Strutture turistiche, a S. Teresa regna il sommerso a discapito degli imprenditori onesti
di Andrea Rifatto | 29/05/2017 | ATTUALITÀ
di Andrea Rifatto | 29/05/2017 | ATTUALITÀ
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Sono in tanti a S. Teresa di Riva a cavalcare l’onda dell’entusiasmo dopo l’ottenimento della Bandiera blu. Tra i primi certamente i gestori delle strutture ricettive presenti nella cittadina jonica, che all’indomani della notizia che il lungomare e la spiaggia hanno ricevuto l’importante riconoscimento internazionale che certifica la qualità del litorale, hanno iniziato ad attivarsi per promuovere le proprie attività in modo da accogliere al meglio i turisti, considerato che si stima un incremento degli arrivi del 25-30% rispetto al passato. Da diversi anni, ormai, a S. Teresa si prova a vivere di turismo, dopo decenni in cui il settore terziario e il commercio in particolare hanno trainato l’economia cittadina, e sono sorti diversi bed and breakfast e altre piccole strutture extralberghiere. Al Comune risultano regolarmente registrate 15 attività: 11 bed and breakfast, un agriturismo, una struttura di turismo rurale con ristorante, un residence e un aparthotel. Ma in realtà sono molte di più le strutture ricettive dove è possibile soggiornare. E tutte sconosciute agli uffici comunali, nonostante la legge preveda l’obbligo di presentare la Segnalazione certificata di inizio attività (Scia) per essere in regola, mentre la maggior parte operano nel settore della sharing economy, ossia unità abitative ammobiliate a uso turistico in condivisione tra titolare e ospite, costituendo una zona grigia che non fa che amplificare il sommerso nel mondo del turismo. Basta fare un giro su portali come Airbnb.com, dove vengono proposte tutte le offerte e le strutture per soggiornare a S. Teresa, per trovarsi davanti a ben 306 possibili scelte tra bed and breakfast, case vacanza, appartamenti e ville, che offrono svariate tipologie di pernottamento per tutte le fasce di prezzo. Numeri che fanno emergere come il 95% delle strutture ricettive siano o non autorizzate o sconosciute agli organi competenti, situazione che danneggia gli imprenditori onesti che hanno affrontato tutta la trafila burocratica prevista, pagano le tasse e rispettano la normativa in materia. Non si tratta, infatti, di attività occasionali ma la maggior parte degli annunci si riferisce ad alloggi disponibili per oltre sei mesi l’anno dove non si condivide l’esperienza con il titolare in quanto si tratta di interi appartamenti in cui non abita nessuno, e dunque sono attività economiche a tutti gli effetti che eludono le norme poste a tutela del cliente, dei lavoratori, della collettività e del mercato. Nei mesi scorsi l’assessore regionale al Turismo, Anthony Barbagallo, ha sollecitato i Comuni a svolgere le verifiche per scovare le strutture ricettive “sommerse” ma a S. Teresa evidentemente non c’è la volontà di controllare questo settore, così come è stato fatto in altri ambiti, nonostante vi siano B&B e case vacanza “in nero” perfino a pochi passi dal municipio. “Ben vengano le strutture extralberghiere ma bisogna regolamentare il mercato – spiega Pierpaolo Biondi, presidente di Federalbeghi Riviera Jonica – e nel caso di S. Teresa, dai dati ricavati sui portali online, è facile stimare la presenza di 600 posti letto non riconosciuti: ciò significa lasciare spazio alla concorrenza sleale e non dare ai turisti le giuste garanzie di sicurezza, igiene e qualità, visto che le strutture non sono controllate”. Novità importanti per il settore turismo, in quanto è proprio attraverso l’utilizzo improprio delle locazioni che il cosiddetto “sommerso turistico” si è diffuso a macchia d’olio, raggiungendo livelli di guardia, si potranno avere dal 1° giugno grazie all’entrata in vigore del decreto legge 50/2017 concernente il regime fiscale delle locazioni brevi: il decreto prevede che i portali e i soggetti che esercitano attività di intermediazione immobiliare trattengano alla fonte una ritenuta del 21% e trasmettano all’Agenzia delle Entrate i dati relativi a tutte le prenotazioni (anche quelle in cui il pagamento non transita per l’intermediario). Un modo quantomeno per assicurare il pagamento delle imposte, sia pur in misura forfettaria, da parte di tutti gli operatori del mercato turistico ricettivo. In Sicilia è inoltre in discussione all’Ars un disegno di legge che mira a regolare i nuovi sistemi abitativi per turisti come Airbnb. Se entrasse in vigore la legge, anche queste alternative agli alberghi tradizionali dovrebbero produrre documentazione congrua, come la Segnalazione certificata di inizio attività, e fornire tutti i dati agli organi competenti. Il nuovo ddl prevede anche le sanzioni amministrative che verranno applicate dai servizi turistici regionali e dai Comuni di competenza in concerto con la Guardia di finanza: da 500 euro a 10mila euro l'ammontare delle sanzioni per il titolare di una struttura ricettiva che non si atterrà alla nuova normativa. Le multe più severe saranno applicate qualora la struttura alberghiera non sia in ordine con i permessi e non abbia inviato la Scia.