Taormina, aggiudicati i lavori per il social housing a Casa Grandmont. C'è chi dice no
di Andrea Rifatto | 01/09/2024 | ATTUALITÀ
di Andrea Rifatto | 01/09/2024 | ATTUALITÀ
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L’edificio è abbandonato e utilizzato come deposito
C’è l’aggiudicatario definitivo per i lavori di riqualificazione edilizia, recupero, ristrutturazione e rifunzionalizzazione di Casa Grandmont, lo storico edificio di Taormina un tempo ospizio e oggi destinato ad ospitare un progetto di social housing innovativo. L’Istituto autonomo Case popolari di Messina, che ha ricevuto un finanziamento da 979mila 421 euro dal Ministero delle Infrastrutture e dei Trasporti, ha affidato le opere all’impresa “Peloritana Appalti” di Barcellona Pozzo di Gotto, per un importo di 594mila 985 euro in virtù del ribasso del 31,5558% sull’importo a base di gara pari a 773mila 697 euro, di cui 566mila 336 euro soggetti a ribasso e 207mila 360 euro per oneri di mano d’opera e sicurezza. Nell’immobile di proprietà del Comune, sito in via Fazello nel centro storico e acquisito nel 1981 tramite donazione vincolata del cav. Carlo Zuccaro, è prevista la realizzazione di sette alloggi sociali per nuclei con reddito medio-alto che non possono accedere agli alloggi popolari e di un centro di aggregazione per anziani per attività di integrazione e socializzazione, grazie ad un accordo siglato negli anni scorsi tra l’Amministrazione comunale e l’Iacp. In città, però, non tutti hanno apprezzato la proposta, manifestando preoccupazioni riguardo alla coerenza con il valore storico e culturale dell'edificio, nonostante l’innegabile valore sociale del progetto. Tra questi adesso anche il gruppo “Progetto Ricostruzione Taormina”. «Il progetto di convertire Casa Grandmont in abitazioni popolari, sebbene innegabilmente lodevole - sostiene il gruppo con il membro Alessio Briguglio - rischia di non rispettare appieno le intenzioni originarie di preservare l'heritage culturale dell’edificio. Pur sostenendo prima l’idea generale e poi il progetto taorminese di social housing, Casa Grandmont rischia di non essere la sede più adatta per lo scopo, soprattutto considerando che l’inserimento prevederebbe solo quattro appartamenti, ininfluenti nell’affrontare incisivamente il tema dello spopolamento del centro storico. L’edificio dovrebbe essere utilizzato come sede museale o contenitore della memoria storica, proprio sulla scorta della potente carica folkloristica della figura di cui la struttura porta il nome - prosegue Briguglio - e potrebbe diventare non solo un centro culturale, ma anche comunitario, offrendo spazi in cui poter valorizzare l’arte dell’uncinetto taorminese, che proprio da Lady Grandmont è stata influenzata». Dunque, secondo “Prt”, spazi per incontri ed espressioni culturali per migliorare la qualità della vita e promuovere una maggiore coesione sociale e culturale, inseriti all’interno della tanto agognata rete museale del futuro, ritenuta ancora del tutto assente dalla programmazione dell’Amministrazione. Per il progetto di social housing, invece, Briguglio suggerisce di destinare parte dell’ex scuola “Vittorino Da Feltre”: «Un luogo che, al contrario di Casa Grandmont, potrebbe adeguatamente ospitare più appartamenti e rispondere meglio alle esigenze abitative rimanendo, allo stesso tempo, in prossimità del centro storico, preservando così il ruolo originario dei luoghi e consentendo di esprimere al meglio le potenzialità degli stessi e le finalità per cui potrebbero essere sfruttati, con un ritrovato e rafforzato connubio fra sociale e cultura, entrambi pilastri imprescindibili di una comunità che possa definirsi tale».