Sabato 23 Novembre 2024
Eseguita la sentenza di appello del 2020. Il mandante fa ricorso in Cassazione


Bomba al Primigi Store di S. Teresa, pena definitiva e carcere per uno degli attentatori

di Andrea Rifatto | 08/02/2021 | CRONACA

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La vetrina danneggiata dall'esplosione

È divenuta definitiva la pena per Christian Maria Terranova, 30enne di Siracusa, uno dei due attentatori che la sera del 5 febbraio 2018 piazzarono una bomba davanti al negozio di abbigliamento per bambini Primigi Store di Santa Teresa di Riva. Dopo la condanna a quattro anni di reclusione emessa nel febbraio dello scorso anno dalla Corte d’appello di Messina, rispetto ai sei anni inflitti in primo grado con rito abbreviato nel 2019, il giovane è stato quindi condotto oggi nel carcere di Ragusa dai Carabinieri della Compagnia aretusea per scontare gli ultimi due anni in esecuzione del provvedimento del giudice, visto che ha già trascorso i primi 24 mesi di carcerazione ai domiciliari. Terranova ha in curriculum numerosi precedenti per reati in materia di armi e stupefacenti nonché contro la persona e il patrimonio, per alcuni dei quali si trovava attualmente agli arresti domiciliari. In appello l’accusa di devastazione è stata derubricata in danneggiamento aggravato, oltre quella di detenzione e porto di materiale esplosivo in concorso, e dunque era arrivato uno sconto di pena. L’altro arrestato, Giuseppe Forte, 45 anni, cugino di Terranova, accusato di essere il mandante dell’attentato, ha invece deciso di presentare ricorso in Cassazione e dunque la sua condanna non è ancora definitiva. I due sono difesi dagli avvocati Nunzio Rosso, Aldo Valtimora e Antonio Lo Iacono. 

Forte e Terranova erano stati arrestati il 23 ottobre 2018 al culmine delle indagini condotte dai carabinieri della Compagnia di Taormina e della Stazione di Santa Teresa e rinchiusi in carcere in esecuzione di un’ordinanza di custodia cautelare emessa dal Gip per i reati di devastazione, detenzione e porto di materiale esplosivo in concorso tra loro e con una terza persona che non venne identificata. Un provvedimento restrittivo che scaturì da una complessa attività di indagine i cui esiti permisero di comprovare come i due cugini siracusani la sera del 5 febbraio, intorno alle 22.30, fecero esplodere un ordigno rudimentale posto a ridosso della vetrina del Primigi Store, esercizio situato su corso Regina Margherita al centro del paese. L’attività investigativa - attraverso la captazione di intercettazioni telefoniche ed ambientali - consentì di delineare il movente del delitto scaturito dal profondo rancore nutrito dal mandante nei confronti del proprietario dell’esercizio commerciale. La deflagrazione, accompagnata da un assordante boato, oltre a disintegrare la vetrina dell'esercizio, danneggiò due automobili parcheggiate davanti, altre vetrine della zona, interessando anche le facciate dei palazzi circostanti che riportarono evidenti lesioni. Le intercettazioni telefoniche ed ambientali permisero di ricostruire il movente, evidenziando che il mandante del delitto, titolare di negozi Primigi siti in provincia di Catania e Siracusa, covasse del rancore nei confronti del collega di Santa Teresa, che fungeva anche da capo area per la Sicilia e la Calabria nonché dei vertici dell’azienda che gli aveva ridotto le forniture di merce a seguito delle sue insolvenze nei pagamenti delle precedenti forniture e temesse l’espansione commerciale della vittima che, con l’apertura di nuovi punti vendita, si era posto in aperta concorrenza con lui, cercando di estrometterlo dal mercato.

IL VIDEO DELL'ATTENTATO

Più informazioni: bomba primigi store  


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