Stadio di S. Teresa, è rottura tra Comune e gestore: si va verso la revoca del contratto
di Andrea Rifatto | 30/01/2022 | ATTUALITÀ
di Andrea Rifatto | 30/01/2022 | ATTUALITÀ
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Ad ottobre 2020 l'inaugurazione, poco dopo i primi attriti
È ormai rottura tra il Comune di Santa Teresa di Riva e la ditta che gestisce lo stadio da calcio e l’annesso campo da calcetto-tennis. La Effe Costruzioni, società che ha realizzato i lavori di ristrutturazione il cui appalto prevedeva anche un anno di gestione, non ha infatti rispettato il contratto soprattutto perchè non ha pagato i 26mila 351 euro di canone di concessione da versare entro il 22 maggio scorso, somma quantificata detraendo dall'importo iniziale di 137mila 250 euro (in virtù del rialzo del 650% offerto in sede di gara) le spese per la realizzazione della copertura della tribuna (105mila 413 euro) e la fornitura dei dispositivi antincendio (5mila 484 euro). Il dirigente dell’Ufficio tecnico, il geometra Francesco Pagano, ha quindi avviato il procedimento di risoluzione del contratto e il 4 gennaio ha inviato una lettera alla società Hdi Assicurazioni e alla stessa Effe Costruzioni, ricostruendo tutta la vicenda e chiedendo entro 15 giorni l’escussione della polizza fideiussoria a garanzia, pari a 26mila 351 euro. Somma che finora non è arrivata sul conto corrente del municipio. Dalla documentazione relativa alla vicenda emerge come le prime avvisaglie del corto circuito risalgano già all’8 febbraio dello scorso anno, tredici giorni prima della consegna ufficiale dell’impianto avvenuta il 21: la Effe, con nota dell’amministratore unico Santi Ferraro, scrive al Comune ritenendo che non debba sostenere le spese di allaccio dell’energia elettrica, calcolate da Enel in 6mila 425 euro per la fornitura di 50 Kw, perchè non conformi al piano economico di gestione; Pagano, una settimana dopo, risponde prendendo atto che "il preventivo risulta eccessivamente oneroso per il gestore, anche in funzione dell’esiguo periodo di ammortamento di tale costo previsto in un solo anno di gestione" e stabilisce che la ditta deve coprire le spese di allacciamento del contatore (4mila 625 euro) che saranno detratte dal canone di gestione, mentre i costi di attivazione (1.800 euro), essendo deposito cauzionale, sono recuperabili a fine contratto e non verranno considerati. Si arriva al 7 maggio, quando la Effe Costruzioni chiede il prolungamento della gestione a causa della pandemia e delle restrizioni che hanno bloccato quasi tutte le manifestazioni sportive, con le poche ammesse in assenza di pubblico, lamentando di dover sostenere spese di gestione (personale, utenze, manutenzione) a fronte dell’azzeramento degli incassi, chiedendo la rinegoziazione temporale ed economica della gestione degli impianti sportivi e di far decorrere la durata di un anno da quando verranno abolite le restrizioni, con il differimento del pagamento al Comune “al fine di poter sopperire almeno in parte al gravissimo disavanzo gestionale”. Per quattro mesi il Comune non risponde, poi il 2 settembre l’Ufficio tecnico fa presente che "l’appaltatore ha assunto precisi obblighi contrattuali, che il servizio di gestione è stato accettato senza riserva alcuna e che attualmente l’impianto risulta aperto e gestito in via continuativa, anche se con le limitazioni dovute al Covid-19”. Sentita l’Amministrazione comunale, viene comunque deciso di prolungare la gestione fino al 30 giugno 2022, concedendo 15 giorni per regolarizzare l’allaccio della luce (annunciando che in caso contrario si procederà con il distacco) e per il pagamento del canone, ricordando che il differimento del pagamento di fatto è già stato concesso visto che l’importo andava versato entro maggio. L'allacciamento dell’energia non verrà però mai effettuato (un altro preventivo della società Nwg Energia ammontava a 3mila 766 euro) con le bollette rimaste sempre a carico del Comune. Il 13 settembre la Effe ritiene impossibile pagare il canone di gestione "a causa della sospensione delle attività sportive", ma quattro giorni dopo Pagano mette in chiaro che il mancato pagamento del canone entro i termini "comporta la risoluzione contrattuale", vista anche la mancata stipula del contratto di energia elettrica dopo sette mesi, "anch’essa grave inadempienza degli obblighi", informando l’impresa che è stato avviato il procedimento teso alla risoluzione del contratto del servizio di gestione, con l’avviso che dal 23 settembre verrà sospesa l’energia elettrica e la richiesta di consegnare copia di tutte le chiavi e la contabilità relativa alla riscossione delle tariffe dall’utenza. Corrente elettrica che in realtà non è mai stata interrotta e continua ad essere fornita dall’impianto di illuminazione pubblica. Da settembre si arriva così al 4 gennaio, con la richiesta di incamerare la cauzione inviata alla società di assicurazione. La risoluzione della gestione, dunque, è questione di giorni e potrebbe aggiungersi anche la richiesta di danni e il risarcimento dei costi sostenuti per l’energia.