Venerdì 19 Aprile 2024
Fatale la puntura di una medusa. Il padre è originario del borgo collinare


Bambina italiana muore nelle Filippine: sgomento a S. Teresa e Casalvecchio

di Andrea Rifatto | 03/08/2018 | CRONACA

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La piccola Gaia nelle Filippine

Le ultime foto la mostrano sorridente, con i suoi lunghi capelli neri a incorniciare un visetto vispo, dai connotati orientali, testimoni dell’origine filippina della mamma. Ed è stato proprio in quel paese lontano che si è spento il suo sorriso, colpa di un destino crudele quanto beffardo: morta per colpa di una medusa killer, che l’ha colpita, forse solo sfiorata, mentre raccoglieva conchiglie. È morta così Gaia Trimarchi, bambina di 7 anni, che viveva a Roma con il padre italiano e la madre filippina. La piccola si trovava in gita nell'isola di Sabitang Laya con la madre, uno zio e un cugino e stava raccogliendo conchiglie in un tratto di mare vicino alla spiaggia, quando si è messa a gridare per il dolore dopo essere stata punta da una medusa, non una qualsiasi ma una 'Box Jellyfish', detta anche medusa-vespa, pericolosissima, capace con il suo veleno di essere letale. E così è stato per la piccola Gaia, nuotatrice di talento nel dorso e nella rana, che aveva gareggiato anche a primavera nei campionati regionali per il circolo Fitness Sporting Club 2016 al Portuense. La famiglia di papà Giuseppe è originaria di Casalvecchio Siculo, cittadina da cui il nonno partì molti anni fa per spostarsi prima a Napoli e poi stabilirsi a Roma, dove vive tuttora la nonna paterna. Sia a Casalvecchio che a S. Teresa di Riva, dove risiedono alcuni parenti, la notizia ha lasciato senza parole: “L’ultima volta erano venuti qui in vacanza due anni fa – ricorda Vittorio Ganfi, cugino della famiglia di Gaia che abbiamo sentito nel pomeriggio – e si fermavano a casa mia per trascorrere le ferie. Avevano in programma di tornare in Sicilia quest’anno e sarebbero arrivati probabilmente nel mese di agosto. Ho sentito il padre ed era ovviamente sconvolto non appena ha appreso della tragedia che si è consumata a migliaia di chilometri di distanza”. Tragedia che risale al 26 luglio ma è stata resa nota solo ieri.

La corsa verso l’ospedale è stata inutile, con la mamma Manette disperata che ha raccontato ai media locali quei drammatici momenti: “L'ho sentita urlare di dolore, le ho guardato le mani, i piedi e la punta delle dita che diventavano immediatamente viola. Ho chiesto aiuto al personale della barca su cui eravamo, chiedendo se ci fosse qualche prodotto in grado alleviare il dolore, ma non avevano nulla”, ha aggiunto la donna, non senza lanciare accuse e innescare la polemica non solo sulla mancanza di un kit di pronto soccorso sull'imbarcazione ma anche sul fatto che nessuno li aveva avvertiti sul possibile rischio di incappare in una medusa killer nella zona, visto che qualche giorno prima era già morta un’altra bambina. Momenti concitati, disperati con la corsa verso la terra ferma. Ma il lungo tragitto (ci è voluta oltre mezz'ora per arrivare sulla costa) e la corsa verso un presidio medico sono stati fatali per Gaia, giunta in ospedale dove era già pronto l'antidoto che avrebbe potuto forse salvarla, in fin di vita. “Le sue pupille erano dilatate, i segni vitali erano spariti”, ha riferito uno dei medici, Minerva Aguirre, spiegando che la bambina è stata probabilmente vittima di una gravissima reazione allergica, forse uno shock anafilattico. Gaia adesso è vegliata dai genitori e da altri parenti nella casa di famiglia a Muntinlupa City, nelle Filippine, a qualche centinaia di chilometri da dove è spirata.


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