Sabato 23 Novembre 2024
Indagini della Dia durate due anni. Le accuse sono peculato e falsità ideologica


Bufera sul Consorzio autostrade: sospensioni e sequestri per 12 tra dirigenti e dipendenti

12/04/2017 | CRONACA

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Bufera sul Consorzio per le autostrade siciliane. Dodici tra dirigenti e dipendenti sono finiti in un’indagine della Direzione investigativa antimafia di Messina e del Centro operativo Dia di Catania, che questa mattina hanno notificato la misura cautelare della sospensione dall’esercizio pubblico nei confronti di sei persone, Anna Sidoti (sindaco di Montagnareale, coinvolta per la professione e non il suo ruolo di amministratore pubblico), Antonio Lanteri, Stefano Magnisi, Angelo Puccia, Gaspare Sceusa e Alfonso Schepisi, mentre nei confronti degli altri sei, Carmelo Cigno, il dirigente Letterio Frisone, Carmelo Indaimo, Antonino Francesco Spitaleri, Antonino Liddino e Corrado Magro, è stato disposto il sequestro di beni per un ammontare complessivo di 1 milione di euro. I reati ipotizzati dal Gip, che ha emesso l'ordinanza su richiesta della Procura, sono a vario titolo peculato e falsità ideologica commessa dal pubblico ufficiale in atti pubblici. Nell'inchiesta vi sono complessivamente 57 indagati

Le indagini dell'operazione "Tekno-Incentivi Progettuali" della Dia di Catania, diretta da Renato Panvino, sono durate circa due anni e hanno fatto luce sulla gestione amministrativa del Cas. Al centro vi è la percentuale di circa il 2% che spetta per legge a chi segue appalti pubblici, pagata alla fine dei lavori. Secondo l'accusa molti progetti per cui sarebbero stati incassati i soldi non sarebbero stati conclusi o, addirittura, neppure esistiti. Il danno per il Consorzio in due anni è stato stimato in oltre un milione di euro, e la Dia, in esecuzione del provvedimento del Gip, sta eseguendo, oltre a perquisizioni domiciliari e negli uffici, anche un sequestro beni equivalente per lo stesso importo. Le attività investigative – accertato che il consorzio ha a disposizione ingenti somme di denaro da destinare all’elaborazione ed esecuzione di lavori e progetti sulla rete autostradale di competenza, e che in tale contesto si inseriscono sostanziosi “incentivi” da assegnare a diverse figure professionali previste per la realizzazione delle opere stesse, nonché a propri dipendenti per le proprie competenze tecniche e il ruolo che svolgono quali “struttura di supporto” – hanno permesso di dimostrare come gli incentivi progettuali siano stati ad appannaggio di un circoscritto gruppo di dipendenti, diversificato per mansione e professionalità, prescindendo dall’effettivo contributo dato nell’ambito di ogni gruppo di lavoro, mentre, di volta in volta, venivano inseriti, in un numero minore di incentivi e comunque a rotazione, altri dipendenti, ai quali veniva fatto riconoscere una quota parte di incentivo progettuale al di là delle prestazioni effettivamente rese o necessarie. Le condotte illecite riscontrate sono il frutto di un sistema collaudato di alcuni dirigenti in servizio al Cas che, ricoprendo in taluni casi il ruolo di Rup (Responsabile Unico del Procedimento) hanno strutturato un collaudato sistema di elargizione degli incentivi progettuali ad una ristretta cerchia di dipendenti al fine di garantirsi, nel tempo, lauti guadagni ed altre utilità personali, il tutto attraverso la predisposizione di decreti dirigenziali palesemente falsi, comportando così un considerevole danno economico al Cas.

"É il frutto di un'indagine molto complessa durata due anni sull'amministrazione interna del Consorzio per le autostrade siciliane, coordinata dal procuratore aggiunto di Messina Sebastiano Ardita – ha spiegato il capocentro Dia di Catania, Renato Panvino. L'operazione si è svolta aggiunto in diverse città siciliane, con perquisizioni domiciliari e negli uffici. É la prosecuzione dell'operazione già condotta nel 2015 nei confronti di imprenditori e funzionari del Consorzio per le autostrade siciliane che ha fatto luce sull'affidamento degli appalti a ditte compiacenti con modalità di corruzione".

La dichiarazione del presidente del Cas, Rosario Faraci
"Sono profondamente rammaricato per gli sviluppi della vicenda giudiziaria su fatti risalenti al 2012 e 2013 e manifesto anche a nome della Amministrazione e della Direzione generale la totale fiducia nell’operato della Magistratura. Il Cas procederà, secondo legge, ad adottare ogni conseguente provvedimento, come per legge, nei confronti dei dipendenti in servizio destinatari delle misure interdittive disposte dal magistrato".


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