Strage di piazza Fontana, a S. Teresa il racconto dell'ultimo sopravvissuto
di Andrea Rifatto | 09/11/2019 | ATTUALITÀ
di Andrea Rifatto | 09/11/2019 | ATTUALITÀ
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D'Arrigo, Zinni, Sturiale e Caminiti
É l’ultimo superstite della strage di piazza Fontana del 1969, che provocò 17 morti e 88 feriti e di cui il 12 dicembre ricade il 50° anniversario. Fortunato Zinni, oggi 79enne, è stato ospite per due giorni a S. Teresa di Riva su iniziativa dell’associazione “Amici di Onofrio Zappalà”. Nato in provincia di Chieti, all’epoca vicedirettore della succursale della Banca Nazionale dell’Agricoltura di piazza Fontana a Milano, Zinni si salvò dalla bomba perché un minuto prima dell'esplosione un collega lo chiamò allontanandolo dal salone centrale, dove aveva appena chiuso una contrattazione con due agricoltori. A S. Teresa ha incontrato gli studenti dell’Istituto comprensivo e dell’Istituto superiore “Caminiti-Trimarchi” e la cittadinanza al Palazzo della Cultura, affiancato dal presidente e dal vicepresidente dell’associazione“Amici di Onofrio Zappalà”, Antonello D’Arrigo e Natale Caminiti, che hanno voluto fa rivivere un'altra pagina di storia che ci appartiene attraverso la voce di un testimone diretto, autore anche di alcuni pubblicazione su quella vicenda, "Segreto di Stato" e "Nessuno è Stato”. A portare il saluto dell’Amministrazione è intervenuta la presidente del Consiglio comunale, Domenica Sturiale. Una strage rimasta dai contorni misteriosi quella di piazza Fontana e al termine dell'ultimo processo nel 2005 la Cassazione ha affermato che fu realizzata dalla cellula eversiva neofascista di Ordine Nuovo capitanata da Franco Freda e Giovanni Ventura, non più processabili perché assolti con sentenza definitiva nel 1987. “Un’assoluzione da Repubblica delle banane – ha detto Zinni – in quella strage erano coinvolti i Servizi segreti ed è una favoletta dire che lo Stato non c’entra. I veri colpevoli vennero portati all’estero dai Servizi e la Cassazione non poteva dire di non processare gli appartenenti allo Stato, ciò è anticostituzionale e succede solo nelle dittature. “Ma la verità storica – ha rimarcato – non la decidono i giudici ma gli storici”. Zinni ha raccontato la Milano di quegli, le proteste studentesche per ottenere maggiori garanzie al diritto allo studio e la forte reazione che ebbe la città dopo la strage, che in un primo momento venne addebitata agli anarchici. “Cosa commemoriamo il 12 dicembre – ha concluso rivolgendosi alla platea – dei morti per una calamità o le vittime di una strage organizzata con l’aiuto degli apparati dello Stato?”.