Giovedì 21 Novembre 2024
I tre campi della zona jonica con oltre 600 volontari impegnati esercitazioni e attività


"Sisma dello Stretto”, conclusa l’esercitazione: il bilancio tra numeri e criticità - FOTO

di Andrea Rifatto | 06/11/2022 | ATTUALITÀ

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Aree di ammassamento, esercitazioni e prove di evacuazione

La voglia di provare la macchina dei soccorsi ha prevalso sulla preoccupazione ed è stato un utile test che ha fatto emergere punti di forza e debolezze del sistema. Si è conclusa oggi l’esercitazione “Sisma dello Stretto 2022”, organizzata dal Dipartimento della Protezione civile con le regioni Calabria e Sicilia, che ha visto, a partire dal 4 novembre, tutte le componenti del Servizio Nazionale misurarsi in numerosi scenari allestiti tra le province di Reggio Calabria e Messina nell’ambito della simulazione di un terremoto di magnitudo 6, con conseguente allerta maremoto, con un significativo livello di impatto su abitazioni e popolazione. L’esercitazione ha coinvolto complessivamente 56 comuni, di cui 37 in Calabria e 19 in Sicilia, ed è stata interessata anche la zona jonica messinese, che ha partecipato con nove paesi, tra Scaletta Zanclea e Letojanni, direttamente coinvolti nelle attività previste. Quattro le aree di influenza: Itala-Scaletta Zanclea, Alì Terme-Alì-Fiumedinisi, Roccalumera-Furci Siculo-Nizza di Sicilia e Letojanni, nelle quali sono state allestite tre aree di ammassamento ad Alì Terme, Roccalumera e Letojanni. In campo 7 colonne mobili, oltre 600 volontari volontari, 150 mezzi e circa 100 tende. La simulazione del terremoto non è partita come tutti si attendevano, visto che venerdì il messaggio del sistema IT-alert è giunto sui cellulari fino alla zona di Nizza di Sicilia, mentre le popolazioni di Roccalumera, Furci Siculo e Letojanni non hanno ricevuto alcun avviso. Si trattava, comunque, di un test che complessivamente ha dato esiti soddisfacenti. L’esercitazione ha visto impegnati Vigili del Fuoco, Marina Militare, Guardia Costiera, Carabinieri, Guardia di Finanza, Polizia, Esercito, Corpo Forestale, Polizia locale, con i loro uomini e le dotazioni a disposizione, oltre a Croce Rossa Italiana, Misericordie, Anpas e Gruppi comunali di Protezione civile e altre associazioni. “Sono molto soddisfatto per come sono andate le cose - commenta Salvo Cocina - direttore generale del Dipartimento regionale di Protezione civile - ho voluto stressare tutto il sistema e tutti hanno partecipato come mi aspettavo. In caso di calamità nessuno potrà arrivare a soccorrerci da fuori regione prima di 72 ore, quindi dobbiamo essere noi siciliani ad intervenire con le nostre colonne mobili. La risposta simulata è stata quella delle prime 24 ore, dopo arriveranno gli aiuti da fuori. Abbiamo raggiunto e superato gli obiettivi. Abbiamo fatto una scommessa al buio, è stato un modello vincente per la Sicilia”. Tutte e tre le aree joniche sono state visitate da Cocina per un confronto sull’efficacia dei piani comunali di prevenzione con sindaci e responsabili locali del soccorso.

Roccalumera doveva essere sede del Com (Centro operativo misto), ma questo tipologia di struttura non è stata attivata e dunque il riferimento sono stati i Centri operativi comunali aperti in ogni municipio fino a sabato sera con sindaci, Forze dell’ordine e volontari. A Roccalumera, nell’area degli impianti sportivi, è stata allestita l’area di ammassamento più vasta della zona jonica, con l’arrivo di tre colonne mobili della Protezione civile di Catania con oltre 50 mezzi, 45 tende per circa 400 soccorritori tra volontari e funzionari, una tenda-mensa e due cucine mobili. Nei tre giorni, sotto le direttive del capocampo Marco Sanfilippo, dirigente del Servizio di Protezione civile etneo, sono state svolte esercitazioni su specificità e specializzazioni, prove di evacuazione nelle scuole, ricerca di eventuali dispersi post terremoto con le unità cinofile, estrazione delle vittime con unità di soccorso tecnico, stabilizzazione sanitaria dei recuperati ed eventuale spostamento nell’elisuperficie, oltre al trasporto degli operatori con i fuoristradisti, ricognizione aerea per la valutazione dei crolli delle infrastrutture, sostegno per la redazione dei Piani di Protezione civile comunali, spegnimento di incendi, manovre salvavita e di disostruzione e anche visite guidate delle scolaresche al campo. Il sisma (simulato) ha provocato il crollo di tre edifici nella frazione Allume, cinque abitazioni completamente inagibili e danni ad altri immobili nel resto del paese, con circa 200 cittadini sfollati per i quali sono stati ricercati i posti letto nelle strutture ricettive: il Comune ha allestito una zona rossa con divieto di accesso, sgomberato gli immobili a rischio ed evacuato le scuole, creando in totale sette aree di accoglienza. A Furci Siculo simulata la ricerca di dispersi nel torrente Savoca, a causa del crollo di un fabbricato, con 4 unità cinofile e 65 volontari della Protezione civile, che con la metodologia del rastrellamento a pettine hanno estratto dalle macerie tre persone.

