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"Traditi alle spalle con modalità da padrone": la comunità di Bucalo scrive al vescovo
22/01/2018 | ATTUALITÀ
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Dura lettera della comunità parrocchiale Santa Maria del Carmelo di S. Teresa di Riva all'arcivescovo della Diocesi di Messina-Lipari-Santa Lucia del Mela, Giovanni Accolla, (e per conoscenza a tutte le altre autorità ecclesiastiche) dopo la decisione di trasferire a Torregrotta padre Fabrizio Subba, parroco dal 2014 del santuario della patrona di S. Teresa. Ecco il testo. “Eccellenza reverendissima, l'annuncio del cambiamento del nostro parroco della chiesa-santuario Madonna del Carmelo, patrona di Santa Teresa di Riva, domenica 21 gennaio, in occasione della solennità per la dedicazione e la consacrazione della nostra chiesa, ha trasformato un giorno di festa in lutto. La gioia della famiglia di Dio, riunita per consegnare al pastore non solo l'edificio e l'altare ma il cuore e l'anima dei fedeli da consacrare a Cristo Signore, è diventata tristezza. Tutta la comunità è venuta a conoscenza della notizia del trasferimento imminente durante la sua omelia, prima del rito di consacrazione, omelia che doveva essere del giorno di festa, invece ci è piombata addosso la comunicazione dello spostamento in maniera improvvisa, fredda e calcolata che ha pietrificato l'assemblea, esterrefatta e ferita alle spalle. I presenti, colti alla sprovvista e prostrati, non hanno potuto che versare lacrime e guardarsi smarriti attorno con l'amarezza di chi riceve un atto proditorio da parte del padre che si deve prendere cura, proteggere e sostenere i propri figli. Proprio nel giorno dell'affidamento totale a Dio, attraverso la sua eccelsa mediazione di buon Pastore, abbiamo ricevuto uno strappo lacerante dall'unico corpo della chiesa cattolica da lei rappresentato con una modalità da padrone evidente agli occhi di credenti maturi, che si sono sentiti maltrattati dall'arte manipolatoria ed autoritaria di sua Eccellenza, tendente a bloccare ogni reazione anche emotiva di sofferenza per la perdita del parroco amato. Dall'ambone, luogo santo della parola di Dio, abbiamo ascoltato, invece, parole umane distaccate, di mestiere, a doppio fine, mirate a giustificare una scelta inusitata e inopportuna sul sacerdozio di don Fabrizio e sul valore della nostra parrocchia, con successive motivazioni ingiustificate. É venuto fuori un discorso infelice paragonando la chiesa all'istituzione militare e sono saltati i principi della diaconia della Pastor Bonus, la Costituzione apostolica promulgata da papa Giovanni Paolo II il 28 giugno 1988. Piuttosto sono stati elencati tutti i motivi dell'esercizio del potere per mantenere il dominio sulla diocesi e sottomessi, alla stregua di pedine, i sacerdoti impegnati sul fronte della pastorale quotidiana con la preoccupazione di rispondere ai bisogni dei malati, degli anziani, dei poveri, delle famiglie, del disagio giovanile e di trasformare tali esigenze materiali ed esistenziali in ricerca di Dio e spiritualità”. “’Le belle parole’, purtroppo, hanno suscitato nella comunità un senso di estraneità rispetto ai percorsi di fede e di spiritualità comunionale, sperimentati con l'attività pastorale di don Fabrizio Subba, ed hanno offeso e mortificato, riportando il deserto e l'incertezza, la credibilità di una testimonianza efficace sul nostro territorio che si stava rialzando, in un contesto di missionarietà, seguendo il messaggio di salvezza di Gesù Cristo, con l'aiuto della Madonna e la collaborazione di tutti. Abbiamo voluto esprimere i nostri sentimenti, ammutoliti durante la celebrazione, perché riteniamo che la compassione del nostro sacerdote, la presenza stabile nella parrocchia, la vicinanza e la disponibilità in ogni occasione di debolezza ci hanno messo in condizione di camminare alla luce della parola di Dio, di diventare solidali e compagni di viaggio nell'esperienza della chiesa che non può essere interrotta inaspettatamente. Infatti tanta gente, indifferente, critica e lontana, che si era avvicinata non capisce questo avvicendamento immediato, privo di significato pastorale ad anno già avviato, senza preparazione e consultazione, che determina la mancanza di fiducia nella gerarchia, facendo riprendere le vecchie posizioni nei riguardi della chiesa. La maturità della fede non è di tutti allo steso modo e ci sono sempre diversi stadi di crescita che hanno necessità di attenzione e di accompagnamento particolare. A questo punto la invitiamo a riconsiderare la decisione presa in un'ottica di promozione umana e spirituale, da padre sincero e tenero che non è tenuto a prendere provvedimenti a discapito di qualcuno e a vantaggio di altri, che sa pure tornare indietro mettendosi nelle mani di Dio che opera nella benevolenza e custodisce con tenerezza i propri figli”.