritto alla denominazione esclusiva ed originale ed ad un proprio emblema esclusivo, e potrà ricevere contributi dalla Regione per il raggiungimento dei livelli minimi di qualità e per la realizzazione e lo sviluppo, compresi gli interventi per opere edilizie, acquisto di beni ed attrezzature, fino al limite del 50 per cento della spesa sostenuta dall’ente proprietario o gestore.
In Sicilia gli ecomusei riconosciuti sono attualmente tre: il Museo del Sale a Trapani, la Casa Antonino Uccello a Palazzolo Acreide (Sr) e l'Itinerario i luoghi del lavoro contadino, tra Buscemi e Palazzolo Acreide.