Taormina, doppia condanna del giudice del lavoro per Asm: dovrà risarcire i dipendenti
di Andrea Rifatto | ieri | ATTUALITÀ
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Doppia condanna per l’Azienda servizi municipalizzati di Taormina, che dovrà sborsare 100mila euro circa per risarcire due lavoratori e pagare le spese. Due sentenze della Sezione Lavoro del Tribunale di Messina, infatti, hanno dato ragione ai dipendenti della municipalizzata, entrambi assistiti dall’avvocato Filippo Alessi, che nel 2017 hanno intentato i contenziosi per ottenere un qualifica diversa rispetto quella assegnata. Nel primo caso il lavoratore, assunto nel 2001 come macchinista e divenuto nel 2009 caposervizio, chiedeva il riconoscimento del parametro 210, corrispondente alle mansioni effettivamente disimpegnate nell’azienda e il pagamento delle differenze retributive dovute, in forza delle mansioni superiori ricoperte sin dal 2012, dopo il pensionamento di un collega. L’Asm non ha mai accolto le sue istanze e adesso la giudice Roberta Rando ha dato ragione al lavoratore, rilevando che dalle deposizioni testimoniali acquisite risultava pacifico che il ricorrente sia stato adibito dai suoi superiori gerarchici allo svolgimento delle mansioni di caposervizio parametro 210 in ragione della messa in quiescenza del precedente incaricato e inoltre l’assegnazione alla mansione superiore risulta documentalmente anche dalle due relazioni tecniche, respingendo così la tesi della prescrizione delle somme sostenuta dall’azienda, difesa nei due ricorsi dall’avvocato Giacomo Falcone, riconoscendo il diritto all’inquadramento come caposervizio 210 dal settembre 2012 e condannando la municipalizzata al pagamento di 35mila 490 euro di differenze retributive e 9mila 257 euro di spese di lite. Nel secondo ricorso un altro lavoratore, capo operaio manutenzione dal 2001, nel 2013 è stato assegnato alla manutenzione informatica, nel 2016 retrocesso a capo operaio manutenzione e un mese dopo qualificato come parcheggiatore-cassiere, con il compito di espletare contemporaneamente il servizio di responsabile informatico. All’azienda aveva chiesto il riconoscimento della qualifica di specialista informatico a partire dal marzo 2013 ma è stato costretto a rivolgersi al tribunale: la giudice del lavoro Graziella Bellino, al termine dell’istruttoria con l’audizione di diversi colleghi del dipendente e dall’esame della documentazione ha sancito come sia emerso che dal 2013 il lavoratore abbia svolto attività di capo operaio manutenzione informatica rientrante nel parametro retributivo 188 e dunque ha condannato Asm all’inquadramento nella qualifica di specialista informatico parametro 188 dal 2013 e al pagamento delle differenze retributive dal 2016 al 2024, per un totale 44mila 079 euro, oltre a 6mila 942 euro di spese legali, rigettando la domanda di risarcimento del danno non avendo il ricorrente fornito la prova di un danno.