Veri e l'addio a Bartolotta: "La mia politica è diversa, faccio cortesie per avere i voti"
di Andrea Rifatto | oggi | POLITICA
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Veri è consigliere dal 2012 e tra 2016 e 2017 è stato presidente
Poche parole per ufficializzare in aula un divorzio sancito ormai da mesi, con un addio al gruppo di minoranza e il passaggio a consigliere indipendente comunicato in apertura della seduta del Consiglio comunale. L’esponente di opposizione Santino Veri, che siede in aula dal 2012, da lunedì sera non ha più alcuna “casacca”, come avvenne dieci anni fa quando lasciò la minoranza e poi alle elezioni successive venne eletto nella compagine vincente. Lo abbiamo raggiunto dopo il suo consueto “passaggio” in municipio, dove è solito svolgere il suo mandato a stretto contatto con l’Ufficio tecnico. Consigliere Veri, due abbandoni in dieci anni: lei in minoranza non riesce proprio a starci? E questa volta, invece, cosa è successo? Pensa che il suo addio potrebbe essere visto come un tradimento del mandato elettorale di opposizione e controllo? Nel suo abbandono c’è lo zampino del sindaco? Bartolotta dice che lei è caduto nell’imboscata… Le viene contestato di frequentare le segrete stanze del palazzo per ottenere cortesie per i suoi elettori… Con questo addio pensa già al suo personale futuro politico? Qual è il suo bilancio di questi due anni e mezzo da consigliere di minoranza?
«Beh, nel 2014 lasciai il gruppo perchè non si dialogava e mi veniva detto come votare in aula dieci minuti prima della seduta. Quella minoranza aveva poca voglia di fare politica, io invece sono un appassionato e voglio essere al servizio dei miei concittadini»
«Mi sono state rivolte accuse ingiustificate, a partire dalla famosa esternazione del “salto della quaglia”, e non ho condiviso più un modo di fare opposizione che giudico distruttivo, fatto anche di attacchi personali che non ammetto, oltre a tante altre cose che non ho gradito, così come ho spiegato al capogruppo Nino Bartolotta. La mia idea di politica è diversa, in questo caso quella di un’opposizione costruttiva»
«Questo lo stabiliranno i cittadini alle prossime elezioni: in quell’occasione avranno la possibilità di esprimersi per decidere se li ho traditi o se ho lavorato come ho fatto sempre, ogni giorno, per la mia comunità. Se tradire i cittadini significa lavorare per la comunità, allora li sto tradendo»
«Il sindaco può anche corteggiarmi ma non ha bisogno di me, ha una maggioranza blindata. Nessuna imboscata, è stata una mia decisione presa in autonomia. In ogni caso riesco a scindere i rapporti di amicizia, anche con il sindaco, da quelli politici»
«Perchè non potrei stare in municipio a fare la mia politica? Non ho esponenti politici alle spalle e se non facessi cortesie alla mia comunità, come farei ad ottenere i voti? Non capisco come si possa lavorare senza frequentare il Palazzo. Nella frazione Misserio ci sono tante persone anziane alle quali risolvo quotidianamente piccoli problemi, anche una semplice lampadina che non funziona rende necessaria la mia presenza negli Uffici»
«Penso all’oggi, di certo non ho l’aspirazione, la velleità, la capacità e il consenso di fare il sindaco. Mi piace lavorare per la mia comunità nel ruolo che decideranno i cittadini»
«Abbiamo fatto tante cose positive e anche qualcuna negativa, ma è finita come non mi auguravo. È andata così...»