A Letojanni ha avuto sede il campo base allestito dalla Protezione civile di Ragusa, con a capo il funzionario Luigi Lauretta, nel campo da calcio destinato ad area di emergenza dal Dipartimento regionale, con 2 colonne, 160 volontari, 40 mezzi e 27 tende. Le attività sono iniziate con prove di evacuazione nelle scuole e la simulazione del terremoto e sono proseguite con recupero dispersi. Particolarmente spettacolari i due salvataggi in mare effettuati dai volontari: il primo a Sant’Alessio Siculo, nella zona del Capo, il secondo nello specchio di mare antistante il campo base, con l’utilizzo di un elicottero della Guardia costiera per recuperare un disperso in acqua. Simulata anche la ricerca di una persona dispersa, rimasta bloccata all’interno di una cisterna sotto un viadotto autostradale crollato. In totale sono stati cercati e recuperati cinque dispersi, in diverse zone del territorio, tra cui il torrente Leto e la contrada Fondaco Parrino; eseguiti i sopralluoghi nelle zone in cui si sono ipotizzati dei danni e censite le aree ritenute pericolose, con i provvedimenti conseguenti come l’interdizione di alcune palazzine sulla collina di Silemi. Il bilancio finale è stato di 11 “morti virtuali”. Testate anche le idrovore per liberare le cantine allagate. Accanto a queste attività, sono state fornite informazioni ai cittadini, che hanno avuto la possibilità di accedere al campo sportivo per visitare le tende e le altre attrezzature; alcuni volontari si sono sistemati in un gazebo in piazza Angelo D’Arrigo per spiegare le buone pratiche e i comportamenti da assumere in caso di emergenza.

Ad Alì Terme sono giunte due colonne della Protezione civile di Siracusa, con 120 volontari, 30 mezzi e 20 tende: il campo è stato allestito nell’impianto da calcio, sotto le direttive del funzionario Rodolfo Guglielmino, e dopo l’evacuazione delle scuole subito dopo il sisma, si è andati avanti con simulazione di incendio a seguito di fuga di gas dovuta al sisma, ricerca dispersi e recupero feriti con gruppi cinofili, squadre tecniche, sanitarie e psicologi e con una simulazione di svuotamento immobili a seguito di maremoto. Altre esercitazioni si sono tenute all’Istituto Maria Ausiliatrice e ad Alì (archivio comunale) con 2 feriti e 1 morto (simulati), quattro abitazioni con crolli, 40 abitazioni inagibili, 96 persone senza tetto (56 ospiti da parenti)e 43 collocate in un hotel ad Alì Terme.

Impegnata nella tre giorni anche la Sezione A.R.I. (Associazione Radioamatori Italiani) di Santa Teresa di Riva, presieduta da Carmelo Nicita, nella quale i radioamatori hanno avuto un ruolo importante e si sono contraddistinti sia per l'impegno profuso che per la professionalità espressa. Ancora una volta, c’è stata la possibilità di dimostrare che nel caso di eventi calamitosi, il ruolo dei radioamatori nel gestire le comunicazioni tra i comuni e le prefetture, è un ruolo di fondamentale importanza. Nel caso di eventi avversi, infatti, quasi sempre le normali vie di comunicazione si interrompono. In tali circostanze, il ruolo del radioamatore diventa un ruolo di primo piano, in quanto quest’ultimo mantenendo attive le comunicazioni con gli enti preposti, è in grado di  garantire il normale svolgimento delle operazioni di soccorso. Oltre Nicita hanno partecipato i soci Mimmo Intersimone, Maurizio Pantano, Mario Briguglio, Biagio Feudale e Diego Di Bartolo, quest’ultimo interfaccia tra la sezione A.R.I. e la Protezione civile di Furci Siculo per creare tra le due realtà un rapporto di collaborazione sinergica che ha dato fin adesso ottimi risultati e, con buona probabilità, continuerà a darne anche in futuro.



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