Taormina ricorda Pablo Pino, un monumento della società esempio di altruismo puro
di Redazione | 02/05/2022 | ATTUALITÀ
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La cerimonia in piazza Pablo Pino a Mazzeo
Mentre i bambini della scuola elementare lasciano volare i loro palloncini nel cielo plumbeo di Mazzeo, sull’incerto mare di aprile resta a galleggiare una corona di fiori. Sola. Verso la deriva. Verso quel punto invisibile in cui anche la vita di Pablo Pino e di due ragazzine americane svanì solitaria, senza che i loro corpi riaffiorassero mai dall’abisso. Ma l’esempio di quel ragazzo, allora venticinquenne, sì. Dopo mezzo secolo continua a riemergere dalle onde di Mazzeo e farsi vivo esempio di altruismo puro. Grazie a chi ha voluto fortemente che il gesto di Pablo Pino non svanisca nel mare. Un esempio che venerdì, in piazza Pablo Pino di Mazzeo, è stato rievocato dal giornalista Enrico Scandurra, attraverso la lettura della cronaca di Nicola Francica, pubblicata dalla Gazzetta del Sud il 20 febbraio 1972. Una bimba americana di otto anni, Maria Elisabetta Marqua, si mette a giocare vicino al mare, quel giorno fortissimo. Un’onda la rapisce. La sorella Teresa, 24 anni, infermiera della Marina americana che avrebbe dovuto prendere servizio alla base di Sigonella, cerca di darle aiuto, ma anche lei finisce travolta. Pablo Pino, un giovane di origini italo-venezuelane, da qualche anno a Roccalumera, ragioniere, bagnino con la passione per la musica, assiste alla scena. “Non sapeva la bambina di andare incontro alla morte – scriveva Francica – Pablo Pino, sì. Lui sa che affrontare onde alte cinque metri significa poter morire. E tuttavia non ha esitato”. Si tuffa, non trova più la sorella maggiore, raggiunge la piccola, la afferra. Ma il mare è troppo forte. Ha una seconda possibilità di salvarsi: “Poteva abbandonare la piccola e tornare a riva a forti bracciate, non ha voluto”. La tiene stretta. Unisce il suo destino a quello di una bimba sconosciuta. Chissà cosa le avrà detto in quei minuti terribili, tra la paura incosciente della bimba e quella sua, cosciente. Una lotta durata 45 minuti, poi Pablo e la bambina spariscono tra le acque. Come la corona lasciata venerdì. Come quei palloncini lanciati in aria da bambini che nelle settimane precedenti all’evento sono stati resi consapevoli della storia di Pablo grazie all’impegno da insegnanti e organizzatori. Un’organizzazione coordinata da Giuseppe Lo Turco, delegato della frazione Mazzeo per il Comune di Taormina, intervenuto con il sindaco Mario Bolognari e la presidente del Consiglio comunale Lucia Gaberscek. Con il Comune ha collaborato anche la scuola di Mazzeo, presente con la dirigente Carla Santoro e le insegnanti che in queste settimane hanno parlato ai bambini di Pablo Pino. L’Unione dei Comuni delle Valli Joniche dei Peloritani era rappresentata dal presidente dell’Osservatorio per i Beni culturali, Ninuccia Foti, che ha fortemente caldeggiato l’iniziativa. C’era anche Archeoclub Area Jonica Messina (con il presidente Filippo Brianni e la delegata all’iniziativa, Daniela Fileti), gli assessori Biagio Gugliotta ed Elio Cisca di Roccalumera, la vicepresidente del Consiglio Francesca Gullotta e la consigliera Giusy Risini di Letojanni. Presenti anche rappresentanti delle Forze dell'ordine. “A volte si diventa eroi facendo bene e con responsabilità le cose quotidiane”, ha detto don Francesco Giacobbe durante la messa nella chiesa Santa Maria Goretti, alla quale hanno partecipato Patrizia e Carmelo, sorella e fratello di Pablo Pino, che ha preceduto il corteo fino alla piazza Pablo Pino. Lì ha avuto luogo un breve momento di ricordo, introdotto dal sindaco Bolognari e dalla dirigente Santoro. La figura di Pablo Pino è stata tracciata da una sua compagna di classe, Adriana Tripolitano, conosciuta nel comprensorio per la sua attività di segretario comunale. “Pablo aveva un atteggiamento protettivo, senza volerlo, sentiva di dover spendere per noi, in modo generoso e gratuito, la sua maturità. Era pronto ad avviare conversazioni con i professori; spesso improvvisava arrangiamenti tamburellando con le mani sui banchi e coinvolgeva i compagni e intonando cori. Attorno a lui si formava sempre un gruppo che lo ascoltava e lo seguiva. La sua era una spontanea forma di empatia”. Daniela Fileti ha poi letto una poesia della furcese Annamaria Briguglio, dedicata ad “un eroe del nostro mare, vivo e reale” ha detto Ninuccia Foti. Filippo Brianni, ha evidenziato come spesso ci si occupa “dei monumenti della storia, oggi ci occupiamo di un monumento della società. Che ha caratterizzato anche un pezzo di storia”. Patrizia Pino, visibilmente commossa, ha chiesto che l’esempio del fratello venga ricordato ed ha poi ringraziato gli organizzatori: “Grazie a voi, oggi questo mare io non lo odio più”.