Bambina picchiata a Furci, condannato il compagno della madre e assolta la maestra
di Andrea Rifatto | 12/12/2021 | CRONACA
di Andrea Rifatto | 12/12/2021 | CRONACA
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Il processo ha riconosciuto colpevole solo l'uomo
Una condanna e un’assoluzione al termine del processo di primo grado sulla vicenda riguardante i maltrattamenti e le botte subite da una bambina di Furci Siculo, che nel 2017 ha portato agli arresti la madre, una 36enne del posto e il suo convivente, un 41enne del Catanese, al termine di un’operazione condotta dai Carabinieri della Compagnia di Taormina e della Stazione di Santa Teresa di Riva. Il giudice monocratico Alessandra Di Fresco ha condannato l’uomo alla pena di due anni e otto mesi di reclusione per il reato di maltrattamenti in famiglia, per aver procurato alla bimba, con condotte violente, lesioni personali come lividi in tutto il corpo, ematoma bilaterale prioritario esteso fino al collo, assenza di capelli e diverse altre ecchimosi; nei confronti della madre si è invece proceduto separatamente. Assolta con la formula “per non aver commesso il fatto” un’insegnante della scuola primaria di Furci, plesso appartenente all’Istituto comprensivo di Roccalumera, che era stata rinviata a giudizio per aver omesso di denunciare, nella qualità di pubblico ufficiale, le lesioni patite da una bambina, alunna della stessa scuola. La piccola, all’epoca dei fatti di appena 6 anni, al suo primo giorno di scuola, secondo l’accusa, si sarebbe presentata in classe con un gravissimo ematoma bilaterale periorbitario, con importante travaso emorragico, esteso fino all’altezza del collo. L’insegnante, assieme ad una collega, vedendola in quelle condizioni, secondo la Procura avrebbe omesso di segnalare il fatto “di cui avevano avuto dirette percezioni nell’esercizio delle loro funzioni, ipotizzando all’evidenza che quelle ecchimosi fossero la conseguenza del reato di lesioni”. Il processo, durato quasi tre anni, ha permesso di accertare invece che le lesioni, subite nell’ambito di una grave clima di violenza domestica, erano state causate da condotte violente ma poste in essere in un momento successivo rispetto a quando la piccola si era recata a scuola, ossia in orario pomeridiano. A giudizio era finita anche un’altra insegnante, deceduta però pochi giorni dopo il provvedimento di rinvio a giudizio. Gli imputati sono stati difesi dagli avvocati Antonino Cacia e Carmelo Moschella, le parti civili dall’avvocato Miasi. “Pur rispettando il ruolo della parte pubblica mi sento di affermare – sottolinea in una nota l’avvocato Nino Cacia – e senza tema di smentita, che il processo a carico delle insegnanti non doveva andare oltre il vaglio del gup. Rimane la profonda amarezza per una vicenda che ha coinvolto una minore in tenera età – oggi collocata presso una famiglia adottiva – e due insegnanti (una delle quali deceduta appena dieci giorni dopo il decreto che dispone il giudizio) la cui correttezza non avrebbe dovuto all’evidenza essere messa in dubbio”.