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"Vi racconto come ho realizzato l'abbazia" - VIDEO
di Gianluca Santisi | 08/06/2014 | ATTUALITÀ
di Gianluca Santisi | 08/06/2014 | ATTUALITÀ
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Santino Scarcella con l'abbazia in miniatura
Trentamila mattoncini realizzati a mano, 900 ore di lavoro. Due dati su tutti che fanno subito comprendere la portata dell'impresa: realizzare in scala 1:25 una fedelissima riproduzione dell'abbazia arabo-normanna dei Santi Pietro e Paolo d'Agrò, monumento di straordinaria bellezza che sorge nel territorio di Casalvecchio Siculo. Il simbolo dell'intera vallata dell'Agrò. A portare a compimento questo autentico gioiello in miniatura è il geometra Santino Scarcella, dipendente della Prefettura di Messina che nel tempo libero ama cimentarsi nel modellismo edile. Il video della miniatura realizzata da Santino Scarcella (riprese di Salvatore Coglitore)
“Ho iniziato circa 10 anni fa – ci racconta - quando mia moglie, sapendo delle mie doti di amante del costruire, mi chiese di costruire un presepe. Le intenzioni erano di realizzarlo in compensato e rifinirlo con malta colorata a base di argilla. Caparbiamente, invece, volli provare a rifinirlo con la pietra e ci riuscii con buoni risultati. Da allora mi sono sbizzarrito con la realizzazione di villette in pietra lavica, pietra locale, pietra bianca di Siracusa”. Due anni fa l'idea di tentare un'impresa che sulla carta sembrava impossibile. “Sì – continua Scarcella - “impossibile” è proprio quello che risposi ad un mio amico, il quale, mentre parlavamo della splendida abbazia arabo-normanna di Casalvecchio, mi propose di realizzarla in miniatura. Ero ben conscio delle difficoltà che sarebbero venute fuori. Poi, quella stessa estate, dopo il grande successo ottenuto dalla mostra dei miei lavori durante la “Notte Bianca” tenutasi a Santa Teresa di Riva e gli incoraggiamenti dell'architetto Salvatore Coglitore, decisi di far sì che quella folle idea si tramutasse in realtà”. Ma c'è anche un aspetto sentimentale che lega il geometra Scarcella all'abbazia. “Doveva essere il luogo in cui io e mia moglie avremmo voluto sposarci - prosegue - ma non ci è stato consentito. Ad ogni modo, mi sono messo al lavoro sapendo che non sarebbe stato per niente facile anche perché non ero in possesso di alcun progetto, tranne che di una pianta ed una sezione trovate per caso su internet. Un altro problema era quello reperire i materiali da utilizzare e soprattutto facilmente lavorabili”. Trovare la pietra lavica è stato facile, così come anche l'ardesia. Le difficoltà maggiori erano altre: come realizzare i mattoni? E dove reperire la pietra bianca? “Per i mattoni mi venne l'idea del das color terracotta, per la pietra bianca invece fu più complicato: l'unica idonea e lavorabile era la pietra di Lecce. Ma non sapevo come fare per averla. Per fortuna, un amico, tornato da una gita in Puglia, mi fece la gradita sorpresa di portarmi la pietra tanto desiderata”.
E così, mattone dopo mattone, l'abbazia in miniatura ha preso forma. Prima i prospetti, poi l'abside, infine le cupole. Con una cura maniacale per i dettagli, fedelmente riprodotti. C'è voluto quasi un anno e mezzo di duro lavoro, dall'ottobre del 2012 al febbraio scorso. “Garantisco che non è stata una passeggiata – commenta davanti al suo capolavoro il geometra Scarcella - e senza la regola delle “4 P”, passione, precisione, pignoleria e pazienza, non avrei raggiunto questo risultato”.
La presentazione ufficiale dell'opera, secondo i programmi, dovrebbe avvenire nel corso dell'estate, ma intanto amici e conoscenti fanno la spola con l'abitazione di Santino Scarcella per ammirarla in anteprima. C'è qualche altra impresa in cantiere? “Per il momento assolutamente no - scherza l'artista - lo shock della fatica è ancora vivo! Poi, se si riaccenderà la scintilla...”.