Lunedì 23 Dicembre 2024
Sentenza ribaltata in appello dopo la condanna. Inattendibili le denunce della donna


Accusato dalla moglie di stalking e maltrattamenti, assolto 40enne di Santa Teresa

di Andrea Rifatto | 29/11/2022 | CRONACA

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In primo grado era arrivata una pesante condanna

In primo grado era arrivata una condanna a 3 anni e 8 mesi di reclusione, con un risarcimento danni da 15mila euro alla parte civile e l’interdizione dai publici uffici per cinque anni, per i reati di maltrattamenti e atti persecutori nei confronti della ex moglie in presenza dei figli piccoli, contestati tra il 2011 e il 2021 per aver picchiato e pedinato con ripetuti appostamenti la donna. Adesso in appello il verdetto è stato ribaltato e l’uomo è stato assolto con la formula piena “perché il fatto non sussiste”. Protagonista un quarantenne di Santa Teresa di Riva, appartenente alle forze armate, pienamente prosciolto dalla Seconda Sezione penale della Corte d'appello del Tribunale di Messina (presidente Bruno Sagone, a latere Maria Teresa Arena e Daria Orlando) dalle accuse di maltrattamenti e atti persecutori così come aveva chiesto anche l’accusa. Il collegio ha valutato le denunce presentate dall’ex moglie come totalmente inattendibili e legate strumentalmente alla separazione burrascosa in corso tra i due ex coniugi, evidenziando come la cornice della vicenda fosse rappresentata da “esasperazione dei rapporti improntati ad una forte conflittualità tra le parti”. Nella sentenza viene evidenziato come sul piano generale “non risulta raggiunta la prova, al di là di ogni ragionevole dubbio, in ordine alla penale responsabilità dell'imputato per i reati a lui ascritti”: in relazione all'accusa di maltrattamenti la Corte d’appello ha evidenziato che “la valutazione negativa in ordine all'attendibilità della persona offesa e del suo narrato esclude la possibilità di ritenere provato, al di là di ogni ragionevole dubbio, l’effettiva verificazione delle condotte maltrattanti, oggetto di imputazione al capo 1 della rubrica, denunciate dalla donna ma rimaste prive di alcun riscontro”, così come per l’accusa di stalking i giudici sono giunti all'analoga tesi dell’insussistenza, dopo aver analizzato i vari episodi denunciati dalla donna, rilevando che “l’intento del... non fosse quello di molestare l'ex moglie quanto quello di raccogliere elementi, quali foto della donna in compagnia di un altro uomo e informazioni in ordine alla sua gestione economica o di sporgere a sua volta denuncia nei confronti della stessa”. 

Insussistenza dei fatti che era stata sostenuta già in primo grado dal difensore dell'uomo, l'avvocato Antonio Bongiorno, che aveva rilevato diverse contraddizioni nella vicenda, come “inattendibilità del narrato della persona offesa”, “sospetta sincronia delle denunce rispetto al procedimento civile”, “tendenza ad ingigantire i fatti fornendo una ricostruzione calunniosa”, effettuando anche una serie di indagini difensive per dimostrare come le accuse originarie fossero “assolutamente infondate e prive di riscontri” e che l’uomo avesse un curriculum cristallino nella forza armata dove presta servizio. Motivazioni di appello ritenute fondate dai giudici, che hanno assolto pienamente il 40enne dopo una condanna grave e infamante in una vicenda che gli è costata anche l’allontanamento dai figli per sette mesi, rilevando “la propensione della… ad enfatizzare i toni e a strumentalizzare il ricorso alle Forze dell’ordine”. La donna era assistita dall'avvocato Pietro Fusca.


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